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Da: Istituto Gramsci Ferrara
4 APRILE ORE 16.30- 19 BIBLIOTECA ARIOSTEA FERRARA
DAL 1969 al 2019: SCUOLA E UNIVERSITA’
IL LINGUAGGIO DELLE RIFORME TAVOLA ROTONDA
Introduce CRISTINA CORAZZARI ASS. P.I. Comune Fe
MAURA FRANCHI, DANIELE CIVOLANI,
DAVIDE PIZZOTTI, MAURO PRESINI
Coordina DANIELA CAPPAGLI
Quest’anno ricorre il 50° l’anniversario della legge Codignola dell’11 dicembre 1969, n. 910 che liberalizzò l’accesso alle facoltà universitarie: fu possibile l’iscrizione a qualsiasi corso con qualsiasi diploma ottenuto dopo un ciclo di studi di cinque anni. La legge nacque sulla scia della lunga ondata di rivendicazioni dei movimenti studenteschi del ’68; fino al ‘69, l’accesso al mondo universitario era permesso esclusivamente agli studenti diplomati al liceo.
Erano questi gli anni del “boom economico” e del “boom demografico” e per effetto della riforma della scuola media unificata e obbligatoria del 1962 si ebbe un numero più elevato di studenti nelle superiori che furono agevolati nell’ingresso all’università. Con la legge del ’62 e quella del ’69 si realizzò così una forte spinta verso una positiva scolarizzazione di massa.
Molte altre leggi seguirono a queste: inizialmente nate per effetto della spinta democratica e progressista della Costituzione della Repubblica, poi in un progressivo decrescere quella spinta sembrò pian piano esaurirsi e oggi i sistemi Scolastico e Universitario appaiono per molti aspetti in grave difficoltà.
Di questi temi si parlerà nella Tavola Rotonda dove ciascuno dei relatori porterà le sue riflessioni e la sua esperienza.
Per il ciclo i ‘Colori della Conoscenza. La lingua e i linguaggi’ a cura dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

LUNEDI 8 APRILE ore 17-19
LABORATORIO DIDATTICO
Istituto di Storia Contemporanea Vicolo Santo Spirito 11 FE
LE PAROLE DELLA STORIA
Conduce DAVIDE PIZZOTTI Insegnante
Introduce DANIELA CAPPAGLI
Per il ciclo i ‘Colori della Conoscenza. La lingua e i linguaggi’a cura dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

VENERDÌ 12 APRILE ore 17-19 BIBLIOTECA ARIOSTEA FERRARA
Conferenza di CLAUDIO CAZZOLA
Introduce DAVIDE NANNI
«È lo stile drammatico dell’anima umana che è in guerra con se stessa; e se la prosa di questi due sommi e così diversi scrittori è barocca, ciò è perché l’anima umana è barocca»: così sentenzia da par suo Concetto Marchesi, a p. 218 della monografia senecana pubblicata in terza edizione nel 1944, legando insieme al filosofo stoico lo storico Tacito, portatori come essi sono di una temperie morale analoga, spia di una indefessa battaglia per la libertà, quella libertas linfa della costituzione repubblicana soffocata dall’affermarsi inesorabile del principatus. Contro codesta sconfitta politica resta la via dell’interiorità, e proprio a Seneca spetta il merito indiscusso di aver diffuso in Roma questo peculiare viatico: Haec libertas eius est, haec evagatio; subducit interim se custodiae in qua tenetur et caelo reficitur («Questa &eg rave; la sua [dell’anima: n.d.r.] libertà, questa è la sua liberazione; essa si emancipa infatti dalla prigione del corpo dentro la quale è rinchiusa, e respira a pieni polmoni nello spazio celeste»: Epistole a Lucilio, 65, 16). E chi corre al soccorso dell’interiorità altri non è che la filosofia.
Per il ciclo “Maestri” a cura dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

LUNEDI 29 APRILE ORE 17-19 BIBLIOTECA ARIOSTEA FERRARA
IL PENSIERO CREATIVO COME NUOVA SFIDA ALLA SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE
CINZIA CARANTONI Wasp Project Management
Introduce DANIELA CAPPAGLI
In una società in cui l’informazione è sempre più bene comune e opensource, la creatività si afferma come linguaggio efficace e processo distintivo nella rielaborazione dei dati. Alla luce di un’interpretazione classica del concetto di creatività vorrei affiancare una riflessione sulla creatività come esigenza attuale sempre più pressante per le nuove tecnologie. Necessitando di rielaborare insiemi di dati quantitativamente vasti di grande varietà e in rapida evoluzione (big data), il settore tecnico-scientifico non può più prescindere da quello umanistico per definire il suo linguaggio.
Per il ciclo i ‘Colori della Conoscenza. La lingua e i linguaggi’a cura dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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