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Sono passate diverse settimane da quando, in prima pagina o in modo meno evidente, tutti i giornali hanno riportato il caso degli operai di GKN Driveline, cioè la vergognosa comunicazione della chiusura dello stabilimento di Campi Bisenzio (FI) ai 422 lavoratori attraverso il messaggio email del 9 luglio scorso. [Vedi qui] la cronaca sul giornale La Nazione di Firenze.
Non sempre però è stata riportata la grande reazione dei lavoratori, non solo degli operai metalmeccanici, ma di tutti i lavoratori coinvolti: le operatrici delle pulizie, gli addetti alla mensa, gli attrezzisti, gli elettricisti, eccetera:  80 persone tutte coinvolte nella chiusura dello stabilimento e oggi impegnate nell’occupazione della fabbrica. Fabbrica che non ha mai smesso di essere “a regime e perfettamente funzionante, pronta per riprendere la produzione in qualsiasi momento”, come riferiscono gli stessi lavoratori occupanti.
Da quel 10 luglio scorso in cui tutti i lavoratori dello stabilimento di Campi Bisenzio hanno deciso di occupare immediatamente la fabbrica senza più abbandonarla, come prima e spontanea reazione alla lettura della mail del padrone, le ragioni e gli obiettivi della lotta sono stati subito chiari: il ritiro dei licenziamenti e necessità d’imporre un cambio di passo nelle scelte della politica aziendale. 

Campi Bisenzio (FI), 28 agosto, 2021: il palco della manifestazione davanti alla fabbrica GKN occupata

La maledetta mail è partita a seguito del provvedimento di sblocco dei licenziamenti approvato con il con Decreto Legge del 30/06/2021 [Qui], dettato dalla linea confindustriale di Bonomi e fatto proprio dal governo Draghi senza colpo ferire, come se fosse inevitabile e necessario, come se fosse terminata l’emergenza pandemica. grazie anche – occorre dirlo – il benestare dei sindacati confederali che in cambio hanno preteso una inutile (e naturalmente inascoltata) “raccomandazione” sull’attivazione di tutti gli ammortizzatori sociali esistenti.
Quando, puntualmente, è arrivata la raffica di licenziamenti, tutti (governo, sindacati confederali, perfino Confindustria) si sono detti sorpresi e indignati (Sic!) per i licenziamenti a sorpresa. Lacrime di coccodrillo? No, non credo che nessuno dei firmatari di quell’accordo scellerato abbia versato una lacrima.
Sui licenziamenti e gli effetti scellerati della globalizzazione liberistica vedi il bellarticolo di Nicola Cavallini, pubblicato qualche giorno fa su questo giornale [Qui]

Intanto la GNK ha fatto subito scuola. In una gara di velocità, impressionante ma prevedibilissima, diverse aziende dislocate nelle diverse aree industriali del Paese, naturalmente più a nord che a sud, senza distinzione di stile, cioè quasi sempre con comunicazioni rigorosamente ‘a distanza: la Henkel a Lomazzo, la Gianetti Ruote a Ceriano Laghetto, la Whirlpool a Napoli, la Shiloh a Verrès, in Valle d’Aosta, eccetera [vedi servizio su Internazionale].
Da subito le manifestazioni di solidarietà con gli occupanti la fabbrica GKN sono state numerose. I primi a farsi avanti sono stati i lavoratori che maggiormente hanno risentito del lockdown per la pandemia, come i lavoratori dello spettacolo, sempre presenti a tutte le iniziative, ma anche i disoccupati, i lavoratori atipici e precari, gli studenti, i cittadini impegnati, i pensionati e gli amministratori pubblici locali. Ognuno ha dato il suo contributo alla riuscita della lotta.
Ma per capire e condividere gli obiettivi concreti e le modalità che stanno caratterizzando tutte le iniziative del Collettivo di Fabbrica della GKN, abbastanza atipiche nel panorama delle lotte sindacali che normalmente vengono messe in atto in casi analoghi, bisogna andare a parlare con loro, con gli occupanti, partecipare ai momenti di lotta e di presidio dello stabilimento, raccoglierne le testimonianze e le preoccupazioni.

festa operaia
Campi Bisenzio (FI), 28 agosto 2021. Il gruppo fiati in azione: quando la lotta diventa una festa

Per questo sabato 28 agosto sono andata con la mia bicicletta alla stazione di Borgo San Lorenzo e con un biglietto treno+bici sono arrivata a Firenze S. Maria Novella. Poi ho proseguito pedalando verso Careggi e da lì tutto a diritto fino a superare il ponte sul torrente Marina  per entrare nel territorio di Campi Bisenzio, in prossimità del Centro Commerciale I Gigli, proprio a fianco dello stabilimento GKN.
Quando sono arrivata davanti alla fabbrica occupata, nel piazzale di via Fratelli Cervi, c’era già moltissima gente e dal palco eretto al centro grazie alla collaborazione volontaria dei lavoratori dello spettacolo. Dario Salvetti introduceva la serata di musica e di lotta animata da 4 gruppi musicali e dalle testimonianze dei lavoratori e delle lavoratrici, dei sindacalisti della RSU della fabbrica e delle realtà solidali, che sono l’altra anima della lotta [Vedi qui],
Poteva essere l’occasione ideale per porre alcune domande ai protagonisti della serata. Il primo con cui ho parlato è Claudio, operaio GKN, che riassume gli antefatti e mi spiega l’origine del motto “insorgiamo” che ha dato significato fin dall’inizio questa lotta. Ecco la storia: nell’agosto 1944, dopo 20 anni di regime, i partigiani si ribellarono all’occupazione fascista di Firenze e liberarono la città chiamando tutti i lavoratori, i cittadini e le cittadine, tutte le forze antifasciste a partecipare attivamente a quella che sarà in seguito ricordata come “la battaglia di Firenze”  a lottare contro il nazifascismo, proprio  al grido: INSORGIAMO!  Oggi, mi dice Claudio, dopo 20 anni di leggi e decreti con cui tutti i governi, indistintamente, non hanno fatto altro che favorire gli interessi e i profitti della grande imprenditoria a scapito dei diritti dei lavoratori che sono andati via via riducendosi progressivamente, abbiamo pensato a quell’antica storia, e come allora i partigiani difesero le fabbriche dalla distruzione nazista, oggi tocca a noi, agli operai, lottare per difendere le fabbriche dall’attacco padronale che le vuole chiudere per delocalizzare.

Claudio spiega come la mossa di Melrose industries PLC, la finanziaria inglese che 3 anni fa ha acquistato la GKN Driveline, sia del tutto speculativa: la produzione di componentistica per auto (il settore di produzione dello stabilimento fiorentino) non è un settore in crisi; ha subito alti e bassi, come tutto il comparto auto, ma a periodi di cassa integrazione hanno fatto seguito periodi di contrattazione per straordinari. GKN Driveline non versa in difficoltà economiche e non ha fatto alcuna segnalazione relativa alla Unità di Crisi del lavoro della Regione Toscana. Anzi, di recente ha acquistato, anche con l’aiuto pubblico, macchinari nuovi e nuovo software, pertanto le prospettive non erano certo quelle di chiudere lo stabilimento.
Quindi, se GKN ha goduto di fondi pubblici, la soluzione del contenzioso non può essere che lo Stato metta a disposizione altro denaro per sostenere i lavoratori che poi diventano disoccupati. L’avviso di chiusura dello stabilimento è arrivato del tutto inaspettato per tutti, la modalità di prendere e scappare in pochissimi giorni testimonia la volontà della proprietà di voler semplicemente delocalizzare la produzione in un altro Paese, magari dell’Est-europeo, dove i vantaggi fiscali, gli stipendi  bassi e le normative che regolano i rapporti di lavoro sono ancora, se possibile, più vantaggiosi per la proprietà, che vedrebbe accrescere i profitti contraendo semplicemente le spese.
Del resto una finanziaria è fatta per garantire profitti sempre più alti agli azionisti e non certo per condurre al meglio gli impianti industriali.  Alla proprietà non importa  se i risultati dello stabilimento di Campi Bisenzio sono stati raggiunti con un sostanzioso contributo pubblico, cioè di tutti, operai compresi, non importa che la chiusura dello fabbrica causerebbe una ferita grave a tutto il tessuto sociale della zona, oltre che al comparto automobilistico italiano.
Chi invece dovrebbe cambiare strada dovrebbe essere il governo e le sue scelte di politica economica. Ma perché questo succeda, cioè che si cambi direzione e si metta al primo posto la difesa dei posti di lavoro e le condizioni di tutti i lavoratori,  la lotta dovrà continuare e diventare sempre più diffusa. Non sarà un percorso facile, qui alla manifestazione ne sono tutti consapevoli. Ma. si sente nell’aria, si legge nella faccia della gente, da qui può davvero incominciare una nuova stagione di lotta.

manifestazione operaia
Campi Bisenzio (FI), 28 agosto 2021. Davanti al palco della manifestazione contro i licenziamenti alla GKN

Ad esempio,  c’è bisogno di una legge  che penalizzi la delocalizzazione, che preveda congrue sanzioni per le aziende che vengono sul territorio, incassano aiuti pubblici e poi scappano, che imponga un giusto preavviso da parte delle imprese quando intendono chiudere. Il Collettivo dei lavoratori GKN sta già lavorando con giuristi ed esperti costituzionalisti ad una proposta in questo senso, “per scrivere una legge con le proprie teste, e non subire una legge sulle proprie teste!”

“Per la prima volta –  racconta Claudio –  non siamo stati noi operai a doverci muovere per andare a Roma a trattare, ma abbiamo chiesto ed ottenuto che fosse il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) a venire qui per seguire la vertenza. Questo è solo un piccolo esempio per far capire cosa intendiamo per il ‘cambiamento di passo’ che pretendiamo dalla politica. Il MISE si è incontrato con l’azienda a Firenze in prefettura una prima volta il 14 luglio, quando abbiamo chiesto il ritiro dei licenziamenti, a cui è seguito un nulla di fatto, e una seconda volta il 5 agosto, quando a seguito di una trattativa lunga ed estenuante GKN ha chiesto alcune ore di riflessione. La riflessione è tuttora in corso. Nel frattempo abbiamo fatto iniziative importanti, come la manifestazione in piazza S.Croce, quella del 14 agosto in piazza della Signoria proseguita con il corteo di 3000 persone sui lungarni; tanti gli incontri e le assemblee per coagulare le realtà vicine e solidali con la nostra lotta. Vogliamo stimolare gli amministratori pubblici a prestare maggiore attenzione  a quello che sta succedendo nel mondo del lavoro in generale, non ci interessa solo il nostro caso ma vogliamo dare voce a tutti i problemi e alle diverse situazioni in giro per l’Italia: durante la pandemia sono stati persi almeno 1.000.000 di posti di lavoro, vogliamo evitare che le aziende prendano e chiudano dall’oggi al domani e lascino per strada i lavoratori. La nostra lotta non vuole rimanere chiusa dentro i cancelli della GKN ma la vogliamo portare dappertutto in Italia e far convergere su di essa tutte le realtà perché la lotta sarà vincente se coinvolgerà tutte e tutti le lavoratrici e i lavoratori.”.

Lasciato Claudio al suo compito di servizio d’ordine della manifestazione, incontro Giovanna, un’amica mugellana, pensionata ex lavoratrice dell’azienda urbana di raccolta rifiuti, anche lei sempre presente alle diverse lotte dei lavoratori e cittadini dell’area metropolitana di Firenze. Condivido con lei l’impressione positiva sull’affluenza di persone di tutte le età alla manifestazione. Ci sono anche le famiglie dei lavoratori e delle lavoratrici al completo dei bambini, che si addormentano appesi al collo dei babbi e delle mamme,  cascati nel sonno nonostante il rumore della folla e la musica ad alto volume, mentre altri, i più grandicelli, ballano e si scatenano seguendo il ritmo dei fiati o della batteria. E’ una serata eccezionale per loro, ma anche per noi che, armati di mascherina, ci aggiriamo tra i banchetti di libri e di gadget partecipando alla festa.
A serata inoltrata, quando, nonostante sia tardi, diverse persone stanno ancora arrivando (in fondo è l’ultimo sabato sera di agosto) mi avvio al parcheggio, per rientrare a casa.

Due giorni dopo la manifestazione, Il 31 agosto, l’incontro per l’avvio della fase amministrativa della procedura di licenziamento collettivo avviata da GKN Driveline, convocato dal Ministero del lavoro, e a cui hanno partecipano l’azienda, Fiom, Fim e Uilm, il MISE e la Regione Toscana, si conclude con un niente di fatto: sindacati e Regione continuano a chiedere il ritiro dei licenziamenti, l’azienda ribadisce la volontà di chiudere lo stabilimento e accusa i sindacati di fare muro. [cronaca del 1 settembre, La Nazione]  
Il tempo stringe, il 22 settembre scadono i 70 giorni previsti per il primo tavolo dove si sta trattando. Dopo, se non verrà decisa una proroga, partiranno le lettere ufficiali di licenziamento.
Gli operai di GKN danno appuntamento a tutti i lavoratori e le lavoratrici per unire le vertenze in atto e proseguire assieme la lotta, perché solo uniti si può cambiare il corso delle cose, il 18 settembre a Firenze per una grande Manifestazione Nazionale.
Cover: Striscione all’ingresso dalle fabbrica occupata GKN, Campi Bisenzio (FI)
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Marina Carli

Nata x sbaglio a Ferrara, migrata in Toscana per studiare vi è rimasta per amore degli ulivi e delle viti, a cui ha dedicato gran parte della sua vita di studentessa e di agronoma, promuoverndone la cura attraverso tecniche agricole migliorative di agricoltura biologica, ed imparando ad apprezzarne i prodotti nei panel di assaggio. Hobbies: appassionata di cicloturismo. Politicamente: impegnata nel movimento femminista, nel movimento No Tav, nel Consumo critico e nel volontariato a favore delle persone migranti. Ma la vera aspirazione della sua vita è’ fare la contadina… e prima o poi ci riuscirà!

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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