Skip to main content

Mafia capitale come modello della criminalità organizzata del futuro. È la ‘profezia’ di Enzo Ciconte, fra i massimi esperti in Italia della storia e delle dinamiche delle associazioni mafiose e consulente della commissione parlamentare antimafia: “Mi auguro che quello che sto per dire non si avveri, ma temo che il modello romano di condizionamento possa rappresentare il modello futuro di mafia, che si ripulisce delle attività più violente e del traffico di droga ed entra tramite la corruzione nel mondo della politica e dell’economia”. Ciconte lo afferma di fronte al pubblico che sabato pomeriggio ha affollato il cortile del Castello per la presentazione del terzo volume di “Atlante delle mafie. Storia, economia, società, cultura”, da lui curato insieme a Francesco Forgione e Isaia Sales ed edito da Rubbettino.
Appena prima ha definito l’organizzazione romana come “un’escrescenza criminale nuova e originale, che ha avuto la capacità di stabilire legami corruttivi con la politica e l’economia al punto di arrivare alla configurazione del 416 bis”, cioè l’associazione mafiosa. E anche l’inchiesta Aemilia sulla presenza mafiosa nella nostra regione (la cui prima udienza preliminare è prevista per il 28 ottobre in uno dei padiglioni della Fiera di Bologna, ndr) ha evidenziato fenomeni corruttivi che hanno portato a condizionamenti e distorsioni nel sistema economico legale. Ciconte però è ottimista: “In Emilia Romagna ci sono le forze e le capacità per una nuova liberazione dalla mafia” che minaccia “il vostro modello di comunità per come lo avete conosciuto negli ultimi cinquant’anni”.

Nel nuovo “Atlante delle mafie” si parla dei rapporti tra mafie ed economia, tra mafie e finanza, perché “il denaro che proviene dalla droga non ha più l’etichetta e si confonde con quello dell’evasione”, ha sottolineato Ettore Squillace Greco della Dda di Firenze, fra gli ospiti della presentazione. Secondo il magistrato questi sono i maggiori cambiamenti degli ultimi anni: la capacità delle mafie di infiltrare la finanza e la loro internazionalizzazione. Ecco perché l’Atlante allarga l’orizzonte al di là dell’Oceano, guardando a Brasile, Messico, America Latina.
Ma parla anche di “cosa è successo a Cosa Nostra dopo la cattura di Riina, ma soprattuto dopo l’arresto di Provenzano”, e di come negli ultimi anni il ruolo dominante sia stato assunto dalla ‘ndrangheta. Due sono i motivi per cui è accaduto, secondo Ciconte: il primo è che “è riuscita a diventare la regina del narcotraffico, in particolare della cocaina”, il secondo è che “è sempre stata un’organizzazione mafiosa sottovalutata e poco conosciuta”.

Le ultime battute dell’incontro sono state dedicate alla necessità di una “nuova religione civile basata sull’etica della responsabilità” dopo la crisi morale e culturale degli ultimi anni.
“Le mafie sono violenza e relazione, non hanno colore politico. I partiti sono autobus sui quali le mafie salgono per arrivare da qualche parte. Noi cittadini dobbiamo saper distinguere fra chi è disposto a fare da bus e chi no, perché in fondo la classe politica è una nostra espressione” ha detto Squillace Greco. “Non le si può considerare solo un problema criminale” e “non ci si può affidare solo ai magistrati”, ha aggiunto Ciconte: “c’è bisogno dell’impegno di tutti”.

tag:

Federica Pezzoli


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it