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immagine_il-favoloso-mondo-di-amelie_16195Siete per la strada, camminate spensierati, guardandovi intorno incuriositi, le luci per la strada che brillano e riflettono i colori dorati di un Natale che arriva. Cercate qualche regalo, forse, idee d’amore, andate in libreria a trovare una lettura per il weekend che arriva, dopo aver mangiato qualche caldarrosta presa dal baracchino di turno. Pregustate solo il momento di arrivare a casa con una libro avvincente e avvolgente che vi terrà incollati al divano davanti a un camino caldo. Non pensate a nulla, non fate caso a cosa vi circonda. Avete fretta. Come sempre, come spesso. Ci siete solo voi e la vostra corsa. Ma non è così. Avete mai pensato che, in quelle poche ore, per strada avete sfiorato la vita di centinaia di persone? Che ognuna di loro ha una sua storia, chi facile chi difficile, chi complicata chi semplice, chi di gioia chi di sofferenza?
Forse non lo sapete, ma il venditore delle vostre caldarroste era arrivato dalla Tunisia in cerca di lavoro, lo spazzino che ha raccolto la carta della caramella che un bambino poco educato ha fatto cadere resterà senza lavoro a fine mese, il commesso della vostra libreria ha appena vinto la sua battaglia contro il cancro, il farmacista che vi ha venduto l’analgesico per l’emicrania ha una figlia medico in missione umanitaria in Uganda. L’aspetta, impaziente, per Natale, per poterla abbracciare dopo tanti mesi di lontananza. E poi c’e’ il giovane panettiere che ha appena perso il suo vecchio e affezionato cane, la cioccolataia che ha partorito da un mese, il poliziotto che ha visto cadere il suo migliore amico, la fiorista che vuole chiudere in fretta il negozio del centro perché vuole scappare a casa dalla sua nonna. Il giornalaio ha dimenticato di comprare il pane (sua moglie si arrabbierà, e’ sabato e rischiano di passare la domenica senza le saporite e fragranti coppiette), il nipote aspetta la zia che rientra da lontano (baci e regali per lui non mancano mai).
Una ragazza in bicicletta ha passato l’esame di filosofia questa mattina, un bel trenta e lode, un’altra si è laureata ieri e teme ora per il suo incerto futuro. Un nonno zoppicante passa davanti a un monumento ai caduti e gli scende una lacrima: ricorda la guerra, quella dove ha perso l’uso della sua gamba una volta atletica, agile, scattante e muscolosa. Ci sono poi due suore che commentano i presepi che scompaiono dalla scuole, due fidanzati che pianificano il loro matrimonio di maggio, due amiche che parlano del balletto visto la sera prima. Un giovane dai lunghi capelli ricci ha appena perso la sua chitarra, gli è stata rubata, terribile cosa visto che era il suo unico strumento di lavoro. Una donna aspetta una telefonata che non arriva, quello dei referti di alcuni esami al seno, un’altra attende semplicemente quella del fidanzato che arriva per il fine settimana. Il treno e’ in ritardo. Chi nasce e chi muore, chi soffre e chi gioisce, chi aspetta e chi arriva, chi va e chi viene, chi ride e chi piange. Vi siete mai domandati quante vite vi scorrono di fianco semplicemente mentre voi passeggiate alla ricerca di un regalo? Io si’, spesso, lo ammetto, e per questo sorrido. Quasi sempre. O almeno ci provo. Ciascuno di noi ha un segreto, ciascuno di noi ha una speranza, un sogno o una paura e ignora cosa succede all’altro. Spesso un sorriso o un gesto gentile alleviano la sofferenza di chi non dice nulla, di chi guarda e non comunica, di chi attende, di chi ci passa accanto con la sua storia. E se qualcuno sorride, guardatelo comunque negli occhi. A volte quelli parlano meglio e dicono qualcosa di diverso. Siate gentili, a caso. A casaccio. Fa bene al cuore, credetemi.

Cuore-Semplice-3Mente pensavo tutto questo, ho visto una bellissima storia che sembrava sentire tutti questi miei pensieri… Guardatela e capirete… [clic qua]   

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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