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Convegno on line per le quinte classi dell’Istituto cittadino per i 105 anni dalla nascita del compianto scrittore (giovedì 4 marzo, ore 11,00-13,00):

L’Einaudi celebra Giorgio Bassani

All’evento, per il ciclo ApertaMente, partecipano Paola Bassani, presidente della Fondazione e figlia dell’intellettuale, la storica Antonella Guarnieri e la studiosa Fabiana Garofalo.

Avrebbe compiuto 105 anni Giorgio Bassani il prossimo 4 marzo; per celebrarne la memoria, in collaborazione con la Fondazione Bassani, l’Istituto di Istruzione superiore Luigi Einaudi ha organizzato un incontro a distanza per gli studenti delle quinte classi, a cui parteciperanno Paola Bassani, figlia dello scrittore e presidente della Fondazione, la storica Antonella Guarnieri e la studiosa Fabiana Garofalo.
L’omaggio, volto a illuminare l’uomo e la sua alta attività civile e culturale, dopo il saluto della dirigente scolastica dott.ssa Marianna Fornasiero vedrà in successione appunto tre interventi; dapprima gli allievi ascolteranno la testimonianza di Paola Bassani, che è sempre stata intensa e profonda ogniqualvolta Paola, presidente della Fondazione e storica dell’arte, è stata invitata a tracciare un profilo umano del padre e della sua straordinaria sensibilità ad ampio spettro: Giorgio Bassani, si ricordi, non è stato solo un magnifico poeta, narratore e saggista, ma a Roma nel 1955 fu tra i fondatori dell’associazione ambientalista Italia nostra, di cui è stato presidente dal 1965 al 1980; il secondo intervento, della storica Antonella Guarnieri, aiuterà la comprensione del contesto in cui si formò Giorgio Bassani, e renderà omaggio al suo antifascismo: Antonella Guarnieri svilupperà appunto il tema “Bassani tra fascismo e antifascismo”; a concludere il convegno sarà Fabiana Garofalo, studiosa dell’opera letteraria di Bassani e dottoranda presso l’Università degli Studi della Campania, che nell’intervento “Una storia di famiglia, ‘La passeggiata prima di cena’”, dopo avere tracciato una sintetica panoramica dell’attività narrativa di Bassani, si soffermerà in particolare sul racconto citato, che lo scrittore pubblicò una prima volta su rivista nel 1945 poi, dopo varie elaborazioni, nel 1953, facendolo infine confluire, nel 1956, nella prima edizione delle “Cinque storie ferraresi”: un racconto paradigmatico, attraverso le sue variazioni tra un’edizione e l’altra, della conquista della maturazione letteraria di Bassani.

Il convegno, che si svolge nell’ambito degli incontri di ApertaMente, sarà coordinato da Oscar Ghesini, docente di Italiano e Storia dell’Istituto Einaudi. Doveva tenersi lo scorso anno, ma fu impedito dalle severe implicazioni del Covid, che poco prima aveva cominciato a mordere il nostro Paese: la riproposizione dell’evento bassaniano si carica perciò anche del valore simbolico di un’auspicata rinascita post-pandemica.

In Copertina: Paola Bassani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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