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da: organizzatori

Il diploma conseguito dai restauratori dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro e dall’Opificio delle Pietre Dure non è più equipollente a quello di Laurea Magistrale in Restauro attualmente rilasciato dalle Università. Italia Nostra e Ora (Organizzazione Alta Formazione) si mobilitano lanciando un appello contro questa decisione del Governo (Ministero dei Beni Culturali e Ministero dell’Università), che stravolge l’attuale impianto normativo definito nel 2004 dal ministro Giuliano Urbani con il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, dequalificando di fatto i prestigiosi istituti di formazione finanziati proprio dallo Stato.

Nel 2004 la legge sulla tutela del patrimonio culturale (il “Codice”) aveva per la prima volta valorizzato la figura professionale del “restauratore di beni culturali”, indicando inoltre la strada per migliorarne la formazione aumentandone il numero.

Punto di riferimento per nuove iniziative di formazione dei restauratori avrebbero dovuto essere, da allora in poi, le scuole statali italiane di restauro (SAF – Scuole di alta formazione), celebri in tutto il mondo: l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, l’Opificio delle Pietre Dure, la Scuola per il Restauro di Ravenna e l’Istituto Centrale per la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario.

Il Codice stabiliva che anche le Università e altre istituzioni accreditate avrebbero dovuto adeguare i loro standard per l’insegnamento del restauro (finalmente reso corso di laurea magistrale a ciclo unico) a quelli delle SAF.

Da allora in poi un’assurda serie di norme ha progressivamente ribaltato la situazione: l’equiparazione del titolo alla laurea magistrale voluta da una legge dello Stato, dopo un’attesa decennale è stata “concessa” solo agli allievi di ultimissima generazione, applicando distortamente una limitazione discriminante. In concessione del titolo, infatti, le celebri SAF del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo hanno dovuto abbandonare i propri alti standard qualitativi, riducendo drasticamente programmi ed ore di insegnamento.

Ora gli ex allievi delle Scuole statali e persino gli attuali docenti che in esse insegnano, dovrebbero essere nuovamente accreditati per continuare a lavorare e a insegnare!

https://www.change.org/p/ora-basta-allarme-per-i-beni-culturali-proteggiamo-i-restauratori-altamente-formati-dariofrance-stegiannini

La petizione rivendica il valore della formazione di alta qualità per la conservazione del patrimonio culturale, tuttora garantita dallo Stato a caro prezzo e che non può oggi venire da un lato sbandierata dal Governo come un’eccellenza indiscutibile e dall’altro misconosciuta sul piano legale.

Al link si può accedere da qualsiasi browser, ma anche dall’home page dei portali web di ORA Organizzazione Restauratori Alta-formazione www.orarestauratorisaf.it e di Italia Nostra onlus www.italianostra.org

Ecco perché Italia Nostra onlus e l’associazione ORA Organizzazione Restauratori Alta-formazione lanciano questa petizione, promossa dalle associazioni RSF-Restauratori Senza Frontiere e Giovanni Secco Suardo e dai primi firmatari: Cristina Acidini, Pio Baldi, Amedeo Bellini, Carlo Bertelli, Evelina Borea, Massimo Bray, Donatella Cavezzali, Marco Ciatti, Gianluigi Colalucci, Antonio Forcellino, Carlo Francini, Maria Carolina Gaetani, Carlo Giantomassi, Fabio Granata, Barbara Jatta, Isabella Lapi Ballerini, Marisa Laurenzi Tabasso, Fabrizio Lemme, Marco Magnifico, Tomaso Montanari, Massimo Montella, Costanza Mora, Alessandra Morelli, Paolo Numerico, Edek Osser, Michela Palazzo, Antonio Paolucci, Antonio Rava, Nathalie Ravanel, Lidia Rissotto, Vittorio Sgarbi, Carla Tomasi, Rosalia Varoli Piazza, Licia Vlad Borrelli, Bruno Zanardi, Donatella Zari, oltre all’on. Serena Pellegrino vicepresidente della VIII Commissione (ambiente, territorio e lavori pubblici) della Camera dei Deputati.

Le richieste dei sottoscrittori della presente petizione indirizzate al Presidente del Consiglio dei Ministri, all Ministro per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo  e al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca sono le seguenti:

  1. di riconoscere il diploma conseguito nelle prestigiose Scuole italiane di restauro statali come equipollente alla laurea magistrale a TUTTI I RESTAURATORI in esse formatisi, in applicazione dell’art.29, comma 9 del “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” (D.lgs 42/2004), superando le eventuali ambiguità presenti nei regolamenti attuativi e quelle derivate dalla legge cosiddetta della “Buona Scuola”, nonché dalla erronea interpretazione delle disposizioni normative in materia;
  2. di collocare i diplomati delle S.A.F. per il restauro di beni culturali nel livello 8 di EQF (inquadramento europeo delle qualificazioni professionali), assicurando adeguato riconoscimento alla loro specialissima formazione teorico-metodologica e tecnico-operativa.
  3. di collocare i medesimi diplomati – contestualmente all’adeguato inquadramento EQF – in un elenco specifico che ricomprenda anche i laureati presso tutte le Istituzioni formative accreditate all’insegnamento del Restauro, denominato “Conservatori e Restauratori di Beni Culturali”, da custodirsi presso il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo o da costituirsi sotto forma di albo, ordine o collegio a salvaguardia dell’alto profilo del Conservatore e Restauratore di Beni Culturali, come GARANZIA PER LA  TUTELA DEL PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO DI PROPRIETÀ DELLO STATO E DI TUTTI GLI ITALIANI.

 

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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