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Da: Organizzatori

Mercoledì 16 ottobre – Teatro Comunale “Claudio Abbado”, ore 20.30 – la stagione 2019/2020 di Ferrara Musica prosegue con uno dei suoi appuntamenti più attesi, che si presenta quasi sold-out: Jordi Savall e la sua orchestra, Les Concert des Nations, saranno impegnati nell’esecuzione della Sinfonia n. 3 “Eroica” e della Sinfonia n. 5 di Ludwig van Beethoven. I due celeberrimi capolavori risuoneranno dalla voce degli strumenti originali, coniugando così la ricerca filologica all’energia infusa dalla passione di una delle personalità musicali più carismatiche della scena internazionale. Da oltre quarant’anni Savall è impegnato a far conoscere meraviglie musicali cadute nell’oscurità dell’indifferenza e dell’oblio. Dedicatosi alla ricerca di queste musiche antiche, il maestro catalano le studia e le interpreta, con la sua viola da gamba o come direttore. Grazie alle sue attività di concertista, insegnante, ricercatore e creatore di nuovi progetti, sia musicali che culturali, è diventato un nome di riferimento nella rinascita della musica storica, fondando, insieme a Montserrat Figueras, i complessi musicali Hespèrion XXI, La Capella Reial de Catalunya e Le Concert des Nations. Ora proprio questa ultima formazione è coinvolta nel progetto pluriennale di esecuzione integrale delle Sinfonie beethoveniane: il maestro catalano infatti ha riunito un’Accademia europea – formata da trentacinque musicisti del suo storico ensemble, integrato da altri sedici giovani musicisti-studenti selezionati – che fra 2020 e 2022 porterà nel mondo l’integrale delle Nove Sinfonie. La Prima, Seconda e Quarta sono già state eseguite in un tour europeo; ora tocca appunto alla Terza e alla Quinta.

«Il suono e l’equilibrio dell’orchestra ai tempi di Beethoven – spiega Savall – erano molto diversi da quelle di un’orchestra moderna. Le potenzialità tecniche e il timbro degli strumenti corrispondeva grosso modo alla lenta ma costante evoluzione dell’orchestra, cominciata con gli ensemble barocchi e culminata nella seconda metà dell’Ottocento in quella forma genericamente riferita al classicismo. Conoscendo le idee beethoveniane in merito alla perfezione e il suo interesse all’innovazione, si potrebbe dedurre che in molti modi egli era impegnato a perseguire un’ideale che oltrepassava le possibilità del proprio tempo».

Biglietti da 9 a 49 euro. Info: www.ferraramusica.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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