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Da: Organizzatori

La cantautrice e compositrice losangelina Julia Holter arriva in Italia a Giugno con il
suo nuovo lavoro “Aviary”. Pubblicato il 26 ottobre via Domino Records, “Aviary” è
il suo album più espansivo, ricco di svolte sorprendenti e arrangiamenti
strumentali affascinanti. I primi brani estratti sono “I Shall Love 2”, dove risuona la
speranza “I am in love… There is nothing else”, e “Words I Heard”.
LUNEDI’ 24 GIUGNO | CORTILE CASTELLO ESTENSE | FERRARA
www.ferrarasottolestelle.it
Biglietto: 20,00 € + d.p.
Prevendite disponibili su www.ticketmaster.it e www.ticketone.it da mercoledì 13 febbraio alle ore 10.00
presenta:
Nata a Milwaukee (WI) nel 1984, Julia Shammas Holter si trasferisce a Los Angeles dove frequenta
l’Alexander Hamilton High School Academy of Music. I suoi studi musicali proseguono
all’Università del Michigan dove si laurea in composizione. Dopo aver assistito a una performance
di musica d’avanguardia di Michael Pisaro decide di studiare con lui e laurearsi alla CalArts.
Nel 2011 debutta, via Leaving Records, con “Tragedy”. Il lavoro è accolto con entusiasmo dalla
critica e viene inserito nella classifica dei migliori album del 2011 di NPR.
Nel 2012 pubblica “Ekstasis”, via RVNG e, nell’Agosto seguente, “Loud City Song”, il primo via
Domino Records. A differenza dei primi due album, registrati principalmente in solo, questo terzo
lavoro vede la partecipazione di un insieme di musicisti.
A tre anni di distanza dall’album acclamato dalla critica “Have You in My Wilderness” del 2015, la
cantautrice losangelina fa ritorno sulla scena musicale con “Aviary”. L’album prende come punto
di partenza una frase tratta da un racconto del 2009 dello scrittore Etel Adnan: “Mi sono trovata
in
una voliera piena di uccelli stridenti”. Sembra una scena presa da un film horror, ma è anche una
buona metafora per la vita nel 2018, con i suoi infiniti scandali politici, i disastri naturali e le voci
che urlano i propri desideri e risentimenti nel vuoto.
L’album è un viaggio epico attraverso ciò che Julia Holter descrive come
“the cacophony of the mind in a melting world.”
“Fra tutte le chiacchiere che viviamo ogni giorno, è difficile trovare delle fondamenta”, ha detto
Holter. “Penso che questo album rifletta quel sentimento di cacofonia e come una persona
risponda a ciò, come uno si comporta, come cerca l’amore o il conforto. Forse è una questione di
ascolto e comprensione di questa apparente pazzia, formando qualcosa al di fuori e
immaginandosi il futuro”.
“In molte canzoni, quando faccio riferimento all’amore, parlo di una ricerca di compassione e
umiltà in un mondo dove sembra che l’empatia venga sempre testata” afferma Holter. Nel caso di
“Aviary”, quella ricerca di dolcezza – che colma il divario – diventa una metafora per il processo
creativo stesso, aprendo un varco attraverso le gerarchie della storia, del linguaggio e delle forme
musicali, offrendo così qualcosa di più fluido, inclusivo e caratteristico.
“Aviary” vede alla produzione esecutiva Cole MGN e a quella artistica Holter e Kenny Gilmore, e
combina i vocalizzi teatrali di Holter, i synth alla Blade Runner, una gamma di archi e percussioni e
il raggio illimitato della sua visione nel corso dei quindici brani. Hanno partecipato alla riuscita
dell’album Corey Fogel (percussioni), Devin Hoff (basso), Dina Maccabee (violino, viola, voce),
Sarah Belle Reid (tromba), Andrew Tholl (violino), and Tashi Wada (synth, cornamusa).

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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