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da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Dopo la presa di posizione da parte di alcuni consiglieri di minoranza al Sindaco Marco Fabbri, preme evidenziare che “il Bilancio di Previsione è il documento programmatico fondamentale per tutti gli Enti Pubblici e, come è avvenuto lo scorso anno, l’Amministrazione Comunale si è impegnata al massimo per sottoporlo all’approvazione del Consiglio Comunale entro i termini previsti per legge, ossia entro il 31 dicembre 2014. Cosa che non avveniva a Comacchio da 10 anni e indice della mancanza di progettualità e programmazione del passato. Va anche detto che il Governo, benché non sia ancora stata approvata la Legge di stabilità, ha comunque già prelevato dalle casse del Comune di Comacchio per il 2014 circa di 11 milioni di euro, a fronte dei quasi 9 milioni prelevati nel 2013 da destinare al Fondo di solidarietà nazionale, a sostegno dei Comuni non virtuosi, ma anche per coprire gli 80 euro che Renzi ha concesso agli italiani, ma che sono stati puntualmente restituiti dai cittadini con la TASI, la TARI e l’IMU, riscossa dai Sindaci in questi giorni, ma incassata in larga parte dallo stesso Governo.
Venerdì sera in Consiglio Comunale sarà sottoposto al voto tale documento , che consentirà al Comune di Comacchio di operare NON in esercizio provvisorio di bilancio, ma a pieno regime. Il rinvio dell’approvazione del bilancio – sottolinea il primo cittadino – graverebbe pesantemente sulle possibilità di investimento dell’ente, costretto diversamente a lavorare in dodicesimi di bilancio e questa non è certo la prospettiva auspicabile per un Comune turistico, che ha ingranato la quarta marcia sulla strada della promo-commercializzazione e dello sviluppo del territorio. Non basta, perchè a fronte dell’ingente prelievo statale, gli sforzi dell’Amministrazione – prosegue il Sindaco- hanno comunque consentito il mantenimento dei servizi essenziali alla persona, senza gravare sulle tariffe, dalle mense, agli asili, ai trasporti etcc..La stessa aliquota IRPEF è stata fissata allo 0,4 per mille ed è tra le più basse in assoluto a livello regionale. ” Il Sindaco entra anche nel merito dell’annunciata ‘defezione’ dal Consiglio Comunale da parte di alcuni consiglieri di minoranza, a causa di altri impegni, precedentemente assunti. “Spiace constatare ancora una volta che l’assenza venga strumentalizzata sui social network e sulla stampa – aggiunge il Sindaco – tirando in ballo l’impossibilità di leggere e verificare la copia del bilancio di previsione, inviata all’esame dei consiglieri comunali, con un anticipo in linea a quello degli altri anni, quando invece in commissione capigruppo gli stessi consiglieri avevano già annunciata l’assenza per altri impegni assunti anche di tipo lavorativo.
Gli stessi consiglieri sanno bene che non regge il confronto con la documentazione della conferenza territoriale socio-sanitaria del 26 giugno 2013, trasmessa agli interessati con un paio giorno di anticipo rispetto alla seduta. Sarebbe invece più opportuno riflettere sulle corpose assenze e le defezioni di parte minoranza alle commissioni consiliari e alle sedute di Consiglio Comunale. La stessa commissione consiliare per discutere l’ordine del giorno del Consiglio Comunale è stata convocata con anticipo ulteriore rispetto ai tre giorni previsti da regolamento.
E’ inconcepibile associare l’assenza dall’aula all’impossibilità di verificare i documenti trasmessi all’attenzione dei consiglieri, quando i criteri di trasmissione sono quelli già adottati in passato e previsti per legge. Si dica piuttosto che hanno preso altri impegni per quella sera e che, stante i tempi ristretti per l’approvazione del bilancio, nemmeno l’ipotesi di poter convocare il consiglio di sabato o domenica è stata presa in considerazione. Il venerdì sera d’altronde è una serata di svago per tutti, ma l’impegno e la responsabilità di governare questa città non si concilia con questa esigenza- conclude il Sindaco -.

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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