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A Roma Termini mi sono imbattuto in una borsa in pelle, gonfia, sicuramente persa o dimenticata.
L’ho aperta per cercare qualcosa che mi consentisse di risalire al suo possessore. Solo carte, tante carte scritte a computer, tra le quali un invito a firma della ministra Azzolina a partecip re alla task force per l’avvio del prossimo anno scolastico.
Qualcuno che conta dunque, ma la solita formula “…La signoria vostra è invitata,,,”, senza altra indicazione, non mi ha permesso di risalire al proprietario. Così, prima di consegnare la borsa all’ufficio oggetti smarriti della stazione, mi sono tolto la curiosità di dare una scorsa a quei fogli. Dal loro contenuto avevano tutta l’aria di progetti top secret, confezionati in qualche stanza ministeriale e al momento lasciati decantare.

Ne riporto alcuni stralci a mio parere molto interessanti.

“Chi ha mai detto che tutti gli insegnanti debbano appartenere al genere umano o anche soltanto essere animati?
È necessario che il governo investa nella produzione di satelliti sempre più numerosi e sofisticati di quelli che abbiamo messo finora in orbita nello spazio. In modo da poter sostituire le onde radio con un sistema di comunicazione assai più capace come il raggio laser a luce visibile. Questo consentirebbe di creare spazio per molte migliaia di canali separati per la voce e per le immagini, così da assegnare ad ogni membro del paese una particolare lunghezza d’onda televisiva.
Ciascuna persona (bambino, adulto, o anziano) dovrà essere dotata della sua propria presa personale, alla quale inserire la sua personale macchina istruttrice. Una macchina assai più versatile e interattiva di quelle finora conosciute, immensamente lontana dalle preistoriche pratiche della DAD, della didattica a distanza, di cui gli eventi eccezionali hanno dimostrato l’importanza. Ma dall’eccezionalità è ora necessario passare all’ordinarietà per non farsi più cogliere impreparati
La prossima generazione sarà partecipe del travolgente impatto del laser nell’area dell’insegnamento. Attualmente il paese si sforza di istruire il più gran numero di studenti possibile. Ma il limitato numero degli insegnanti ha prodotto la scuola di massa, che si è rivelata diseconomica, poco efficace e inefficiente. In tutta la nazione vengono insegnate le stesse cose, nello stesso tempo e più o meno alla stessa maniera. Ma poiché ogni alunno ha interessi e metodi di apprendimento propri, l’esperienza dell’istruzione di massa risulta sgradevole, con il risultato che molti adulti si oppongono all’idea di studiare nella vita postscolastica perché ne hanno avuto abbastanza.
L’apprendimento, invece, potrebbe essere piacevole, persino affascinante e avvincente, se ognuno potesse studiare in maniera specifica qualcosa che lo interessa individualmente, nel momento da lui scelto e alla sua maniera.
I tecnostudenti di domani avranno a disposizione un mezzo bell’e pronto per saziare la loro curiosità. Sapranno già in tenera età come ordinare alla macchina istruttrice di fornire loro elenchi di materiali di ricerca. A mano a mano che il loro interesse verrà destato impareranno di più in meno tempo, e troveranno nuove strade da battere.

L’insegnamento a distanza avrà in aggiunta una forte componente di autoincentivo. La capacità di seguire una propria via personale incoraggerà il tecnostudente ad associare l’apprendimento al piacere e a crescere fino a diventare un tecnoadulto attivo: curioso e pronto ad ampliare il proprio ambiente mentale.
Possiamo ragionevolmente pensare ad una macchina istruttrice abbastanza complessa e flessibile, da essere in grado di modificare il proprio programma sulla base degli input dello studente. In altre parole, lo studente farà domande, risponderà a domande, farà asserzioni, offrirà opinioni, e da tutto questo la macchina sarà in grado di valutare lo studente, in modo tale da poter regolare la velocità e l’intensità del proprio corso d’insegnamento e, cosa ancora più importante, di andare incontro agli interessi mostrati dallo studente.
Per rendere possibile le macchine istruttrici, si deve procedere alla creazione di biblioteche centrali completamente computerizzate. Occorre poi giungere ad accordi con l’Europa e gli altri paesi del mondo per fare in modo che queste biblioteche siano tutte interconnesse, fino a formare una singola biblioteca planetaria. Questo permetterebbe alle nostre macchine istruttrici di essere collegate all’unica biblioteca planetaria, evitando la concorrenza tra macchine istruttrici di paesi diversi.

Naturalmente gli insegnanti umani non verrebbero completamente eliminati. In alcune materie l’interazione umana è essenziale: la ginnastica, la recitazione, le lezioni pubbliche, e così via.
Saranno gli studenti ad essere gli insegnanti delle macchine istruttrici. Uno studente che si applica a settori o attività che lo interessano, finisce inevitabilmente per pensare, fare congetture, osservare, sperimentare e, di tanto in tanto, escogitare qualcosa di proprio che potrebbe non essere noto. Ritrasmetterebbe questa conoscenza alle macchine, che a loro volta la registrerebbero alla biblioteca planetaria, rendendola così disponibile ad altre macchine istruttrici. L’informazione verrebbe reimmessa nel serbatoio centrale, per fungere da nuovo e più elevato punto di partenza per gli altri. Così le macchine istruttrici renderebbero possibile per il nostro paese e per la specie umana la corsa in avanti verso vette e in direzioni che adesso è impossibile prevedere.”

Ora, devo ammettere, mi sorge un dubbio, perché in quella borsa c’erano anche due libri di Isaac Asimov, Future Fantastic e The New Teachers. Non vorrei aver fatto confusione nella lettura delle pagine, sarà per via di questo anomalo anno scolastico.

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Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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