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Da Organizzatori

Mercoledì 24 maggio – ore 20.30, Teatro Comunale di Ferrara “Claudio Abbado”– Ferrara Musica conclude la sua stagione 2016/2017 con uno dei suoi più appuntamenti più importanti: ne è protagonista la Chamber Orchestra of Europe (COE), guidata dal suo primo violino Lorenza Borrani, solista Piotr Anderszewski. pianista polacco-ungherese considerato uno dei più interessanti della sua generazione e universalmente riconosciuto per l’originalità delle sue interpretazioni.
Prima orchestra residente di Ferrara Musica, definita dalla BBC e dal Daily Telegraph come “la migliore orchestra da camera del mondo”, la COE è formata da musicisti provenienti da tutta Europa e si è imposta sulle scene internazionali come uno dei più importanti e versatili ensemble contemporanei. L’orchestra ha mantenuto uno stretto rapporto con Ferrara, dove ritorna regolarmente per periodi di residenza o nell’ambito di prestigiose tournée internazionali.
Nato a Varsavia, Piotr Anderszewski inizia a studiare il pianoforte all’età di sei anni, per poi trasferirsi a Los Angeles, perfezionandosi alla University of Southern California. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi premi internazionali, fra cui il prestigioso “Gilmore Prize” nel 2002. Viene invitato regolarmene a suonare nelle più importanti sale da concerto e con le più prestigiose orchestre, dai Berliner Philharmoniker alla Chicago e alla London Symphony Orchestra, dalla Philadelphia Orchestra alla Royal Concertgebouw Orkest.
Il concerto inizia con il Divertimento per archi di Béla Bartók, composto in tre movimenti nei drammatici giorni dell’agosto 1939, quando già si respirava la catastrofe bellica che stava per abbattersi sull’Europa e sul mondo intero. Il Divertimento venne scritto a Berna, nella residenza di Paul Sacher, committente e direttore della prima esecuzione da parte dell’Orchestra da Camera di Basilea l’11 giugno 1940.
Il programma continua con il Concerto n. 25 in do maggiore K 503 per pianoforte e orchestra di Mozart, scritto nel 1786. Pur mancando dei clarinetti, l’organico è tra i più ricchi per Mozart e infatti la partitura è fra quelle che più mostrano la tendenza sinfonica del suo ultimo periodo. La critica ha spesso ricollegato il 503 alla Sinfonia «Jupiter», non solo per la condivisione della stessa tonalità e per la sua imponenza, ma anche per lo spirito apollineo che lo pervade.
La seconda parte del concerto si apre con “Mládi”, suite per sestetto di fiati del compositore ceco Leoš Janáček, scritto nel 1924 dopo aver assistito a Salisburgo ad un concerto del famoso ensemble parigino Societé moderne des instruments à vent. Il brano è articolato in quattro movimenti, e costanti sono i riferimenti alla musica contadina morava, da cui Janáček attinge come sempre il materiale.
Il programma si conclude con il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Beethoven. Composto nel 1795 e presentato per il suo debutto a Vienna il 2 Aprile 1800, viene catalogato come primo, ma è cronologicamente il secondo. Lavoro di chiara ascendenza mozartiana, dalla musicalità brillante e festosa, presenta un discorso musicale scorrevole, piacevole ed elegante come il pubblico viennese si aspettava, ed è caratterizzato da alcuni tratti stilistici estremamente peculiari, a cominciare dal robusto pianismo che sorregge il tema estroverso dell’Allegro.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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