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Ci sono espressioni che faticano a scomparire. Una di queste continua ad accompagnare la vita degli studenti: è “libro di testo”. Non un “libro” e basta, ma libro “di testo”. Un po’ come dire “libro libro”, quasi il libro per eccellenza, naturalmente dopo il libro del libri, la Bibbia.
C’è però chi ha pensato a un libro di testo per una scuola mondiale che, sventolando la bandiera dell’umanità, insegni a vivere una vita lunga e felice. Si chiama “Humanity”: non propone nozioni, ma itinerari didattici da realizzare in classe, temi di ricerca e di riflessione, indirizzi di siti web da consultare, da cui scaricare materiali o farsi coinvolgere dalle attività suggerite.
L’ha proposto, già diversi anni fa, nel 2007, il pedagogista statunitense Joel Spring, nel suo libro “A new paradigm for global school systems”, mai tradotto nel nostro Paese.
Di qui, a mio avviso, dovrebbero prendere l’avvio i curricoli nostrani di educazione alla cittadinanza attiva. Se non si è formati a una cultura del mondo e di una vita che vale la pena di vivere, perché è quella desiderata, perché merita che tutti si operi affinché essa sia lunga e felice per ciascun essere sulla Terra, tutto il resto perde di significato.
Produzione e consumo non sono il massimo per garantire all’umanità una vita lunga e felice. Ogni giorno pezzi di questo sistema mostrano la loro fragilità e i danni che arrecano alla nostra esistenza. Ciò nonostante le nostre scuole continuano a educare le giovani generazioni in funzione di questo modello economico e sociale, che non ci promette né una vita lunga né una vita felice.
“Humanity” propone agli insegnanti e agli studenti di ogni età di riflettere, lavorando per grandi aree i cui titoli sono di per sé stessi significativi:
1. Il mondo in cui viviamo
2. C’è abbastanza cibo per tutti?
3. Il nostro prossimo
4. Che cosa vogliamo e di che cosa abbiamo bisogno?
5. Diritti umani, tutela della vita e felicità
6. Scegli la tua vita.
Già da come si presenta è chiaro l’obiettivo formativo di “Humanity”: educare le nuove generazioni alla responsabilità che ogni essere umano porta nei confronti della Terra e della vita su di essa, alla responsabilità circa le conseguenze delle nostre scelte e dei nostri comportamenti, a partire da quelli nei confronti dell’ambiente per finire con quelli che riguardano la produzione e i consumi.
Un’educazione alla cittadinanza attiva mondiale, non solo europea o locale, la cui portata appassisce, se per prima non sentiamo la responsabilità di essere cittadini del pianeta.
I percorsi che Spring propone, lasciando poi libertà di adattamento alle singole realtà ed esigenze didattiche, sono olistici e transdisciplinari, rimandano alla ricchezza di materiali offerti dai siti web delle Nazioni Unite sull’ambiente, il cibo, la povertà, i diritti umani.
Nelle nostre scuole l’educazione alla cittadinanza attiva, che ha sostituito la vecchia educazione civica, fatica a trovare una sua collocazione, innanzitutto perché non ha una quantificazione oraria e, da questo punto di vista, è una non-disciplina. Non sarebbe neanche un male, se però vivesse un’effettiva transdisciplinarità, cioè attraversasse e oltrepassasse tutte le discipline, offrendosi come occasione per gli studenti di comprendere la complessità del nostro mondo, restituendo nel contempo quella unitarietà al sapere umano che a scuola si perde nella distribuzione per materie.
Spring con “Humanity” ci riesce e qualcosa di molto simile potrebbe essere realizzato nel nostre scuole a tutti i livelli, l’autonomia conquistata dagli istituti scolastici oggi lo consente. Non solo, quell’ora di attività alternativa all’insegnamento della religione cattolica, che troppo spesso resta vacante, potrebbe prevedere a regime un curricolo come quello che Spring propone con “Humanity”.
Offrire agli studenti conoscenze e capacità per essere cittadini attivi nell’assicurare le condizioni ambientali, economiche e sociali alla base di una esistenza lunga e felice, aiutandoli a comprendere quale vita desiderano vivere e cosa in questo potrà aiutarli.
Il capitolo finale del volume, “Scegli la tua vita”, richiama il concetto di “capacità” di Amartya Sen. Sen definisce l’eguaglianza o l’ineguaglianza sociale a seconda della capacità che le persone hanno di condurre un tipo di vita che valga e abbia ragione di valere. Essere capaci di vivere la vita che si desidera influenza direttamente la nostra sensazione di benessere, mentre l’incapacità a vivere la vita che si è desiderata produce stress, con conseguenze sulla longevità e sulla salute individuale.
Joel Spring dimostra che è possibile un nuovo modello di scuola mondiale, che è possibile una scuola che insegni a vivere a lungo e felici, suggerendo un prototipo di eco-scuola dalla parte dell’uomo e del suo ambiente, dove si apprende a essere cittadini della Terra imparando a difendere e tutelare i diritti della biosfera e dell’umanità intera, per sostenere la felicità e il benessere di ogni persona, dal personale della scuola, agli studenti, alle nostre comunità. Forse di qui potrebbe iniziare la nostra guerra pacifica contro ogni terrore e fanatismo.

La versione italiana di “Humanity” è scaricabile dal blog Istruireilfuturo.

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Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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