Destra e sinistra dovevano pur essere rimpiazzati da qualcosa. Non esistono i vuoti in politica e allora eccovi il governo dell’ossimoro, termine che di questi tempi potrebbe risultare ai più di difficile comprensione, diciamo che è come tenere i piedi in due staffe, tipico della commedia all’italiana.
Poiché la logica è un vecchio arnese delle élite, ecco l’obbligo flessibile, la tassa piatta ma progressiva, l’euro brutto e cattivo ma buono da spendere, la Costituzione fondamentale ma la democrazia parlamentare da archiviare. Ora si aggiunge: scuola inclusiva, ma prima gli italiani.
Incredibili non sono le varie performance dei membri di questo governo, a cui si aggiungono quelle del ministro della pubblica istruzione, da non credere è come abbiamo potuto cadere in una simile condizione.
Così dal governo della “Buona scuola”, siamo traghettati al governo della “scuola cattiva”, della scuola matrigna e discriminatrice.
Il tutto in un paese frastornato, stordito, incapace di pensare e di reagire. Sfiancati dai roboanti proclami dell’armata Brancaleone al governo, impegnata in storiche quanto palingenetiche crociate, mentre ogni giorno che passa provvedono a chiudere le porte di casa e pure le finestre, costringendo il paese a consumare ciò che resta delle scorte in dispensa, in attesa che il vento cambi.
Il futuro è stato sostituito dal ritorno al passato. Questo è il grande, megagalattico ossimoro del governo: il futuro sarà il passato!
Quando si ritiene che è meglio chiudersi in casa propria si finisce per pensare in piccolo, come il piccolo mondo antico, si usa un codice ristretto anziché allargato, tanto tutto resta in famiglia.
È la promessa di una vita trascorsa in serenità tra le quattro pareti domestiche, con il conforto della tradizione, della famiglia e dei figli secondo i progetti che il ministro dell’istruzione Marco Bussetti accarezza per i giovani rigorosamente italiani. Non c’è girare il mondo, viaggiare, farsi una cultura, ma stare a casa tua, a costruire la tua famiglia e “fuori dalle scatole” tutti gli altri.
Si è presi dalla claustrofobia. L’aria resa irrespirabile dai porti chiusi, dai disegni di legge Pillon, dai convegni veronesi del ministro Fontana, ora si appesantisce delle esternazioni del ministro Bussetti. Tutto si tiene. La Polonia pare essere il nostro punto di riferimento. Anche noi riscriveremo i libri di storia e i programmi didattici delle scuole in chiave patriottico-nazionalista.
Del resto riscrivere i libri di storia è una aspirazione, più volte esternata, anche di questo governo.
Mentre la scienza in una catena di collaborazioni mondiali riesce a immortalare il buco nero, noi rischiamo di precipitare nel nostro di buchi neri. Soprattutto quello dei cervelli.
Ormai un’onda lunga affida da tempo la risorsa centrale del paese, l’istruzione, a un susseguirsi di ministri sempre più sconsolanti.
È possibile che il “prima i giovani italiani”, dal sen fuggito al ministro, più che un proclama sovranista sia una necessità per recuperare il gap di ignoranza con gli altri paesi.
Il dato interessante, infatti, è che il grado di istruzione della popolazione immigrata non è troppo diverso rispetto alla popolazione autoctona.
Circa la metà della popolazione straniera tra i 15 e i 64 anni ha una licenza media, il 40,5% un diploma di scuola superiore, il 9,7% una laurea. I dati migliorano per le donne, il 42,1% ha un diploma, contro il 41,5% delle donne italiane. Inoltre, mentre in Italia più alta è la fascia di età, più basso è il titolo di studio, il 12,8% degli immigrati tra i 45 e i 54 anni ha un diploma contro il 12,2 degli italiani, e il 15,3% di chi ha tra i 55 e i 64 anni possiede un diploma di laurea contro l’11,3 degli italiani.
Del resto la politica scolastica con il 4% del Pil fa del nostro paese il fanalino di coda dell’Europa. Ovvio che, anche senza essere dei geni, bastano queste differenze per far comprendere l’abisso di futuro e di qualità scolastica del nostro paese, che avrebbe bisogno di più studio e di più cultura per risollevarsi economicamente e umanamente.
Il volto della scuola sta cambiando e cambierà ulteriormente, il consistente calo demografico, il blocco dell’immigrazione porteranno a liberare risorse da investire e utilizzare in modi nuovi. I bisogni della scuola del paese da tempo sono stati evidenziati da tutti gli indicatori nazionali e internazionali. Ma se mancano la cultura, lo studio, la ricerca, la sperimentazione e le competenze non potremo mai progredire neppure nel rinnovamento del nostro sistema formativo. Ecco perché è ammesso avere un ministro dell’istruzione che è la personificazione di un ossimoro, tanto da non accorgersene neppure e da permettersi di dichiarare “prima i giovani italiani”, un po’ come “i figli della lupa”. Se l’economia è in recessione tecnica, l’istruzione del paese è, oggi, in recessione conclamata.
Giovanni Fioravanti
PAESE REALE
di Piermaria Romani
PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE
Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni
16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”
04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”
14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi
07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia
La nostra Top five
I 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione
1
2
3
4
5
Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli di Periscopio
1
2
3
4
5
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
Periscopio è proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.
Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto.
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante. Buona navigazione a tutti.
Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.
Francesco Monini
direttore responsabile
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it