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Hanno tolto l’assessorato alla Cultura e loro hanno reagito portando in città una serie di eventi culturali. Lo hanno chiamato “Lievito” e come fa la sostanza utilizzata per il pane, l’appuntamento – organizzato dall’associazione “Rinascita civile” – è cresciuto. Come loro, i promotori degli eventi, trasformati in un progetto politico che ha conquistato Latina, la seconda città del Lazio, in nome del “Bene comune”. Latina, un capoluogo di provincia che si porta dietro qualche nostalgico dell’Agro redento dalle paludi (molti i ferraresi che arrivarono a lavorare in cambio dei poderi dell’Opera nazionale combattenti) o del nome originario di Littoria; il peso di essere stato fondato dal Duce e per quanto riguarda la politica due grandi monoliti dal dopoguerra a oggi: prima la Democrazia Cristiana, poi il centro-destra nelle sue varie forme. La Dc fino al 1993, con percentuali “bulgare”, Alleanza nazionale, Forza Italia e le altre realtà di quell’area politica fino a giugno del 2016 con analoghi plebisciti, passando per un paio di commissariamenti causati dalle insanabili fratture – dovute più agli affari, come dimostrano recenti indagini – che a scelte politiche per la città.

LA RIVOLUZIONE
Dal 19 giugno il sindaco è Damiano Coletta, un cardiologo di 56 anni, capace di laurearsi in medicina mentre faceva il calciatore professionista (ha giocato fino alla serie B), uno di quelli che diede vita a “Lievito” nel 2012. Insieme a lui professionisti, imprenditori, docenti universitari, gente passata anche per i partiti ma tenuta all’angolo dalla politica tradizionale, dove continuano a contare le tessere più che le idee. I consensi – quelli che si avevano fino a qualche mese fa – più che la visione di una città. “Latina bene comune” ha ribaltato questi concetti, ha vinto una sfida che sembrava impossibile anche a chi pensava che il sogno potesse realizzarsi, figuriamoci agli osservatori esterni. Invece il sogno è diventato realtà, un’alleanza realmente civica e basata sul rilancio culturale ora guida una città complessa, con un territorio vasto quanto quello di Napoli, il centro storico perla del razionalismo, con le architetture di Oriolo Frezzotti, e i “palazzoni” immaginati negli anni ’80 al di là della Pontina che da Roma conduce fino al mare. Un Lido, quello di Latina, avulso dal resto del tessuto urbano, distante, e i Borghi che continuano a essere una sorta di realtà autonome, con in molti casi usi e tradizioni – spesso anche i dialetti -che provengono dai padri e dai nonni, arrivati per la bonifica. Un capoluogo alle prese con una criminalità autoctona, quella del clan nomade stanziale dei Ciarelli-Di Silvio smascherato da indagini che lambiscono la politica che ha amministrato fino a qualche tempo fa, che si lega spesso agli affari di camorra e ‘ndrangheta per i quali il Tribunale ha riconosciuto specifiche associazioni a delinquere.
In questo quadro, rappresentato inevitabilmente con un “flash”, ha vinto un’alleanza civica. Un’associazione per partire – Latina bene comune – e tre liste: la stessa Latina bene comune, Lbc Giovani e Lbc Latina rinasce. Il giorno nel quale si dovevano raccogliere le firme per presentare le candidature la sede di Corso della Repubblica, in pieno centro, è stata presa d’assalto. Un primo segnale che era possibile raggiungere il sogno, “Cambiare libro” – come hanno ripetuto in una fortunata campagna elettorale.

IL SINDACO
“Abbiamo scelto di andare senza partiti perché sentivamo questa esigenza, nostra e del territorio – spiega Damiano Coletta – si era completamente interrotto il rapporto di fiducia tra cittadino, i partiti per quello che hanno saputo rappresentare qui, la politica e l’amministrazione”.
Come definirebbe questa scelta?
“Di libertà, sin dai primi momenti di questa esperienza e fino all’ultimo abbiamo avvertito la necessità di essere lontani da un modo di fare politica che è stato trasformato, dai partiti, in gestione di altre vicende attraverso la politica”.
I cittadini hanno capito il vostro messaggio e vi hanno premiato, ma al di là della richiesta di cambiamento come siete riusciti a convincerli, secondo lei?
“Tutti i nostri avversari ostentavano una verginità politica che non era tale, anche chi non aveva governato come il Pd, di questo i cittadini si sono resi conto. Lo abbiamo notato nell’accoglienza che ricevevamo, nelle richieste relative al nostro progetto, alle nostre idee, alla nostra storia”.
Partendo dalla cultura, quasi un paradosso in una città dove si è fantasticato di porto, metro leggera e dove l’urbanistica ha spaccato due volte il centro-destra. Ve lo aspettavate?
“Ci credevamo. Quando siamo partiti con Lievito abbiamo dato una risposta alla mancanza di un assessorato alla cultura, abbiamo provato a dare alla città qualcosa che non aveva. Per noi è stata un’occasione di incontro, un modo per rapportarsi e aggregare che è diventato strada facendo un messaggio politico”.
Arrivato forte e chiaro, come quando avete cominciato a denunciare il cosiddetto “Sistema Latina”. Cosa avete trovato?
“Noi lo abbiamo detto in tempi non sospetti, l’operazione Olimpia lo ha confermato, una volta all’intero ti rendi conto di un sistema sfilacciato, i tanti interessi privati che riguardano concessioni, contratti, l’attenzione al particolare e non alla comunità”
E come vi state muovendo?
“Il lavoro più importante è il rapporto con la macchina amministrativa, far capire che va recuperata la dignità del loro compito”
Dopo gli arresti per l’operazione Olimpia una prima risposta l’avete avuta, un’assemblea affollata come mai si era vista prima in Comune. Un bel segnale, no?
“La vicenda ha dato una scossa, è evidente, a chi lavora in Comune ma anche alla città. All’assemblea non abbiamo usato slogan, non siamo andati a pontificare, ma a dire rimbocchiamoci le maniche insieme e ricostruiamo. Ho avvertito da parte dei dipendenti il bisogno di esserci, in quel momento, un’attenzione alla cosa pubblica che prima era indifferenza pericolosa”
Sindaco, non vi aspettavate certo di vincere quando avete iniziato questa avventura. Però vi siete trovati al posto giusto, al momento giusto. Centro-destra spaccato, Grillini che non presentano liste, Pd che alle primarie si è massacrato uscendo a pezzi. Questo lo avete sicuramente analizzato, che dice?
“Sì, onestamente abbiamo avuto una serie di fattori a nostro favore. Prima ancora della campagna elettorale dicevamo se chi ha governato si divide, se i grillini non ci sono, se, se…. Ma sapevamo benissimo che con le ipotesi non vai da nessuna parte. Abbiamo messo in campo un metodo e lavorato bene, mettendoci la faccia di chi non aveva mai avuto a che fare con la politica, riscoprendo la spontaneità, il contatto che la politica aveva perso e che continuerà a esserci”.
In che modo?
“Il primo anno di mandato non lo trascorrerò nel palazzo, ma per strada. Lo sto, lo stiamo facendo con gli assessori e i consiglieri comunali. Abbiamo un territorio vasto, i Borghi che sono una specie di mini città e per i quali immaginiamo una reale integrazione, anche qui una rivoluzione culturale”.
Quando nel ’93 vinse Ajmone Finestra si parlò di “laboratorio del centro-destra”, oggi nascono in provincia realtà locali “Bene comune”, puntate a diventare un modello locale e, perché no, nazionale?
“Piano, piano… Noi dobbiamo pensare al Comune che siamo stati chiamati a governare, con la massima umiltà e mettendoci le nostre capacità. È vero, in provincia abbiamo allacciato diversi rapporti, a livello nazionale qualcuno ha provato a tirarmi per la giacca ma è prematuro. Va fatto un passo alla volta, l’impegno adesso è quello di dare a questa città una buona amministrazione. Abbiamo promesso che cambieremo libro, per farlo servono testa e applicazione totale”.
Dall’ospedale al Comune, com’è cambiata la vita di Damiano Coletta?
“Era già impegnativa, oggi è più stressante, senza dubbio. Ero abituato a gestire le tensioni, ma in ospedale ero padrone del mio destino, in sala operatoria dipendeva da me, qui il discorso è diverso, ci sono innumerevoli fattori e le cose non vanno sempre come vorresti. Ho parlato con sindaci più esperti, mi hanno detto che serve almeno un anno per capire tutti i meccanismi, cercherò di accorciare i tempi. Comunque è totalizzante, con riflessi sulla vita sociale e familiare, ma era inevitabile. Però mi sono dato come regola quella di mantenere degli spazi, lo facevo da medico, prima ancora da calciatore, continuerò ad averli”.
Cultura e legalità sono state e restano la vostra bandiera, come pensate di affermarla?
“Facendo quello che abbiamo detto ai cittadini. Di legalità parlavamo in campagna elettorale, dicevamo che era un’idea da affermare ma venivo criticato perché denunciavo le infiltrazioni criminali. Mi fecero notare che un sindaco non dovrebbe dire certe cose del proprio territorio. I fatti ci hanno dato ragione. Un’amministrazione deve aprire gli occhi e non tenerli chiusi, continueremo ad affermare i nostri principi lavorando”.

IL MOVIMENTO
C’era un’assemblea al giorno durante la campagna elettorale, dopo la vittoria qualcuno si è chiesto “E adesso?”. Il movimento che ha portato all’elezione di Damiano Coletta non si ferma, la sede di Corso della Repubblica continua a essere luogo di confronto e di attività dei gruppi di lavoro. Perché adesso le idee tracciate nel programma devono diventare realtà. Altrimenti il libro non cambierà mai.

 

LINK UTILI

Coletta sindaco
http://www.ilmessaggero.it/latina/latina_al_ballottaggio_la_citta_sceglie_tra_coletta_e_calandrini_segui_la_diretta-1806342.html
http://www.ilmessaggero.it/latina/latina_coletta_sindaco_la_storia_del_medico_ex_calciatore_che_ha_cambiato_la_citta-1807011.html

Operazione Olimpia arresti
http://www.ilmessaggero.it/latina/arresti_comune_latina_di_giorgi_di_rubbo-2079772.html

Operazione Olimpia scarcerati
http://www.ilmessaggero.it/latina/olimpia_tutti_scarcerati_dal_riesame-2109766.html

Operazione Olimpia assemblea con i dipendenti
http://www.ilmessaggero.it/latina/scandalo_in_comune_a_latina_il_sindaco_incontra_i_dipendenti_ora_si_riparte-2082211.html

Latina bene comune
http://www.latinabenecomune.it/

Lievito
http://www.lievito.org/

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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