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Da Ufficio stampa

Cinquanta anni di lavoro incessante , di relazioni quotidiane tra persone trasformatesi, nel tempo, in una specie di famiglia: non sono, certo, un fatto comune. La Mangolini Confezioni srl di Goro festeggia quest’anno, una lunga importante storia imprenditoriale che, di per sé, costituisce un successo, se si pensa al settore nella quale opera, il tessile – abbigliamento, che ha conosciuto, anche negli anni più recenti, una crisi che ne ha ridimensionato pesantemente struttura produttiva e forza lavoro.
E, invece, la ditta, partita dal coraggio di una donna, Follia Bugnoli, con la collaborazione del genero Enzo Mangolini, è ancora lì: una trentina di dipendenti, produzione di elevata qualità, con un proprio apprezzato marchio, “Philo”, esportata in tutta Europa, Russia, Australia, Taiwan, Corea, Giappone. E associata alla Cna, da quando ha aperto i battenti.
Un anniversario felice, festeggiato, nei giorni scorsi, con la consegna di una targa celebrativa dal direttore provinciale della Cna Diego Benatti e dal responsabile della Cna di Codigoro Tiziano Chiarabelli, in occasione di una informale e calorosa visita in azienda. Il riconoscimento è stato anche il modo per dire: per la forza e il valore di un lungo legame associativo e per il contributo rilevante che l’impresa, diretta da Enzo Mangolini, genero della fondatrice, e dal figlio Robert, ha offerto all’economia e all’occupazione, soprattutto femminile, del territorio del Delta.
Capispalla e abiti di grande stile e qualità, interamente made in Italy, dalla ideazione dei campionari, al taglio e alla confezione: tutto creato e realizzato in azienda. La perizia e la sapienza che rendono questi capi fortissimi sul mercato provengono dalle lavoratrici, la maggior parte delle quali – puntualizza, con una certa commozione, Enzo Mangolini –  sono con noi da una vita e che porteremo alla pensione. Di questo fatto, i titolari vanno giustamente orgogliosi.
Nel 1967 fu un atto di grande coraggio, per Follia e la sua famiglia, tentare una impresa, non solo sulla spinta della passione per tutto ciò che riguardava il cucire e il creare, ma anche per il desiderio di costruire qualcosa di migliore per sé e la propria terra, allora molto povera. Uno spirito che si è rivelato invincibile.

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CNA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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