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Importanti reperti in ambra, tra i quali un anello con una scena complessa di eroti (o amorini), esemplare unico al mondo, un balsamario in onice, unico esemplare integro al mondo e degli interessanti pettini d’osso e di avorio, provenienti da una necropoli bizantina. Sono alcuni dei cimeli del Museo civico di Belriguardo. Dopo l’inaugurazione della rinnovata sezione archeologica, alla presenza del ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini (lo scorso 14 marzo), ora un’altra novità per questa bella realtà di Voghiera. Parliamo della partecipazione, con il proprio account Twitter @M_Belriguardo, a #MuseumWeek, un’occasione, per una settimana, dal 23 al 29 Marzo, di far conoscere al vasto pubblico di Twitter la realtà di Belriguardo, sia quella ufficiale sia quella meno conosciuta, da “dietro le quinte”.
Il museo si trova a Voghiera, all’interno della Delizia di Belriguardo, la residenza estiva degli Este. Al piano terra si trovano esposti i reperti delle 67 tombe scavate nella necropoli di Voghenza, mentre, al primo piano, sono esposti i reperti provenienti dal territorio di Voghiera. Il museo nasce dal vecchio ‘antiquarium’ che si trovava a Voghenza, vicino alla zona archeologica e fu poi trasferito, nel 1994, nell’attuale sede che, nel 2001, è diventato Museo civico. Nel torrione sono presenti alcune opere dell’artista locale Giuseppe Virgili (1884-1968), nella sezione arte moderna. Nella Sala della Vigna, l’unico salone affrescato rimasto degli oltre cento che c’erano nel Rinascimento, oltre agli affreschi di Gerolamo da Carpi, Benvenuto Tisi da Garofalo e dei fratelli Dossi, Battista e Dosso, sono esposti i reperti trovati in una fossa di scarico nel primo cortile di Belriguardo  [vedi].

Ma cosa significa per Belriguardo partecipare al #MuseumWeek 2015 dal 23 al 29 marzo 2015? Molto, come si vede anche dalla pagina facebook del museo [vedi]. Durante questo periodo, infatti, le istituzioni culturali e i musei di tutto il mondo sono invitati a celebrare la cultura su Twitter. Promossa da una dozzina di community manager di musei e istituzioni culturali francesi in collaborazione con i team di Twitter, la #MuseumWeek 2014 ha conquistato 630 musei di tutta Europa [vedi]. Per il 2015 ci si è dati un duplice obiettivo: dare un’eco mondiale a questo evento dedicato alla celebrazione dei musei e attirare un numero di visitatori ancora più ampio, in modo ludico e partecipativo. Ecco i principi di questa seconda edizione:

● 7 giorni, 7 temi da condividere con tutti i partecipanti di ogni parte del mondo;
● ogni tema può essere esteso ai campi in cui sono specializzate le istituzioni (arte, scienza, storia);
● nei giorni feriali i vari temi incoraggeranno la comunicazione online, mentre nel week-end si darà maggiore risalto alla partecipazione attiva dei visitatori in loco;
● saranno promosse interazioni fra istituzioni, incluse quelle estere, e con il pubblico in visita.

Nei giorni scorsi si è fattoscoprire al pubblico la vita quotidiana delle istituzioni, il “dietro le quinte” ( #secretsMW); lo si è invitato a condividere i ricordi che hanno della loro visita al museo, ad esempio attraverso un oggetto (foto, magnete, libro, cartolina) o un incontro / momento che hanno lasciato il segno (#souvenirsMW); si è raccontata la storia dell’edificio, dei suoi giardini e dei suoi luoghi emblematici (#architectureMW); si è invitato il pubblico a catturare, intorno a sé, contenuti correlati alle specializzazioni delle istituzioni (#inspirationMW)

Domani, venerdì (#familyMW) si presenta ciò che offre l’istituzione per rendere una visita un’esperienza indimenticabile.

Sabato (#favMW)
S’incoraggiamo i visitatori a condividere, con foto o video, ciò che hanno amato di più del museo.

Domenica (#poseMW)
S’invitano i visitatori a considerare il museo come un set e a mettersi al centro della scena. Pose, selfie, … il pubblico occuperà lo spazio a modo suo.

Per le istituzioni che vogliono iscriversi (Belriguardo lo ha già fatto): andare sul sito del MuseumWeek2015 [vedi] e invitare, perché no, altre istituzioni a seguire il proprio esempio, ritwittando @MuseumWeek. Noi lettori, invece, seguiamo e (ri)twittiamo tutti Belriguardo! Forza!

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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