Skip to main content

Quando vedevo i miei nipotini giocare con i Playmobil, mai mi sarei immaginata che qualcuno li avrebbe avvicinati a quadri famosi. Con piacevole stupore, ho scoperto allora Pierre-Adrien Sollier, un interessante e originale artista francese che vive a Parigi, e che, dal 2011, realizza dei dipinti che riprendono quadri famosi, sostituendo gli oggetti e le figure umane con dei Playmobil, i celebri giocattoli prodotti dall’azienda tedesca Brandstätter. Sollier ha raccontato, in alcune interviste, che ha sempre trovato molto espressivi gli omini dei Playmobil, e che, con i suoi quadri, per i quali usa soprattutto colori acrilici su tela, vuole raccontare l’uomo moderno in maniera divertente e non convenzionale. Eccoci, allora, di fronte ad alcuni dei più grandi capolavori della storia dell’arte riprodotti con questi simpatici e colorati omini. E’ un’iniziativa interessante che potrebbe avvicinare molti bambini all’arte, perché no. Eccone alcuni esempi.

giocando-pittura
‘Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte’, Georges-Pierre Seurat
giocando-pittura
‘Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte’ di Pierre-Adrien Sollier

“La Grande Jatte” è un’opera realizzata tra il 1884 e il 1886 dal pittore francese Georges-Pierre Seurat, tra le più note del movimento pittorico del puntinismo francese. La sua realizzazione fu preceduta, come di consueto nella tradizione puntinista, da una numerosa produzione di studi disegnati o dipinti. Fu acquistato nel 1924 da Frederic Clay Bartlett che lo prestò al The Art Institute di Chicago dove è tuttora esposto. Colorato e allegro.

 

 

giocando-pittura
‘La lattaia’ di Johannes Vermeer
giocando-pittura
‘La lattaia’ di Pierre-Adrien Sollier

“La Lattaia” è un dipinto a olio su tela di Jan Vermeer, databile al 1658-1660 circa e conservato nel Rijksmuseum di Amsterdam. Il dipinto passò per varie collezioni private olandesi, tutte documentate, finché dalla raccolta Six di Amsterdam non fu acquistato dallo Stato nel 1907, arrivando nel museo nel 1908. Delicato.

 

 

 

giocando-pittura
‘La libertà che guida il popolo’, Eugène Delacroix
giocando-pittura
‘La libertà che guida il popolo’, di Pierre-Adrien Sollier

“La Libertà che guida il popolo” è un dipinto di Eugène Delacroix ad olio su tela, realizzato nel 1830 per ricordare la lotta dei parigini contro la politica reazionaria di Carlo X di Francia. Dal dicembre 2012 l’opera era conservata al Museo del Louvre nella sede staccata di Lens; ora si trova nella sede principale, a Parigi. Il personaggio della libertà costituisce il primo tentativo di riprodurre un nudo femminile in abiti contemporanei; fino a allora i nudi erano accettati dal pubblico filtrati attraverso rappresentazioni di carattere mitologico o di storia antica. Delacroix riuscì a superare il problema attribuendo alla fanciulla la funzione della Libertà. Importante.

giocando-pittura
‘La Gioconda’, Leonardo da Vinci
giocando-pittura
‘La Gioconda’, di Pierre-Adrien Sollier

“La Gioconda”, nota anche come Monna Lisa, sfuggente, ironica e sensuale, è un dipinto a olio su tavola di pioppo di Leonardo da Vinci, databile al 1503-1514 circa, e conservata nel Museo del Louvre di Parigi. Opera emblematica ed enigmatica, si tratta sicuramente del ritratto più celebre del mondo, nonché di una delle opere d’arte più note in assoluto, oggetto di infiniti omaggi, ma anche di parodie e sberleffi. Il sorriso impercettibile della Gioconda, col suo alone di mistero, ha ispirato pagine di critica, di letteratura, di studi anche psicanalitici. Misterioso.

giocando-pittura
‘Opere’ di Jean-Michel Basquiat
giocando-pittura
‘Opere’, di Pierre-Adrien Sollier

Jean-Michel Basquiat è stato un writer e pittore statunitense nato e morto a New York rispettivamente nel 1960 e nel 1988. È stato uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano, che è riuscito a portare, insieme a Keith Haring, questo movimento dalle strade metropolitane alle gallerie d’arte. Innovativo.

 

 

 

giocando-pittura
‘La colazione dei canottieri’, Auguste Renoir
giocando-pittura
‘La colazione dei canottieri’, Pierre-Adrien Sollier

“La colazione dei canottieri” è un dipinto a olio su tela realizzato tra il 1880 e il 1882 dal pittore francese Pierre-Auguste Renoir. Fa parte della Phillips Collection di Washington. Il dipinto rappresenta un pranzo al ristorante La Fournaise a Chatou, un tranquillo e verde villaggio sulla Senna, frequentato abitualmente dai canottieri. La scena è ambientata nella veranda del locale, dove quattordici personaggi, tutti amici del pittore (tra cui la futura moglie, Aline Charigot, la donna con il cane), discutono dopo aver mangiato assieme. L’attenzione dell’artista si concentra sui colori, che formano i volumi e la prospettiva. Quadro colorato e allegro. Delizioso.

 

giocando-pittura
Diego Velazquez, ‘Le damigelle d’onore’
giocando-pittura
‘Le damigelle d’onore’, Pierre-Adrien Sollier

“Le damigelle d’onore” è un dipinto a olio su tela realizzato, nel 1656, dallo spagnolo Diego Velázquez e conservato al Museo del Prado di Madrid. In quest’opera è dipinta l’Infanta Margarita, la figlia maggiore della nuova regina, circondata dalle sue dame di corte. Alla sua sinistra compare Doña Maria Augustina de Sarmiento, e alla destra Doña Isabel de Velasco, la sua nana ed il suo mastino, oltre che alcuni altri membri della corte spagnola. Velázquez si trova di fronte al suo cavalletto, attento, vigile, esperto. Storico.

giocando-pittura
‘La persistenza della memoria’, Salvador Dali
giocando-pittura
‘La persistenza della memoria’, Pierre-Adrien Sollier

“La persistenza della memoria” (noto anche come ‘Orologi Molli’) è un dipinto a olio su tela realizzato nel 1931 dallo spagnolo Salvador Dalí. È conservato nel Museum of Modern Art di New York. La cosa che più colpisce l’osservatore guardando quest’opera è l’impianto composito fortemente asimmetrico. Gli elementi del quadro, infatti, sono distribuiti in maniera disorganica nello spazio aperto e si trovano adagiati su di un paesaggio che l’artista decide di ritrarre dall’alto. La luce è frontale e genera ombre profonde sulla superficie degli oggetti. Originale.

'La zattera della medusa', Pierre-Adrien Sollier
‘La zattera della medusa’, Pierre-Adrien Sollier
giocando-pittura
‘La zattera della medusa’, Théodore Géricault

“La zattera della Medusa” è un dipinto a olio su tela di Théodore Géricault, realizzato nel 1818-19 e conservato al Louvre di Parigi. Il dipinto rappresenta un momento degli avvenimenti successivi al naufragio della fregata francese Méduse, avvenuto il 5 luglio 1816 davanti alle coste dell’attuale Mauritania, a causa di negligenze del comandante Hugues Duroy de Chaumareys. Oltre 250 persone si salvarono nelle scialuppe, le rimanenti dovettero essere imbarcate su una zattera di fortuna e di queste solo 13 fecero ritorno a casa. L’evento generò uno scandalo internazionale, provocando la caduta del governo. L’opinione pubblica si schierò anche contro la monarchia francese, in particolare contro il re Luigi XVIII, reo di aver nominato a quell’incarico il capitano. Géricault approfittò della risonanza dell’evento per farsi conoscere. Imponente.

giocando-pittura
‘L’ultima cena’, Leonardo da Vinci
giocando-pittura
‘L’ultima cena’, Pierre-Adrien Sollier

“L’ultima cena” è un dipinto parietale a tempera grassa su intonaco, di Leonardo da Vinci, databile al 1494-1498 e conservato nell’ex-refettorio rinascimentale del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano. Si tratta della più famosa rappresentazione dell’Ultima Cena, capolavoro di Leonardo e del Rinascimento italiano in generale. Commovente.

 

 

giocando-pittura
‘I nottambuli’, Edward Hopper
giocando-pittura
‘I nottambuli’, Pierre-Adrien Sollier

Dipinto nel 1942, nel quadro vi è un bar che si trova a un angolo di una grande città, all’esterno del locale però la città sembra un fantasma, completamente deserta, senza anima viva; tutto si concentra all’interno del bar. Dietro al bancone è presente il barista, unica figura presentata con i colori chiari, che rispecchia la luce elettrica del bar, intento nel suo lavoro. Dall’altra parte del bancone, invece, vi sono un personaggio di spalle e una coppia che guarda il barista. Nessuno parla, ognuno perso all’interno della propria realtà, come se tutto quello che li circondasse non avesse alcuna importanza. Qui emerge il tema vero del quadro: la sensazione di solitudine in una grande città; il sentirsi “vuoto” davanti alla grandezza di una città in continuo fermento, l’essere distaccato da un panorama molto più vasto di quello di una semplice persona. Unico.

Immagini dei Playmobil © pierre-adrien sollier [vedi]

tag:

Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it