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La distanza fra Malfalda, bambina di dieci anni che sta giorno dopo giorno scivolando nel buio, e il ciliegio è fatta di metri e passi che si riducono sempre di più, fino a diventare un grande abbraccio. La distanza tra me e il ciliegio (Rizzoli) di Paola Peretti è stato un caso editoriale, tradotto in diverse lingue e chi lo ha scritto è una giovane donna che si è raccontata con delicatezza, con un sorriso che si coglie anche al telefono.
La vita di Mafalda sta cambiando, attorno a lei il mondo sbiadisce, il grigio subentra ai colori, ma i sensi si fanno più forti, decisivi, una bussola che la orienta nello spazio ma anche verso le persone giuste e verso il ciliegio che, alla fine, sarà la sua grande conquista.
Paola, che cos’è il ciliegio?
“E’ il fine, è il punto al quale tutti arriviamo grazie alle circostanze, anche grazie all’aiuto degli altri, ma soprattutto grazie a noi, alle nostre decisioni, alle scelte che facciamo quando siamo soli”.
Mafalda è una bambina che inizia a sentire più degli altri, riesce a sentire l’odore di quando qualcuno piange, il suo tatto si affina, e il suo terzo occhio, di cui è consapevole, vede oltre tutto. Mafalda arriva ad avere capacità più grandi degli altri, nonostante il buio. E noi?
“Emozioni e sensazioni arrivano a Mafalda e lei, grazie a questi sensi sviluppati, coglie ciò che la circonda, coglie la profondità degli altri. Quanto al terzo occhio, il pubblico che ho incontrato durante le presentazioni, mi ha fatto comprendere che lo abbiamo tutti, e che forse è quella stella un po’ oscurata che non riusciamo vedere o non vogliamo, ma in realtà tutti la portiamo dentro. Si tratta solo di darle voce”.
Mafalda impara l’essenziale, cioè quel nucleo spogliato dell’inutile ma anche ciò di cui non può fare a meno. Cos’è l’essenziale?
“Mafalda è arrivata a una sua risposta, l’essenziale sarà ciò senza il quale non potrà vivere e che dovrà portare con sé, Mafalda ha ben presente cosa sarà”.
Accanto a Mafalda, oltre ai genitori, una figura di aiutante, Estella, che accompagna la bambina verso la conquista del ciliegio, il suo sogno.
“Estella è il mio omaggio a Dickens e a Estella, personaggio del romanzo Grandi speranze, ma è anche un omaggio alle donne della mia famiglia, donne forti che ho avuto accanto. Estella è un mentore, a volte è anche brutale ma essenziale, appunto, per la formazione di Mafalda che deve imparare ad accettare grandi cambiamenti nella sua vita”.
Perché hai scelto di rendere protagonista una bambina?
“Fare parlare e muovere una bambina di dieci anni mi permetteva di utilizzare una voce più leggera, anche se non è stato semplice rimettermi nei panni di una bambina. Ho fatto ricorso all’esperienza che ho avuto come insegnante a bambini stranieri che sono stati una grande risorsa per scrivere questo libro”.
Nel libro arriva un momento magico, quasi fiabesco, una notte in cui Mafalda sperimenta, scappa, cresce. Ma poi arriva l’alba e qualcuno ad abbracciarla.
“Il suo buio è il momento di crisi che arriva nella via di tutti, Mafalda decide di non soccombere e attraversarlo attrezzandosi che con tutte le forze che ha”.

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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