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Ogni tanto colgo l’occasione di fare due chiacchere con chi spende la sua esperienza nella formazione professionale contribuendo ad arricchire questa branca del sapere, importantissima soprattutto in tempi di crisi come questi, che sembra non finiscano mai.
I dati di presenze ai corsi Cfp di Cesta di Copparo (remoto angolo della provincia di Ferrara) sono esaltanti, nell’anno accademico 2012-13 oltre 2.400 allievi di tutte le età, dal primo livello del dopo medie inferiori alle specializzazioni, dagli aggiornamenti aziendali ai cinquantenni in difficoltà, dalle riconversioni per i processi industriali alle nuove discipline e ai nuovi mestieri.
La notorietà del Cfp travalica i confini regionali, è arrivato in Sicilia, in Calabria, in America latina e ci fermiamo qui.
Abbiamo parlato delle strategie dei fondi strutturali di “Europa 2020”, di uno scambio di informazioni e di idee percorribili, di una insopportabile disoccupazione e di come approcciarsi per non stare più seduti nel tunnel, quel tunnel che è stato già più volte richiamato su questa testata e in cui si trova anche e a tutti gli effetti il territorio del ferrarese.
Il presidente della Fondazione San Giuseppe di Cesta mi allunga uno scritto: “lo leggerò sicuramente”, gli dico, “e potrei anche proporlo ai lettori di ferraraitalia.it”-
Ecco dunque il testo, un messaggio che merita di essere divulgato e che in questo “cambia verso” vale la pena di prendere in considerazione.

Formazione professionale: strumento indispensabile per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva del territorio.
La crisi economica e finanziaria in atto nel paese coinvolge pesantemente anche il territorio, pertanto il programma si dovrà caratterizzare per il dinamismo che saprà dimostrare nel mettere al centro la “formazione professionale”, contribuendo a concertare con le istituzioni preposte, strumenti e misure capaci di favorire il rilancio occupazionale e promuovere lo sviluppo del territorio. Lo sviluppo e il consolidamento della formazione professionale assumerà sul territorio quello snodo strategico per porre in sinergia le politiche attive del lavoro e di inclusione sociale con le politiche a sostegno delle imprese e della loro competitività. La grande sfida che abbiamo dinanzi intendiamo affrontarla in partnership con tutte le organizzazione – in primis la Fondazione –  che hanno responsabilità e sono coinvolte in processi di formazione. L’azione di ‘governo’ si caratterizzerà in piena coerenza con la strategia “Europa 2020”, attribuendo attenzione da un lato alle categorie più vulnerabili, i giovani e le donne disoccupate, evitando il depauperamento intellettuale, dall’altro sostenendo il processi di innovazione tecnologica ritenuti indispensabili per la crescita e la competitività delle aziende.

Obiettivi / attività principali del programma:

  • Potenziare gli strumenti di programmazione negoziata (forum) con lo scopo di anticipare i cambiamenti socio-economici, intercettare i bisogni formativo-occupazionali ed individuare misure formative coerenti.
  • Contrastare la dispersione scolastica, garantendo uno spettro di opportunità formative (corsi di formazione professionale, tirocini, percorsi in alternanza scuola-lavoro) finalizzate al successo formativo dei giovani in obbligo scolastico-formativo.
  • Innalzare il livello di qualificazione professionale di quanti (giovani e adulti) sono esclusi dal mondo del lavoro, attraverso percorsi di formazione coerenti con i settori vocazionali del territorio e le esigenze del mondo del lavoro.
  • Promuovere processi di riqualificazione, aggiornamento e specializzazione per lavoratori finalizzati al mantenimento del posto di lavoro e allo sviluppo della crescita/carriera professionali.
  • Supportare e accompagnare processi di ristrutturazione e riposizionamento strategico di singole imprese affrontando in modo mirato l’emergenza occupazionale con azioni di ricollocazione dei lavoratori che rischiano di essere espulsi dal mercato del lavoro o che hanno già perso un’occupazione.
  • Consolidare la relazione fra la rete dei servizi per il lavoro (centri per l’impiego, agenzie interinali, ecc.) con la formazione professionale al fine di rendere virtuoso il legame fra domanda e offerta.
    Implementare le azioni di alfabetizzazione informatica e l’uso delle nuove tecnologie verso tutte le persone escluse da qualsiasi contesto scolastico e formativo (over 65) al fine di evitare l’emarginazione digitale e favorire la qualità della vita.

I soggetti istituzionali in partnership debbono, infine, mettere in atto le capacità necessarie per poter cogliere tutte le opportunità finanziarie previste in ambito europeo dalla strategia “Europa 2020” attraverso i fondi strutturali; serve un team di risorse umane qualificato per rispondere adeguatamente agli avvisi europei.

Ci pare un bel contributo, leggerlo in un quadro più vasto sarà la sfida da raccogliere per poter uscire dalle nostre criticità. Speriamo bene.

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Enzo Barboni


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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