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Da: Gruppo Azione Civica

Quanti giri di parole ho letto in questi giorni per giustificare il rallentamento della riqualificazione più importante attualmente in corso in città! Tentativi maldestri di nascondersi dietro a termini tecnici usati in modo del tutto inappropriato.

“Le procedure sono sospese” dice il Sindaco; fino a nuovo ordine, dico io.
A queste modalità ci ha abituati il Sindaco durante l’emergenza sanitaria, governare con “ORDINI”.

Mi dispiace, ma l’urbanistica si discute in Consiglio comunale, è una delle poche materie ancora di competenza consiliare, perché gli effetti della trasformazione della città investono tutti, toccano gli interessi anche economici di tanti (il valore che acquisiranno le proprietà private intorno ad un’area pubblica che verrà riqualificata dopo decenni di degrado), ma soprattutto toccano il bene comune che è il valore della nostra città.
Ogni amministrazione ha il compito di gestire temporaneamente questo valore, e per essere virtuosa dovrebbe lasciarlo in condizioni migliori di come lo ha ricevuto, per il bene di tutti. Perdere 19,5 milioni nelle aree del quartiere ex Mof-Darsena-Meis non farà il bene di nessuno.

“Si sta valutando l’impatto ambientale delle strutture”: ma lo sa il Sindaco che l’impatto ambientale di un Piano e di un edificio è parte del progetto, e la sua valutazione rientra nell’iter di approvazione? Forse un Sindaco non è tenuto a saperlo, ma qualsiasi tecnico lo sa. Quindi cosa state valutando esattamente? Forse l’impatto visivo che avrà il nuovo edificio. E’ questo che spaventa molte persone? Perché al posto di un vuoto ci sarà un pieno, la vista cambierà, come sempre quando si fa qualcosa. L’alternativa però è non fare niente, per sempre.
E perché non si spiega alle persone preoccupate (se esistono, perché petizioni e appelli contro la riqualificazione io non ne ho visti) quali saranno i benefici anche economici per loro e il perché di tali scelte, per poter dar loro elementi di valutazione ulteriori?
L’amministrazione deve indirizzare e prendere decisioni per il bene di tutti. Anche delle imprese, che così non lavorano.

Investire 19,5 milioni di euro pubblici su aree del Comune vuol dire valorizzare immediatamente i beni pubblici (di tutti) e di riflesso, anche tutte le proprietà private che si affacciano su quel sistema di aree, che per decenni sono state abbandonate, di risulta e degradate; avere una proprietà privata che si affaccia su un parco pubblico percorribile invece che su un’area inquinata recintata (area ex Camilli) o su una strada trasformata in boulevard con ciclabile, marciapiedi e alberi (via Darsena), fa decisamente cambiare il suo valore economico.

Da anni ormai quando si parla di rigenerazione e riqualificazione l’elemento principale che viene valutato è la sostenibilità ambientale, i benefici che la trasformazione della città porterà al sistema esistente, anche in termini ecologici e ambientali. La resilienza è questa: migliorare la città perché sia più vivibile e accogliente, perché sappia reagire meglio ai cambiamenti climatici, perché abbia più ombra, più aree verdi, perché sappia assorbire meglio l’acqua piovana senza intasare il sistema fognario, che consumi meno energia. Ogni intervento cerca sempre di risolvere problemi esistenti, per migliorare il tutto.

Aver paura di un tetto verde?
Come si può avere dubbi sul progetto di copertura del parcheggio dell’area “ex Pisa”? Un tetto verde, percorribile a pieni e in bicicletta, che consentirà di passare in sicurezza dal Parco della Darsena (altro progetto finanziato, forse anche questo verrà messo in discussione?) al parco delle Mura senza doversi infilare tra le auto in sosta. Una copertura verde che raccoglie acqua per alleggerire il sistema di raccolta fognario e auto-irrigarsi, che permette di abbassare la temperatura dell’area per un miglior microclima (il sole ora è riflesso dalla lamiera delle auto e dall’asfalto, dopo verrà assorbito da alberi e prato), e che permetterà di parcheggiare le auto all’ombra.
Un parcheggio pubblico che offre servizi migliori ai suoi utenti, una città che offre miglioramenti alla vita dei cittadini. Quali sono i dubbi su questa copertura verde tali da dover parlare di “situazione legata all’emergenza sanitaria e ai suoi effetti di lungo periodo sul sistema socio-economico”?
Non posso non ricordare come l’aumento degli stipendi di Sindaco e Assessori dell’estate scorsa fu giustificato in Consiglio parlando di “macro economia sistemica”, ritrovo la stessa capacità dialettica, completamente vuota di senso.

Parcheggi in centro
Fino a quando non ci saranno parcheggi scambiatori gratuiti fuori le Mura, serviti da intermodalità (lasciando l’auto trovo un bus navetta per il centro o una bici a noleggio con la ciclabile), il problema dell’accesso al centro resterà tale. Nel piano urbano della mobilità sostenibile, approvato durante questa amministrazione, i parcheggi scambiatori ci sono, ma sono solo programmati (non progettati, non finanziati, non calendarizzati).
Intanto, occorre che le auto in centro siano tolte dallo spazio pubblico, perché lo spazio pubblico è di tutti, non solo degli automobilisti, e deve essere disponibile per poter fare qualsiasi cosa. Oggi, ad esempio, in tempo di pandemia e di distanziamento fisico, è utile avere spazio pubblico disponibile per poter ampliare le distese dei locali.
Non da ultimo, occorre togliere i parcheggi dallo spazio pubblico per migliorare il microclima della città più calda d’Italia degli ultimi anni. Questo per sostituire le distese di asfalto e lamiere delle auto, che si scaldano al sole estivo e riflettono sull’intorno il calore, con del verde e delle superfici capaci di assorbire il calore, non di rifletterlo; capaci di trattenere l’acqua piovana, non di convogliarla velocemente in fognatura rischiando di allagare parti del centro storico.
Quando ci saranno i parcheggi esterni al centro, i parcheggi interni potranno servire ai residenti, o a chi vuole comunque entrare pagando un prezzo molto alto.
Questo è un mio auspicio, mentre la politica delle tariffe della sosta è una prerogativa dell’amministrazione. Quando non serviranno più i parcheggi multipiano, gli edifici potranno avere altre funzioni (ricordate la festa di inaugurazione del parcheggio di Cortevecchia?) o saranno semplicemente smontati, in quanto edifici molto semplici. E non ne resterà traccia. Non sarebbe altrettanto con dei parcheggi interrati, molto più costosi nella realizzazione, nella gestione e difficilmente reversibili.
Si potrà scegliere. È normale, scegliere. Ogni amministrazione in ogni epoca, a seconda dei bisogni della città, deve poterlo fare.
Oggi non abbiamo scelta: per accedere al centro storico, al commercio e ai servizi, per il turismo, per gli eventi, per lo stadio servono parcheggi.
Cominciamo da qualcosa, tenendoci tutte le possibilità di scelta per il futuro.
Non fare nulla è un costo che questa città non può permettersi.

Tariffe dei parcheggi
Sul costo dei parcheggi: “meglio un parcheggio gratuito oggi che un parcheggio a pagamento domani”; ma perché si sovrappongono le due cose?
Il parcheggio multipiano dell’ex Mof ha tutte le risorse che servono per essere costruito e aperto, non è necessario metterlo a pagamento per finanziare la sua realizzazione.
Come in tutti i parcheggi di proprietà del Comune, la scelta di mettere la sosta a pagamento o gratuita e il tipo di tariffa da applicare è prerogativa del Consiglio comunale; sarà la maggioranza in Consiglio comunale a scegliere se fare pagare la sosta o no, come e quanto, nel modo più flessibile richiesto dalle esigenze del momento.
Quindi che non si usi il tema del parcheggio a pagamento come scusa per non voler realizzare il parcheggio multipiano.
Il Comune di Ferrara dopo questa riqualificazione avrà parcheggi pubblici coperti e protetti da offrire come servizio ai cittadini, alle tariffe che riterrà più opportune. Questo vuol dire valorizzare i beni comuni.

Cosa stiamo rischiando
Rallentare anche solo uno di questi cantieri vuol dire far perdere delle opportunità alla città e alle imprese.
Infatti, oggi siamo alla fase dei cantieri; i progetti sono pronti dal 2018, quando il governo Lega-M5stelle ha fermato i finanziamenti del Piano Periferie, provocando la reazione indignata di tutti i Sindaci delle 120 città coinvolte. Finanziamenti poi sbloccati solo dal secondo governo Conte nel 2019.
Rallentare anche solo uno di questi cantieri vuol dire mettere a rischio l’intero Piano, l’insieme dei progetti:
area ex Mof,
parco della Darsena,
area ex Camilli,
area parcheggio ex Pisa,
via Darsena,
parco delle mura/ingresso del Meis,
percorsi tra il Meis e il centro storico,
percorsi tra la stazione e il Meis
Questi progetti sono legati da una convenzione e un cronoprogramma firmato tra Comune e Presidenza del Consiglio dei Ministri che regola i tempi di esecuzione; in tre anni si devono chiudere tutti lavori, proprio perché non diventi un “progetto datato” come dice il Sindaco.
Cosa ne pensano le imprese di costruzione e gli operatori del settore del rischio di perdere 19,5 milioni di lavori pubblici in questo momento così difficile?
Oggi abbiamo letto del problema della ditta che sta costruendo la nuova caserma alle Corti di Medoro; questi sono i problemi del settore, possibile che il Comune non si senta responsabile?
Non troveremo mai più tanti soldi pubblici da spendere per riqualificare una parte così importante della nostra città, e non è stato semplice e immediato ottenerli.

Ieri, durante la commissione sulla crisi del sistema turistico culturale ferrarese, gli operatori sono stati molto chiari: il sistema turistico è in coma profondo come in tutto il Paese, la competizione sarà ancora più agguerrita. Non posso non pensare che Ferrara lo scorso anno ha perso l’occasione di avere il museo di Palazzo dei Diamanti moderno e all’avanguardia, adatto alle sfide del futuro. Era un progetto già pronto e finanziato.

Così come l’Amministrazione ha rinunciato all’ampliamento del Palazzo Massari, rivedendo il progetto (anche questo frutto di un concorso) e rallentando la sua riapertura.
L’impreparazione tecnica e amministrativa dei politici “che hanno liberato Ferrara”, sommata all’incapacità di questa amministrazione di prendere decisioni di lungo periodo per problemi interni alla maggioranza, la stiamo già pagando duramente, anche se è trascorso un solo anno. È un costo che non possiamo permetterci.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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