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da: Ufficio Stampa M5S Emilia-Romagna

Raffaelle Sensoli, consigliera regionale del M5S e vicepresidente della Commissione Sanità, contro il finanziamento destinato al nuovo ospedale di Ferrara: “Surreale che dopo più di 20 anni di lavori e a 2 anni e mezzo dall’inaugurazione ancora si stanzino fondi per lavori che avrebbero dovuto essere già stati fatti da tempo. Quindi non erano a norma?”.

In arrivo un nuovo finanziamento per l’ospedale di Cona. A rivelarlo è Raffaella Sensoli, consigliera regionale del M5S e vicepresidente della Commissione Sanità. “All’interno delle risorse messe a disposizione dal meccanismo del pay back, ovvero il denaro che le compagnie farmaceutiche versano alle Regioni in virtù della sospensione della riduzione del prezzo dei farmaci, la Giunta ha deciso di destinare 300mila euro per il miglioramento dei parcheggi dell’ospedale di Cona – spiega Raffaella Sensoli – Una spesa che, seppur non esorbitante, si va a sommare ai milioni di euro che questa struttura è costata alle casse pubbliche. È paradossale che un ospedale inaugurato solo qualche anno fa necessiti già di un adeguamento così consistente di un suo servizio, come quello dell’accessibilità e dei parcheggi. Tutto questo dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che Cona è un nuovo ospedale nato già vecchio, un pozzo senza fondo di inefficienze e sprechi che la Regione continua a non vedere o che, forse, vede ma non vuole ammettere. Dal flusso di continui finanziamenti per Cona emerge che l’Ospedale a tutt’oggi sembra ancora essere in costruzione. E pensare che l’assessore Venturi aveva detto che la priorità della Regione sarebbe stata quella di tagliare gli sprechi dei grandi ospedali”. La consigliera regionale del M5S poi punta il dito anche sulla destinazione delle risorse derivanti dal pay back, che per l’Emilia-Romagna dovrebbero aggirarsi attorno ai 60 milioni di euro. “Troviamo piuttosto singolare che si sia deciso di presentare una lista della spesa così corposa (60 milioni non sono briciole) in una delicata fase di passaggio per la sanità regionale – aggiunge Raffaella Sensoli – e soprattutto prima della presentazione e approvazione del piano di riorganizzazione della rete ospedaliera che stiamo ancora aspettando di conoscere dall’assessore Venturi, il quale si sta dimostrando troppo impegnato nel suo nuovo ruolo di Ministro delle Regioni della Sanità per onorare gli impegni presi con l’Assemblea e con i suoi concittadini. In questa delibera ci sono interventi sui quali la Giunta pare abbia agito come se fossero già al sicuro dalla prossima riorganizzazione. Ogni giorno temiamo sempre di più che questa riorganizzazione ospedaliera ci verrà presentata quando ormai i giochi saranno fatti, scavalcando l’Assemblea ed eludendo così il confronto democratico”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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