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Incollati alla vetrine, non ne abbiamo mai abbastanza. Proprio mai. Dolcetti, torte, tortine, panettoni, pastine, pastarelle, gelati, semifreddi, caramelle, muffin, macarons, praline, cioccolatini.

dolci-auguriDolcezza, morbidezza, tenerezza. Ne abbiamo avuta tanta, in queste feste, viziati e coccolati come quando, da bambini, appiccicavamo mani e naso ai vetri dei panettieri e dei bar come Boni. C’erano i supporter di quest’ultimo e quelli del bar Europa, quasi due fazioni agguerrite e convinte della bontà superiore del cannoncino alla crema dell’uno o dell’altro. C’era poi chi tifava per i dolci del Leon d’Oro o per quelli del Centro Storico. Chi più chi meno, ciascuno era un ‘afecionado’ di un suo posto che lo accoglieva nelle domeniche pomeriggio o nelle sere d’estate. Se poi si cercava il buon gelato, il K2 dagli antichi banconi era pronto a servire i più golosi.

Oggi le pasticcerie del centro sono ancora quelle storiche, dalle quali emana sempre il delicato profumo del croccante pasticcio alla ferrarese o del panpepato, ma ve ne sono anche di nuove. In questo periodo soffici panettoni addobbati con presepi e babbi natale sorridono ai passanti golosi e un po’ appesantiti dai bagordi culinari natalizi, tutto ancora sfavilla. Mi perdo nella ricciolina salata o nelle paste alla squisita crema pasticciera, Ferrara sa di casa anche per questi eterni profumi, oltre che per la ciambella che mi corre incontro. Mi attende a braccia aperte, lei e il suo zucchero a velo leggero. Quasi con un immenso abbraccio morbidamente cosmico.
Restiamo incollati alle vetrine allora, ancora un po’, perché no, nell’attesa che il nuovo anno arrivi con tante belle novità e che il vecchio se ne vada, portandosi via solo noie e dispiaceri e lasciandoci i ricordi di quanto di bello ci ha, invece, portato.
dolci-auguriAmmiriamo queste vetrine dolci e colorate, perché dolcezza e colore arrivino a tutti voi. Godetevi questo capodanno dal sapore di miele, ammirate il nostro Castello che darà ancora spettacolo infuocato. Bevete alla nostra e alla vostra salute, brindate all’amicizia, all’amore, a questo giornale che ha dato tanto a tanti.
Le pasticcerie di tutti il mondo vi sorridono e vi mandano tanti baci dolci. Un clap clap per tutti voi. Tanti auguri caramellati.
Buon anno, allora, cari lettori, fedeli amici di ogni giorno.
Buon anno a tutti voi, e tanta dolce felicità.
Salute a tutti, poi. Tanta.
Serenità.

La dolcezza non ha confini: Pasticceria Eliseevskij, Prospettiva Nevskij 56, San Pietroburgo (foto di Simonetta Sandri)

 

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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