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9 Gennaio 2015

LA NOTA
Dietro la porta

Tempo di lettura: 3 minuti


Le porte delle città medievali sono sempre particolarmente attraenti. Ferrara non fa certo eccezione. Camminando per la città ne scorgo tante, alcune più belle di altre, alcune più misteriose e accattivanti di altre. Ma tutte stupende, una vera calamita per me. Una mi colpisce particolarmente, in via Ragno, una deliziosa piccola strada nel cuore della città. Abbracciata da campanelli dorati e finestre serie, rigorosamente simmetriche, questo varco attira la mia attenzione e stimola la mia fantasia. Sento una musica celestiale provenire da dietro di lei. Un tocco magico e leggero di un pianoforte, forse a coda. La musica non c’è, ma io la sento. Non sono impazzita, ma la sento. Odo note melodiose, come sempre quando passeggio nel mio bel centro storico. Talora reali, talora meno, ma c’è sempre musica nelle mie orecchie sensibili e attente.
Dietro quella porta, seduto al piano, vedo un ragazzo molto giovane, esile e magro ma dalle dita nodose forti ed energiche. Tutta l’energia che può comunicare si trova ora distesa sulla sua tastiera. Allungata come un gatto persiano dal bianco pelo morbido.
Energia, energia e ancora energia. È tutto quello che percepisco.
Ma insieme a lui, cosa c’è dietro quella porta? Dietro una porta si possono immaginare tante cose, io lì vedo angeli, due, per la precisione, il pianista e un cherubino che lo accompagna, che guida le sue dita sulle ali della dolce musica che gli aleggia intorno.
Dietro quella porta potrebbe esserci una signora anziana, dai capelli innevati, che ricama un centrino all’uncinetto, come quelli che non se ne vedono più in giro, come quelli che la nonna faceva d’inverno di fronte al camino, modellando tela e sagome di gigli. Quegli stessi ricami candidi che ancora si trovano, nelle iniziali delle lenzuola di lino ricamate a mano, parte di un corredo antico che ancora, instancabile, attende qualcuno e qualcosa. Un corredo che non ha perso la speranza ma che si sta un po’ ingrigendo e raggrinzendo, con il passare del tempo e con la sua ottimistica attesa.
Dietro quella porta, potrebbe esserci una mamma che cucina un brodino di pollo per due allegri bambini appena rientrati dal catechismo domenicale. Qualche cappelletto aspetta di tuffarsi nel piatto bollente e fumante, mentre un cucchiaio d’argento appoggiato alla tovaglia di fiandra tintinna vicino al suo bicchiere di cristallo preferito. Una coppia vincente, affiatata, da sempre su quella tavola imbandita per il pranzo della domenica e le feste di famiglia. Sempre insieme, sempre uniti, sempre sorridentemente complici. Perché mi piace pensare che anche gli oggetti della nostra tavola abbiano un cuore e un’anima, pensieri e sentimenti. Perché ci accompagnano e stanno vicini a noi da anni. Quindi, ci conoscono e capiscono, ormai.
Dietro quella porta potrebbero esserci un Labrador affettuoso che attende impazientemente il suo padrone, un gatto che miagola.
Dietro quella porta, potrebbe esserci un giardino fiorito, che ospita alberi secolari e piante ben curate da una padrona attenta, delicata, longilinea e profumata. Magari c’è pure una coppia di tartarughe.
Dietro quella porta potrebbe esserci una coppia di fidanzati, che si ritrovano dopo lunghi mesi di lontananza e mari che li separano. Baci infuocati e teneri abbracci potrebbero svelare i volti di quegli innamorati, mentre quella porta medievale scricchiola leggermente.
Eccola, si apre…

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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