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“Nuvolari è basso di statura, Nuvolari è al di sotto del normale, Nuvolari ha cinquanta chili d’ossa… Nuvolari ha un talismano contro i mali…”. Questa frase è del poeta bolognese Roberto Roversi, che Lucio Dalla musicò nel disco “Automobili”, terzo lavoro di una collaborazione tanto preziosa quanto anomala, certamente indimenticabile.
Dal 1973, con l’album “Il giorno aveva cinque teste” e sino al 1976, con “Automobili”, passando per “Anidride solforosa” del 1974, si realizza una delle più importanti simbiosi artistiche della storia della musica italiana, nata grazie all’intuizione del produttore Renzo Cremonini, che li fece incontrare.
Roberto Roversi è stato uno dei maggiori poeti italiani del Novecento, oltre che scrittore, giornalista e libraio. Ha fondato la rivista “Officina” assieme a Pier Paolo Pasolini; dopo la pubblicazione per Einaudi di “Dopo Campoformio”, si è costantemente rifiutato di affidare le sue opere ai grandi editori, limitando la sua produzione a tirature limitate di cui si è occupato personalmente. Con lo pseudonimo di Norisso ha scritto canzoni anche per gli Stadio, tra queste la nota “Chiedi chi erano i Beatles”.

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Il volume con l’opera di Roberto Roversi e Lucio Dalla

Canzoni quali “Anidride solforosa”, “Il coyote”, “Il motore del 2000” e “Nuvolari”, sono ancora amate e attuali. Sony Music ha pubblicato un cofanetto che contiene i tre album pubblicati negli anni settanta e un quarto CD con 10 brani inediti, un parlato tratto da un concerto del 1973 e 3 demo, oltre a un libro di 200 pagine. Antonio Bagnoli, nipote di Roversi, ha raccolto fotografie, manoscritti, dattiloscritti di lavorazione, inediti e lettere tra i due artisti bolognesi, vere e proprie testimonianze del loro sodalizio artistico.
Il cd di inediti contiene anche i “famosi” brani esclusi da “Automobili”, insieme ai provini (accompagnati dal solo pianoforte) di “Carmen Colon”, “Parole incrociate” e “Nuvolari”, quest’ultima versione è più lenta e melodica rispetto a quella del disco. Tra i live ci sono i brani dello spettacolo teatrale “Enzo Re” e la versione integrale di “Intervista con l’avvocato”.
Dagli scritti si evince un burrascoso rapporto tra i due, ma di stima assoluta, tanto che negli ultimi anni arrivarono ad ammettere l’importanza di quel loro rapporto tanto combattuto, fonte d’ispirazione e di cambiamento del loro modo di essere artisti. Il rapporto s’interruppe dopo l’uscita dell’album “Automobili”. Roversi non si riconobbe nella versione discografica, priva delle cinque canzoni più politiche e di due strofe del brano “Intervista con l’avvocato”. Il poeta accusò Dalla di non avere difeso adeguatamente il progetto e decise di firmare i brani con lo pseudonimo di Norisso.
Successivamente, sollecitato e fortemente incoraggiato da Ennio Melis, l’allora direttore generale della Rca, Dalla iniziò a scrivere anche i testi delle sue canzoni che furono raccolte nell’album “Com’è profondo il mare”. Da quel momento ebbe inizio una terza vita artistica per il cantautore bolognese che lo portò a essere uno dei maggiori protagonisti della scena musicale italiana e poi, grazie a “Caruso”, anche di quella internazionale.
La riappacificazione tra i due grandi artisti avvenne negli anni novanta, quando Dalla incise, nel suo album “Cambio”, il brano “Comunista” e musicò i testi del poeta bolognese per la messa in scena dello spettacolo teatrale “Enzo Re”, avvenuta per la prima volta a Bologna, nel giugno del 1998.
I tre album, frutto del loro sodalizio artistico, rappresentarono una novità nell’ambito della musica d’autore italiana e ora, dopo quarant’anni, mantengono inalterato il loro fascino di mistero poetico e monumento alla creatività. Per comprenderli pienamente non basta ascoltarli distrattamente o inserirli in uno smartphone qualsiasi ma, vanno “letti” e soprattutto ci si deve abbandonare all’ascolto, cercando di assimilare ogni strofa, frutto di ore di pensiero e discussione.

A Lucio Dalla è attribuita questa frase: “Se non avessi incontrato Roberto Roversi, adesso farei l’idraulico”. Il cantante bolognese decise di iniziare seriamente la collaborazione con il poeta nel momento in cui lesse “… nevica sulla mia mano e il mio cavallo è oramai lontano”, un verso del brano “La canzone di Orlando” scelto oggi come titolo del cofanetto riepilogativo della loro storia artistica e prima scintilla di creatività dell’album “Il giorno aveva cinque teste” che decretò la metamorfosi artistica di Dalla, dopo la fine dei fasti sanremesi dei primi anni settanta.

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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