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Da Arcigay Ferrara

Sabato 27 Gennaio si celebra la Giornata della Memoria e Arcigay Ferrara dedica un’iniziativa a Lucy Salani, donna transessuale sopravvissuta al campo di concentramento di Dachau e una dei pochissimi testimoni delle persecuzioni nazifasciste nei confronti delle persone omosessuali in Italia. Ormai novantaquattrenne, Lucy sarà a Ferrara nella sede di Ripagrande 12 per raccontare i giorni drammatici di prigionia e la sua vita dopo la fine del conflitto.
Nata a Fossano nel 1924 (il cui nome di battesimo è Luciano) Lucy Salani si trasferisce in Emilia con la famiglia già dagli anni trenta. Ripudiata dal padre e dai fratelli in quanto ragazzo “diverso”, durante la seconda guerra mondiale scappa dall’esercito, finisce in un primo campo di concentramento per poi essere deportata al campo di Dachau dove rimarrà fino alla liberazione degli alleati nel 1945. Per molti anni la storia di Lucy Salani è rimasta sconosciuta, un “fatto privato”, ignorata dallo stesso movimento lgbti. Solo in anni recenti la regista Gabriella Romano ha raccolto in un libro prima Il mio nome è Lucy. L’Italia del XX nei ricordi di una transessuale (Donzelli 2009), e con un documentario poi, ‘Essere Lucy’ (2011), la sua storia, permettendo di ricollegare finalmente l’esperienza personale di Lucy Salani alla corrente della Storia del novecento.
Sabato 27 Gennaio 2018 alle ore 17.30 nella sede di Ripagrande 12 verrà proiettato il documentario Essere Lucy di Gabriella Romano. Alle ore 18.30 Lucy Salani sarà presente per portare la sua testimonianza di sopravvissuta al campo di sterminio nazista di Dachau

NOTE SULLA PERSECUZIONE DEGLI OMOSESSUALI E DELLE LESBICHE NELLA GERMANIA NAZISTA E NELL’ITALIA FASCISTA
Nella Germania nazista la persecuzione di omosessuali e lesbiche si trasformò in un vero e proprio sterminio che prende il nome di OMOCAUSTO. Durante il regime nazista si stima che morirono nei campi di concentramento 50.000 uomini omosessuali o presunti tali. Travolti dalla folle idea di “selezione razziale”, gli omosessuali venivano deportati nei campi di concentramento e sterminio e identificati con un triangolo rosa apposto sula divisa di prigionia, costretti a subire aberranti esperimenti medici, torture ed umiliazioni fino alla morte nelle camere a gas.
Le donne lesbiche non subirono la stessa persecuzione sistematica, ma molte di loro furono prima rinchiuse in ospedali psichiatrici e poi deportate nei campi di concentramento, perché considerate asociali e pericolose, come le prostitute e le oppositrici politiche. Nei campi venivano identificate con un triangolo nero e la sorte della maggior parte di loro fu la morte.
In Italia gli omosessuali furono perseguitati dal regime fascista in maniera diversa, meno cruenta ma non per questo meno efficace. Non fu pianificato lo sterminio di massa, ma furono migliaia coloro che subirono il confino in base alla discrezionalità delle forze di polizia.
Per info Arcigay Ferrara via Ripagrande 12 Presidente Manuela Macario tel 3498739925; arcigayferrara@gmail.com

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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