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da: ufficio stampa Coldiretti Emilia-Romagna

Sette pubblicazioni per sette musei. Ad Expo, al padiglione Coldiretti, è stata presentata la collana editoriale realizzata da Grafiche Step editrice, composta da un volume per ogni museo del cibo di Parma. I musei – ricorda Coldiretti Emilia Romagna che ha promosso l’incontro – sono appunto sette: prosciutto a Langhirano, Parmigiano Reggiano a Soragna, salame Felino a Felino, olio a San Secondo Parmense, vino a Sala Baganza, pasta e pomodoro, entrambi a Collecchio,.
Già da questo elenco si comprende – commenta Coldiretti Emilia Romagna – come la definizione di Parma quale food valley d’Italia non è solo un vezzo. Qui, infatti, si coltiva una vasta gamma di produzioni agricole che vanno oltre i grandi simboli del Parmigiano Reggiano e del Prosciutto di Parma per arrivare a toccare produzioni che sono gli elementi fondanti della dieta mediterranea, come la pasta, l’olio, il pomodoro, il vino.
Ed è proprio grazie a questa versatilità dell’agricoltura che il territorio parmense – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – oggi vanta il più alto numero dei musei del cibo e del gusto in Emilia Romagna: sette su venticinque sparsi su tutto il territorio regionale.
A presentare l’iniziativa editoriale ad Expo sono intervenuti il vicepresidente dei Musei del Cibo Albino Ivardi Ganapini, il curatore Giancarlo Gonizzi, il direttore di Coldiretti Parma Alessandro Corsini, il presidente di Terranostra Emilia Romagna, Carlo Pontini, e il Segretario della Sezione di Parma del Consorzio Parmigiano Reggiano Michele Berini.
Le pagine delle sette pubblicazioni oltre a far venire l’acquolina in bocca e la voglia di assaggiare i prodotti di cui trattano, fanno venire anche in desiderio di andare a visitare i musei per conoscere meglio e toccare con mano le eccellenze alimentari parmensi, che sono dei veri e proprio capolavori dell’enogastronomia italiana.
E’ così che nei volumi si può scoprire che il prosciutto di Parma e il salame Felino potevano nascere solo qui, per la presenza delle acque di Lesignano e di Salsomaggiore, che permisero l’estrazione diretta di un sale termale, ricco di zolfo, in grado di garantire, grazie ad un suo minore impiego, la conservazione ottimale delle carni e al tempo stesso la loro “dolcezza”. Solo qui lo sviluppo dell’arte casearia legata al Parmigiano Reggiano consente di nutrire i maiali con i pregevoli “scarti” della lavorazione del latte del re dei formaggi. Solo qui le nebbie dense e umide della “Bassa” lambita dal Po, consentono la stagionatura “morbida” dei salumi. Il saper fare degli uomini ha fatto sviluppare qui la prima e più fiorente industria di prodotti “recenti” come il pomodoro (nel parmense sono nate le prima industrie di conserve) e la pasta; qui si conservano i primi due campioni di spaghetti di produzione industriale, risalenti al 1837- 1838. Un discorso a parte merita il museoAgorà d’Arte olearia. Oggi l’olio non è certo una produzione parmense, anzi, Parma e l’Appennino emiliano fino a qualche decennio fa erano un po’ il limite nord dell’olivicoltura (con l’unica eccezione del lago di Garda per il suo particolare clima), ma qui fino all’Ottocento probabilmente sin dai tempi dei romani e sicuramente fin dal Medioevo si coltivava l’ulivo, vuoi per un clima diverso, vuoi per condizioni socioeconomiche che favorivano la coltivazione. La coltura andò scomparendo lentamente soprattutto nell’Ottocento, quando l’unità d’Italia, che abbatteva i confini tra stati e staterelli, rese più conveniente importare olio da altre regioni. Sul territorio sono però rimaste le antiche ceppaie, probabilmente risalenti al Medioevo.
“Coldiretti ritiene che la collana dei libri del Musei del Cibo – ha detto il direttore di Coldiretti Parma, Alessandro Corsini – sia un ottimo strumento per chi ama l’agricoltura e l’enogastronomia per far conoscere i grandi prodotti non solo della nostra provincia, ma di tutta l’Emilia Romagna (il museo del Parmigiano Reggiano ad esempio è costituito con testimonianze e reperti di tutte e cinque le province produttrici). Sono uno strumento non solo divulgativo, ma culturale per dei vari prodotti consente di conoscere la storia, la sapienza degli uomini che li hanno creati, la qualità delle materie prime, le peculiarità dei luoghi e l’originalità degli attrezzi e dei macchinari inventati per produrli”.
“Questi musei – ha detto la responsabile di Campagna Amica Emilia Romagna, Maria Adelia Zana – hanno già dimostrato di richiamare migliaia di visitatori. La collana edita nell’anno di Expo diventa di richiamo e strumento di preparazione alla visita ai musei e del territorio parmense perché consentono di approfondire e comprendere meglio alcuni aspetti legati proprio alle produzioni che oggi portiamo sulle nostre tavole”.
“Il circuito dei Musei del Cibo – ha ricordato il Vicepresidente dei Musei del Cibo Albino Ivardi Ganapini – unico in Italia per numero di sedi e ricchezza di materiali, è nato come luogo di diffusione della memoria e della cultura legata ai nostri eccezionali prodotti, che dalla storia traggono origine e identità per rendere sempre più attrattivo il nostro territorio”.

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COLDIRETTI


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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