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“Lavoro, dignità, uguaglianza per cambiare l’Italia”. A sostegno delle motivazioni che sono alla base della manifestazione nazionale indetta dalla Cgil a Roma per sabato prossimo (25 ottobre) è stato redatto e sottoscritto un appello di adesione da parte di trenta cittadini ferraresi che ne condividono i presupposti e invitano alla partecipazione. #tutogliioincludo
Il lavoro che manca è l’urgenza del Paese, che brucia il futuro delle giovani
generazioni e costringe milioni di persone alla precarietà. La politica del governo non
affronta questo dramma anzi da’ continuità alle politiche liberiste fin qui praticate dai
predecessori: tagli di spesa pubblica che alimentano la spirale recessiva e liberalizzazioni
del mercato del lavoro che accentuano la precarietà.
Con il Jobs Act il Governo si spinge dove non erano riusciti i governi di destra:
svuotare a fondo lo Statuto dei diritti dei lavoratori incidendo così sulle tutele che
garantiscono la libertà e la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, la tutela dal
licenziamento arbitrario, la tutela della dignità professionale del lavoratore, il diritto di non
essere video-sorvegliati.
La Costituzione, che era entrata nei luoghi di lavoro con lo Statuto, ne verrebbe
espulsa.
Lo si vorrebbe fare in nome e per conto di quegli stessi lavoratori precari che non
possono organizzarsi in sindacato perché non possono godere di quegli stessi diritti,
accusando paradossalmente di non riuscire a rappresentarli un sindacato indebolito da sei
anni di recessione e da 15 anni di legislazioni liberiste!
E lo si fa utilizzando la menzogna secondo cui questi diritti sarebbero “eccentrici” nel
contesto competitivo europeo cercando così di nascondere l’incapacità politica di aggredire
le vere anomalie della situazione italiana e cioè il livello abnorme raggiunto dall’evasione e
dalla corruzione e la presenza soffocante della criminalità organizzata.
Si alimenta, a questo scopo, una frammentazione rancorosa della società giocando
pericolosamente sulla contrapposizione giovani-anziani, lavoratori attivi-pensionati,
lavoratori autonomi-dipendenti, dipendenti privati-dipendenti pubblici, lavoratori pubblici
in divisa-lavoratori pubblici in borghese … negando la funzione di ricomposizione degli
interessi propria delle rappresentanze sociali.
Con l’imposizione del voto di fiducia su una legge delega di inusitata vaghezza, il
governo compie un altro passo nella direzione della contrazione della democrazia,
impedisce la normale dialettica parlamentare, utilizza il risultato del voto per il Parlamento
Europeo come plebiscito che delegittima il Parlamento nazionale, anticipa il risultato delle
riforme istituzionali trasferendo il potere legislativo nella mani dell’esecutivo.
Una sola proposta alternativa è realisticamente in campo davanti a questa deriva
politica: la piattaforma con la quale la Cgil chiama a manifestare il 25 ottobre a Piazza San
Giovanni che rivendica un piano straordinario per l’occupazione giovanile, la riscrittura
della legislazione del lavoro per ridurre la precarietà, lo stanziamento delle risorse
necessarie a dare tutele universali contro la disoccupazione, la riunificazione del mercato
del lavoro attraverso l’estensione dei diritti a chi ne è privo, la difese delle conquiste di
civiltà.
Per questo aderiamo alla manifestazione e facciamo appello alla partecipazione.
Fiorenzo Baratelli
Guido Barbujani
Claudio Bariani
Gabriele BelcastroSalvatore Belcastro
Silvia Belcastro
Daniela Cappagli
Sandro Cardinali
Daniele Civolani
Marco Contini
Tito Cuoghi
Carmelo Damigiano
Elia Fioravanti
Giovanni Fioravanti
Monica Forti
Sergio Gessi
Alessandro Grossi
Antonio Ianni
Daniele Lugli
Paolo Mandini
Renata Patrizi
Lina Pavanelli
Mauro Presini
Valeria Sitta
Franco Stefani
Piero Stefani
Elisabetta Tampieri
Ranieri Varese
Luana Vecchi
Gianni Venturi
Emanuela Zucchini

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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