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La cosa è segretissima, ma qualche indiscrezione è trapelata dagli addetti ai lavori: al Mise (Ministero dello sviluppo economico) stanno lavorando alacremente alla conclusione di un accordo con Facebook per introdurre una tassa sulla pubblicazione a qualunque titolo sul social network di foto e filmati di cagnetti e gattini. La Pet-tax, così viene indicato nei corridoi del ministero il nuovo balzello, avrà una struttura fortemente progressiva e consentirà, secondo le stime prudenziali degli esperti, di raccogliere oltre 10 mld di euro ogni anno. Lo schema su cui stanno lavorando i tecnici prevede, sempre stando alle indiscrezioni, un costo fisso per chi pubblica una foto o un filmato avente per soggetto uno o più animali domestici: l’idea sarebbe quella di fissare la tassa in 10 centesimi per le foto e in 5 centesimi al secondo per i filmati. Per cui ad esempio una ripresa della durata di 30 secondi che mostra il cane e il gatto di casa giocare come fratelli di latte costerebbe 1,5 euro. Cifre modiche, dicono al ministro, per non comprimere in misura inaccettabile il diritto costituzionale dei proprietari di animali di rendere edotti i propri amici virtuali della gioia di possederne anche a quattro zampe.
Ad ogni condivisione, tuttavia, il valore dell’imposta aumenterebbe: o del 100%, come sostengono i falchi, oppure del 50%, come suggerisce un sottosegretario la cui consorte è una nota esponente della Lav. Facebook incamererebbe il 10% di quanto riscosso per i diritti di esazione e per compensare il costo di sviluppo del software in grado di riconoscere automaticamente le foto ed i filmati da tassare. Si potrà pagare con carta di credito o PayPal, mentre è in fase avanzata di negoziazione la convenzione con gestori telefonici ed Isp per l’addebito diretto in bolletta. Sempre su proposta del sottosegretario citato, per venire incontro ai tanti malati di condivisione compulsiva ed irrefrenabile, si sta studiando l’ipotesi di proporre forme di abbonamento che prevedano un numero predefinito di condivisioni mensili (si pensa attorno alle 50) per un prezzo forfettario (si ragiona sulla cifra di 3 euro). Al superamento della soglia, ogni pubblicazione ulteriore dovrebbe essere obbligatoriamente preceduta da un messaggio che indica il superamento del bonus. I falchi del ministero, più interessati al gettito che alla rieducazione ed al riscatto dalle dipendenze, pare siano fieramente contrari all’idea, in nome della libertà del cittadino di impiegare le proprie risorse come meglio ritiene opportuno. Un altro sottosegretario, che si dice abbia una relazione più che affettuosa amicizia con una giovane esponente di un noto sindacato pensionati, si sta invece battendo per ottenere forti sconti per gli over 65, mentre il gruppo dei falchi pare intenzionato a richiedere la previsione di specifiche sovrattasse per chi pubblica contenuti multimediali che abbiano come soggetto animali esotici o di grossa taglia. Il provvedimento, che viene ormai dato in dirittura d’arrivo, dovrebbe essere contenuto nel prossimo decreto omnibus del governo dal titolo “SvegliaItalia”.
Per il momento è tutto. In caso di ulteriori novità vi terremo informati.

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Raffaele Mosca


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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