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Bisognerà fare qualcosa e in fretta anche: le grandi migrazioni verso l’Europa dall’Africa, dal medio oriente, in modo più silente dall’estremo oriente, impongono non soltanto una riflessione finalmente seria, ma misure urgenti e intelligenti in grado di accogliere la disperata corsa di intere popolazioni verso la vita. Non penso, naturalmente, alla possibilità di percorrere le proposte di una destra sempre arrogante, non solidale e, alla fine, nemmeno produttiva sul piano meramente difensivo (alzare barriere poliziesche alle orde dei migranti). E’ la sinistra che si deve muovere, è l’unica forza pensante che potrebbe avanzare progetti utili. Ma, sinceramente, non questa sinistra inconcludente, disamorata, balbettante, paurosa, divisa e col fiato corto.
I grandi movimenti di pensiero maturarono nell’Ottocento, dopo il fatidico Quarantotto, a seguito delle urgenze popolari impegnate a liberarsi dal giogo dei vari regnanti e costruire spazi nazionali più liberi, tentando di battere le manovre conservatrici di monarchi e borghesi: erano gli anni Sessanta, il Manifesto marxista aveva fatto passi da gigante. Nacque, dunque, in quel periodo la prima Internazionale, a cui sarebbero seguite, con il passare del tempo e soprattutto dei nuovi eventi (nonché delle polemiche interne al movimento socialista, comunista e anarchico), la seconda, la terza e la quarta Internazionale.

Non sempre le spinte popolari furono vincenti ma servirono a smuovere l’inerzia di masse abbruttite da un lavoro non remunerato a sufficienza, quando non pagato. Si pensi che fino agli inizi del 1950 i contadini avevano lavoro soltanto per pochi mesi all’anno. Condizioni di vita inaccettabili e disperanti, ma dietro e dentro a queste masse avvilite e vilipese si muoveva pur sempre la convinzione che una lotta ideologicamente unitaria avrebbe alla fine sconfitto, o quantomeno indebolito la forza economica della conservazione.
Le cose sono diverse: oggi le masse sono cambiate, sono mutati i nomi, sono mutate le facce e i colori della pelle, ma il problema è rimasto quello che Marx aveva così efficacemente delineato. I migranti diverranno in tempi sempre più brevi popolo (italiano-francese-tedesco…) e in tempi sempre più brevi le loro necessità saranno il cardine di altre lotte. Ma non pensiamo che siano già adesso nostri nemici, sono nostri fratelli, come lo erano gli operai e gli scariolanti della nostra storia ancora recente, ma volutamente dimenticata dall’inerzia della sinistra e dalla consapevole opposizione della destra economica, del grande e del piccolo capitale arroccati attorno alle potenti organizzazioni multinazionali finanziarie, con le quali manovrano i popoli, le guerre, il commercio delle armi, quindi la violenza globale: l’unica vera globalizzazione esistente.
E, allora, io penso timidamente che utile strumento sarebbe la creazione della quinta Internazionale basata sulle nuove esigenze, io vedo masse colorate che si muovono fraternamente per conquistare il villaggio della nuova vita. Utopia? Certo, ma senza utopia l’uomo non è mai riuscito a fare qualcosa di buono.

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Gian Pietro Testa


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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