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“Chi non vede nulla di buono nell’Italia deve cambiare occhiali, oppure Paese. C’è bisogno di speranza e vitalità. Gli italiani hanno molti problemi ma anche grandi risorse. Devono quindi essere più ottimisti sul proprio futuro”.

Finalmente un libro che rende merito a un’Italia spesso bistrattata, maltrattata e criticata dalla stampa estera (e non solo), centocinquanta pagine di angoli segreti della penisola visti dai principali corrispondenti della stampa estera. Angoli con le loro peculiarità, con l’esaltazione di quei luoghi comuni sul Belpaese che diventano pregi e riflessioni affettuose, con il cuore nei rioni dei quartieri e le parole dei fornai e degli artigiani.
L’autore di questo libro, “Il bello dell’Italia. Il Belpaese visto dai corrispondenti della stampa estera”, è un olandese, Maarten van Aalderen, da quasi vent’anni corrispondente del maggior quotidiano olandese, De Telegraaf, per l’Italia e la Turchia. Le pagine contengono 25 interviste a colleghi che da anni vivono e lavorano fra Roma, Napoli e Milano, per citarne alcune. Un vero e intenso atto d’amore da parte di chi, l’Italia, la vive ogni giorno.
Così, la brasiliana Gina de Azevedo Marques, corrispondente per Globo News, che vive a Roma dal 1987, esalta l’ironia, l’autoironia, la satira e il senso dell’umorismo degli italiani, capaci di ridere di sé stessi, di sorridere dolcemente ma anche amaramente su loro difetti e vite; la turca Esma Cakir, che lavora per l’agenzia Dogan Holding, elogia la convivialità di un popolo che trasforma cibo e bevande in un’arte, che si delizia di un’alimentazione consapevole ed eccellente, come sottolinea lo spagnolo Rossend Domenech di El Periodico do Barcellona; la giornalista romena Mihaela Iordache, corrispondente di Antena 1 e 3, rimane colpita da solidarietà e volontariato, così come lo è Nacera Benali, dell’algerino El Watan. Nella sezione “Made in Italy”, il finlandese Petri Burtskv ammira la buona e intelligente ricetta di Eataly, capace di coniugare sapientemente cibo e marketing; sua eccellenza Loro Piana affascina la moscovita Elena Pouchkaraskaia, corrispondente per il quotidiano Kommersant, una storia antica di sei generazioni che spopola in Russia. Interessanti le considerazioni, nella parte intitolata “Lo splendido stivale”, sul ruolo strategico italiano nel Mediterraneo, fin dai tempi di Enrico Mattei, con particolare riferimento all’Egitto (Mahdi El Nemr); sulla bellezza di Stromboli (Peter Loewe, Svezia) o di Pantelleria (Jesper Storgaard Jensen, Danimarca). E poi ci sono le sorprese, quelle che meravigliano Elena Llorente, corrispondente dell’argentino Pagina 12 e collaboratrice di France Presse, che incrociano in ogni momento e luogo, perché in Italia, “non c’è nemmeno bisogno di viaggiare, basta camminare per le strade”; o i tesori, come il cinema colto e raffinato, passato e presente (Carmen Cordoba, Colombia) e la creatività dell’arte contemporanea (Agnieszka Zakrewicz, Polonia). La lingua, secondo l’iraniano Hamid Masoumi, è un’altra grande bellezza dell’Italia, bella di per se’, melodica e avvolgente. “Cartoline da Roma”, la città eterna che se ore si muove, se pur lentamente, chiude la serie di incontri, con bei dipinti dell’australiana Josephine McKenna sull’archeologia romana, che, come un privilegio, si regala ai più fortunati, con i colori della tipica trattoria della capitale (Tetsuro Akanegakubo, Giappone) e del parco di Villa Ada (Megan William, Canada) e, infine, con la vita di popolo della Garbatella (della giovane olandese Sarah Venema), dopo si possono ammirare giardini e persone che brulicano in case e strade. Sorte di piccoli alveari creativi che trasmettono vita. Voci, sulle colline, che chiamano a raduno una felicità che si respira in ogni angolo. Perché questo quartiere, concepito come città giardino, rappresenta la vera Italia, un giardino fiorito un po’ decadente ma sempre vivo e profumato. Una meraviglia fra le meraviglie.
Un invito, dunque, agli italiani a esser ottimisti, a vedere i propri pregi, smettendo di lamentarsi e di piangersi addosso, ritrovando la speranza, grazie alla propria forza e vitalità, come “L’Icaro caduto” di Igor Mitoraj della copertina, che sempre avvolto dagli angeli e con le loro ali, cerca, in essi e in quelle stesse ali, un po’ di pace e di serenità.

Il bello dell’Italia. Il Belpaese visto dalla stampa estera“, di Maarten van Aalderen, Albeggi Edizioni, 2015, 151 p.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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