Skip to main content

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Ridotte da 10 a 5 le Direzioni generali, risparmi per oltre 36 milioni di euro entro il 2019. Procedure più semplici e maggiore attività di controllo. Le novità illustrate oggi alla stampa dal presidente Bonaccini e dall’assessore Petitti

Il punto di arrivo lo aveva indicato il Presidente Bonaccini nel fare il bilancio dei primi sei mesi di attività della Giunta, richiamando ciò che lui stesso aveva scritto nel programma di legislatura: fare della Regione un Ente meno complicato, più facile da gestire e più diretto nel garantire servizi a cittadini ed imprese. E meno costoso.
Sfida non facile, alla quale si è applicata in questi mesi la stessa struttura organizzativa della Regione, anche con il contributo di studiosi esterni.
Ed ora il lavoro – che non è più un progetto, ma vere e proprie linee operative, con tanto di scadenze entro le quali devono essere terminati i singoli passaggi – è pronto. L’idea è stata quella di dare un nuovo volto all’architettura delle strutture regionali, che fosse non di facciata ma di sostanza.
Ad illustrare il piano alla stampa sono stati oggi il presidente Stefano Bonaccini e l’assessore all’Organizzazione Emma Petitti.
“In meno di un anno – ha affermato Bonaccini – siamo riusciti a definire la riorganizzazione della ‘macchina Regione’. Una macchina che funziona: è anche grazie ai suoi dipendenti e ai suoi dirigenti se l’Emilia-Romagna è sempre stata riconosciuta come regione di buon governo. Ma di fronte a una nuova stagione di riforme era necessaria una nuova strategia organizzativa, capace di mettere al centro le politiche che vogliamo realizzare. Le macro aree che abbiamo individuato corrispondono alle nostre priorità: cura della persona, ambiente, cultura e lavoro. Sono molto soddisfatto – ha aggiunto – ma naturalmente toccherà a noi dimostrare che questa riorganizzazione è in grado di funzionare”.
Bonaccini ha poi annunciato il nome del Capo di Gabinetto, il 46enne carpigiano Andrea Orlando. “Una figura già prevista nell’ordinamento regionale, che abbiamo deciso di reintrodurre con funzioni di regia e coordinamento delle attività dei direttori generali”.
Un tema su cui si è soffermato il presidente è la riduzione dei costi: “Quello dei tagli non era il nostro scopo prioritario, prioritario è riuscire a dar corso al programma ambizioso che ci siamo dati; certo in quel programma c’era anche l’obiettivo di ridurre i costi. Lo abbiamo già fatto, primi in Italia, per quelli della politica. Con la nuova organizzazione da qui a fine mandato risparmieremo altri 36 milioni di euro”.
“Il nuovo modello organizzativo – ha spiegato l’assessore Petitti – è quello di una ‘struttura che connette’, cioè capace di mettere maggiormente in connessione persone, istituzioni, imprese e tecnologie. Una riorganizzazione che rappresenta anche una nuova sfida, per continuare ad essere un modello di eccellenza rispetto ai nuovi bisogni e dare alla nostra comunità riposte sempre più efficaci ed efficienti. Con la nuova organizzazione, affiancata al riordino istituzionale, la Regione diventa il punto di snodo per rendere coerenti le politiche con i territori. Il modello che abbiamo delineato – ha aggiunto Petitti – ha obiettivi chiari: riduzione dei costi, riduzione delle strutture apicali, rinforzo delle funzioni di controllo e direzione strategica in capo alla Presidenza, concentrazione di tutti i processi di sviluppo trasversale e forte orientamento alle politiche. Abbiamo delineato cinque nuove direzioni generali e reintrodotto la figura del Capo di Gabinetto”.
L’assessore ha spiegato che la retribuzione dei direttori generali sarà ridotta del 15% e che saranno accelerati i percorsi di uscita dei dirigenti, senza sostituzioni. “Da qui a fine legislatura – ha spiegato – i dirigenti caleranno dai 135 di oggi a 90 e il rapporto tra dirigenti e dipendenti passerà dall’attuale 1 a 24 a 1 a 40: avremo meno dirigenti e un migliore utilizzo delle risorse umane a disposizione. Vogliamo ridare forza al concetto di una pubblica amministrazione capace di valorizzare sempre di più le competenze interne e orientarle al cambiamento”.
I principi alla base della riorganizzazione
Se la nuova organizzazione dell’Ente vuole davvero cogliere gli ambiziosi obiettivi per la quale è stata pensata, è stato necessario definire un punto forte che garantisse la regìa delle diverse e complesse attività che la Regione è chiamata a svolgere.
Per questo, un primo pilastro del nuovo assetto è il rafforzamento della Presidenza quale elemento di controllo, indirizzo strategico e programmazione “di scenario”, che vede nella figura del Capo di Gabinetto il perno che garantisce equilibrio all’insieme delle attività. Per questo, il Capo di Gabinetto svolgerà un ruolo di regia e di coordinamento rispetto alle attività dei Direttori generali.
Il secondo pilastro che sta alla base della riorganizzazione è la traduzione organizzativa di quella che è la vision politica del governo della Regione.
Quindi la scelta di ridurre da 10 a 5 le Direzioni generali non è solo un tema che riguarda il risparmio economico che ne deriva (aspetto comunque importante), ma il risultato di un’analisi che ha fornito le risposte necessarie per dare gambe al programma di governo e alle priorità che la Giunta si è data: la persona, l’ambiente e il territorio, la cultura e il lavoro, l’economia nelle sue diverse espressioni.
Da ciò discende, quindi, un modello che prevede una Direzione generale di tipo trasversale, che garantirà il supporto alle funzioni generali, di tipo gestionale e organizzative.
A questa si affiancheranno quattro Direzioni tematiche, che affronteranno gli ambiti che fanno riferimento alla cura della persona, l’economia della conoscenza e del lavoro, la cura dell’ambiente e del territorio, l’agricoltura.
E proprio il tema del risparmio economico, terzo pilastro della riorganizzazione, diventa quindi un elemento che dà valore all’architettura del sistema, nel senso che non viene considerato un valore in sé, ma fa parte integrante dell’intero disegno.
In altre parole, non si parte dall’idea di fare “tagli trasversali”, ma dall’esigenza di offrire qualità, con le risorse che si ritengono necessarie a sostenere il disegno. Come? Attraverso il superamento di funzioni ridondanti, rendendo più fluide e più semplici le procedure, aggregando competenze.
Tutto questo costerà meno rispetto a quanto la Regione mette oggi a bilancio: da qui al 2019, al termine della Legislatura, il risparmio sui costi di funzionamento supererà i 36 milioni di euro, anche grazie alla riduzione del numero dei dirigenti che, dagli attuali 135, si stima saranno 90 nel 2019.
Il modello attuale e il modello 2016 a confronto
Oggi la Regione è organizzata sulla base di 10 Direzioni generali (Agricoltura, Ambiente, Programmazione, Formazione, Attività produttive, Sanità, Trasporti, Finanze, Organizzazione, Affari legislativi) e 5 Agenzie (Agrea, Ibc, Sanità, Intercent, Protezione civile), a capo di ciascuna delle quali vi è un Direttore generale.
Il nuovo modello prevede più integrazione tra le funzioni, più trasversalità delle competenze, più azioni di controllo. L’idea-base del progetto è superare le rigidità, la duplicazione delle funzioni e i deficit di coordinamento.
E il risultato del lavoro di progettazione è una riduzione delle Direzioni generali, che passano da 10 a 5, una loro diversa modulazione rispetto alle competenze. E una novità, rispetto alle Agenzie: la nascita dell’Agenzia per la ricostruzione, cui sarà demandato ciò che è ancora necessario fare per completare la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del 2012.
Anche il ruolo dei Direttori cambierà: in sostanza, dovranno essere più manager e meno tecnici.
Le nuove Direzioni generali
In generale, si rafforzano le funzioni di controllo strategico poste in capo al Gabinetto della Presidenza, che somma in sé una serie di competenze – dall’Agenda digitale alla legalità, dalla valutazione dei Direttori alla semplificazione, dai Rapporti internazionali alla valutazione delle Società partecipate, all’analisi della regolazione e il coordinamento legislativo – che fanno direttamente capo alla Presidenza della Giunta, tramite il suo Capo di Gabinetto.
La Direzione generale gestione, sviluppo e Istituzioni raggruppa in sé le competenze che prima facevano capo a tre Direzioni: Organizzazione, Bilancio e Affari istituzionali. Oltre a queste competenze, la nuova Direzione si occuperà di coordinamento e programmazione unitaria dei Fondi strutturali.
Resta la Direzione Agricoltura, che mantiene sostanzialmente le competenze che aveva prima, integrandole con la gestione delle funzioni precedentemente assegnate alle Province.
La Direzione Economia della Conoscenza, del Lavoro e dell’Impresa si occuperà di attività produttive, energia, turismo, cultura e formazione, politiche giovanili.
La Direzione Cura del territorio avrà competenze su infrastrutture, ambiente, qualità urbana, opere pubbliche, programmazione territoriale, mobilità, mentre la Direzione Salute e Welfare manterrà le competenze che già ha.
I risparmi
La nuova organizzazione dell’Ente produrrà, da oggi a fine legislatura, risparmi per circa 36 milioni di euro. I risparmi sulle strutture speciali saranno pari a 6.5 milioni, le riduzioni delle posizioni dirigenziali (da 135 a 90) e delle relative retribuzioni incideranno per 18.9 milioni di euro, mentre la riduzione delle spese di funzionamento garantirà risparmi per 10.7 milioni.
Cosa succede e quando
Entro Natale verrà nominato il nuovo Capo di Gabinetto, mentre i contratti degli attuali Direttori, per garantire la continuità delle attività in essere, vengono prorogati a fine febbraio 2016.
Entro il 18 gennaio la Giunta nominerà i nuovi Direttori, che entreranno in servizio il 1° marzo. Entro la fine dello stesso mese verrà definito l’organico dei dirigenti e, entro fine aprile, saranno nominati i nuovi dirigenti.
Dall’inizio di maggio, la riorganizzazione sarà completamente operativa.

tag:

REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it