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Mi sono divertito ad ascoltare Rudy Bandiera. Una lezione in università con tanti giovani e il sottoscritto. Si è parlato del nuovo approccio della comunicazione verso i network e la socializzazione. Non più processo verticale ma dialogo con il mercato. Una volta si diceva comunicare con e non per. Dal cogito ergo sum al digito ergo sum. Rifletto e mi agito.
Prima avevamo http e pensavamo di avere in mano il mondo. Da web 2.0 i nativi digitali di oggi al web 3.0 , quelli di domani. Nascono gli hacker e i cracker, i buoni e i cattivi di oggi. Prima questo mondo non c’era. C’erano le bolle speculative a spaventarci assieme allo sviluppo di internet. Questa generazione non esisteva prima. Ci si vedeva al bar. E’ cambiato il mondo delle interazioni. Grande cambiamento sociale.
La nuova comunicazione convenzionale e la rete sono gli argomenti da approfondire. Ci sono adesso aziende tecnologiche che stanno cambiando il nostro mondo anche se non lo sappiamo. Non è la Fiat, non sono le acciaierie. Sono aziende che costruiscono ecosistemi in cui ci coinvolgono e sono i primi a farlo. Esempi.
Apple. 170 miliardi di dollari , quasi come il Qatar, ma con identità superiore. Nel 1970 in un garage fecero in legno uno strano oggetto e partirono dall’estetica. La tecnologia deve essere bella. Banale, ma vincente. Il computer doveva piacere sul tuo tavolo e nasce così il mouse che permette di navigare sulle icone. Tutto intuitivo che assieme all’estetica produce il successo. Quindi la tecnologia arriva dopo, alla fine degli anni Novanta. Si parte dalla musica e si chiude l’era delle cassette e si passa ad IPod belli. Si scarica la musica. Geniale. A metà degli anni 2000 la Nokia e’ leader nei telefoni. Nel 2007 nasce IPhone. Nasce l’uso del dito come strumento di dialogo con il mondo. Nel 2010 ci sono gli smartphone ovunque, ma soprattutto nasce il tablet, l’assassino del computer. Si inventa un mercato con l’ iPad. Io avevo sessanta anni e quando me l’hanno regalato sono entrato in panico. Oggi non posso farne a meno.
Parliamo delle grande aziende inventate da geni (ora molto ricchi).
Microsoft ha il brand opposto di Apple e deve difendersi. A metà degli anni 70 Bill Gates, guardando le olimpiadi a Monaco, sognava un mondo diverso e l’ha fatto. Macchine e software non vivono più insieme, ma vanno su tutto. Msdos, per chi ricorda. Tutti i Pc hanno Windows che non serve più solo sui computer, ma che diventa fondamentale per i giochi. Si reinventa un business.
Facebook, un miliardo e quattrocento milioni di utenti. Poco meno della Cina. Nasce nel 2004, ieri. La gente vede la gente. Ogni giorno si caricano 200 milioni di foto. Fantastico. Algoritmi relazionali sono il potere e i big-data il prodotto come merce di scambio per fare branding. O paghi o sei invisibile. Geniale e perverso. Whatsapp è di Facebook. Attenti!
Amazon.com e l’ecommerce, il più grande negozio della storia che vende settanta miliardi di dollari. Vendita di nicchia o di massa? Dilemma, risposta: entrambi. Perché si parte dalla nicchia e si arriva alla massa. Grande intuizione portata su cloud. Nasce la potenzialità degli eBook e il Kindle.
Google. Da motore di ricerca a galassia di servizi. Gli algoritmi pagerank sono indicatori organici in ordine è proprio l’ordine fa il mercato. Tu non trovi ciò che cerchi, ma ciò che qualcuno decide tu debba trovare prima di altri. AdWords, modello di business. Poi ha comprato Android perché la forza sta nel software. Google maps. Local history, Google lo sa! Gmail ci conosce, il prodotto siamo noi! Potenza delle informazioni.
Può bastare, ho tanti termini da capire cosa significano. Devo adeguarmi. Intanto i droni iniziano a passarci sulla testa e a portare i pacchi dono, anche Babbo Natale li usa. Mi rimane un pensiero. Questa è la fantascienza di ieri. Quale sarà la fantascienza di domani? La risposta mi spaventa. Si parla di web semantico. Interpreta i miei (i nostri) sentimenti e applica una tecnologia pervasiva permanente. Il futuro è la economia della reputazione; non chi sono, ma cosa dicono di me. La mia credibilità e anche la vostra. Intanto vado a comprare “Rischi e opportunità del Web 3.0” il libro di Rudy Bandiera.

Leggi sullo stesso tema il resoconto di Andrea Vincenzi sull’incontro con il blogger Rudy Bandiera

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

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di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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