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Ho sempre amato le finestre, le guardo con ammirazione e curiosità, ovunque mi trovi nel mondo. Le fotografo e le sogno. Immagino. Attraverso di loro viaggio e invento. Ecco allora perché, a volte, vorrei essere una di loro… Quante cose potrei fare…

Se fossi una finestra me ne starei sempre aperta, pronta a lasciare entrare solo i raggi del sole e i pensieri buoni.
Se fossi una finestra chiuderei fuori tutti i dolori e i dispiaceri, sbatterei loro in faccia, con forza, le mie potenti persiane.
Se fossi una finestra guarderei sempre il mondo, lascerei i bambini affacciarsi a me per sorridere, giocare e osservare il sole.

se-fossi-finestrase-fossi-finestraSe fossi una finestra chiuderei i battenti solo a notte fonda, e leggermente, lasciando passare i raggi della luna, perché i suoi luccichii cristallini possano illuminare i volti degli innamorati.
Se fossi una finestra vorrei avere appesi alle mie guance solamente fiocchi e cristalli di neve e magari nastrini colorati che, a Natale, abbelliscono e decorano pensieri, parole e sorrisi.
Se fossi una finestra vorrei lasciare passare solo Gesù Bambino. Magari farei entrare anche Babbo Natale e la Befana, ma solo a condizione che portino doni, bellezza e buone notizie.

se-fossi-finestraSe fossi una finestra lascerei fuori le guerre, chiuderei gli occhi di coloro che sparano, colpiscono e feriscono, per fare vedere loro, anche solo per un momento, cosa c’è aldilà dei sogni.
Se fossi una finestra, soffierei il mio caldo e accogliente alito di vento su un camino, perché anche la brina possa riscaldarsi al tepore dell’immenso amore che abita nella mia casa.

Se fossi una finestra, toglierei tutte le barriere e le spranghe di ferro che separano gli uomini dalla libertà e dal mondo. E questo perché le nuvole possano volteggiare, passeggiare e veleggiare leggere verso chi sta rinchiuso per scelta o per imposizione.
Se fossi una finestra prenderei i vecchi sotto braccio, perché attraverso di me possano ritrovare il pensiero leggero della giovinezza e perché i loro ricordi lontani non siano fonte di rimpianto e di tristezza ma di allegra e gioiosa spensieratezza.

se-fossi-finestraSe fossi una finestra vorrei solo fiori sul mio davanzale.
Se fossi una finestra non accetterei mai di vedermi avvinghiata dall’edera soffocante. Non sopporterei la sua afa.
Se fossi una finestra vorrei profumare l’aria di gelsomino, attraverso di me passerebbero solo tenui profumi di primavera.
Se fossi una finestra, farei magari passare qualche fiocco di neve, ma solo a patto che sia leggero e candido come i miei gelsomini.
Se fossi una finestra mi farei attraversare solo note di Chopin o al massimo di Tchaikovsky, sempre che provengano da un lungo ed elegante pianoforte a coda.
Se fossi una finestra non sbatterei mai le mie persiane, a meno che si tratti di batter le mani di fronte a un bacio degno di un film.
Se fossi una finestra, sarei spalancata come un’intelligenza vivace che propone idee e belle parole.
Se fossi una finestra non coprirei mai il mondo, nemmeno con una pagina di giornale. Sarei quiete sempre viva e accesa.
Ah, se solo fossi una finestra…

Non basta aprire la finestra per vedere la campagna e il fiume.
Non basta non essere ciechi per vedere gli alberi e i fiori.
C’è solo una finestra chiusa e tutto il mondo fuori; e un sogno di ciò che potrebbe essere visto se la finestra si aprisse.

Fernando Pessoa

(Fotografie di Simonetta Sandri)

Testo pubblicato in versione ridotta in Omero Magazine [vedi]

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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