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da: ufficio comunicazione eventi Unife

“Ricordo di Mariangela Tempera” di Daniele Seragnoli
Fu nel novembre 1987 che per la prima volta misi ufficialmente piede nell’allora Facoltà di Magistero. Primo giorno di servizio e subito il primo consiglio di Facoltà al quale mi avvicinai con un po’ di timori da novizio. Appena misi piede nell’aula, una persona si alzò dalla prima fila e mi venne incontro con un gran sorriso e una stretta di mano. “Sono Mariangela Tempera, abbiamo un’amica comune docente di inglese a Bologna, tu sei quello che viene dal DAMS ma sei normale! Siedi vicino a me che ti spiego chi sono e di cosa si occupano tutti i colleghi che ora entreranno in aula”. E così fu, con quel primo approccio diretto, senza filtri, e immediato, tipico di Mariangela, come averi capito nel corso degli anni. L’accenno al mio essere “normale” si riferiva alla mia formazione damsiana, per via delle false leggende dell’epoca su quel corso di laurea, ovvero non ero alternativo, ero vestito non da “artistoide” eccentrico, non recavo tracce di subcultura punk.
Ci occupavamo entrambi di teatro, e da quel primo incontro iniziarono le successive discussioni su Shakespeare, l’interesse di Mariangela durato una vita, con una competenza per la quale ho sempre nutrito una enorme ammirazione e forse anche un po’ di invidia. In realtà, come mi è capitato di ripetere molte volte nel corso di comuni incontri pubblici, Mariangela non era una studiosa di “Willie”, ma Shakespeare redivivo a distanza di secoli. Come avrebbe altrimenti potuto conoscere e farci conoscere e amare tanti segreti, tanti meccanismi, tanti messaggi più o meno occulti, leciti o scabrosi, tra le pieghe del suo teatro? Insegnandoci che quel teatro, come gran parte del teatro, era genuinamente popolare, per colti e incolti, per aristocratici e puttane e ubriaconi, e che la grandezza di Shakespeare consisteva proprio nel sapere toccare tutti i cuori.
I ricordi potrebbero essere tanti, ma bastino alcuni episodi e tappe esemplificativi. Tra tutti l’ostinazione e la battaglia condotta per aprire a Ferrara un Centro Shakespeariano con una raccolta video rara e direi quasi unica al mondo, diretto con passione e non comune competenza. La caccia al film con citazioni shakespeariane alla quale mi ha invitato e incalzato per anni, battendomi sempre sul tempo e felice quando tornava da qualche viaggio con un nuovo cimelio scovato in un remoto angolo della Corea. Ma non era, la sua, un banale vocazione al collezionismo. Quel Centro è stato, ed è, una fucina incomparabile. Se oggi vi sono a Ferrara e dintorni molti spettatori adulti che vanno a teatro e capiscono e apprezzano ciò che vedono, è perché da bambini hanno goduto delle lezioni di Mariangela che, a mo’ di moderna vestale, portava il verbo shakespeariano nelle scuole, inventando anche il concorso di messa in scena a confronto sul testo teatrale scelto anno per anno. Imparare il teatro facendolo, non solo leggendolo. Perché è solo col fare scenico che se ne possono capire i meccanismi e il funzionamento, lontano da visioni critiche idealistiche, estetizzanti e il più delle volte fuorvianti. Ricordo in particolare il fascino di una lezione sulle regie shakespeariane di Peter Brook, che Mariangela smontò e rimontò pezzo dopo pezzo facendoci capire le intenzioni del drammaturgo ma soprattutto le genialità della trasposizione scenica e delle visioni registiche. Un sapere raro, difficilmente riscontrabile anche nella migliore critica teatrale, tramite il quale sono stati educati migliaia di bambini, di ragazzi e adulti, condividendo il teatro – “dal testo alla scena” – come pratica e arte del fare materiale, tanto meglio se ammantata di poesia e fantasia.
In ciò l’ha aiutata sicuramente il suo carattere, diretto e immediato, spesso aggressivo e cinico, l’andare al sodo senza perifrasi o giri di parole, anzi mettendo a nudo ciò che la parole spesso nascondono. La classica “antipatica” in commedia o in un film di caratteri. Ma è proprio questo suo atteggiamento che le ha consentito di essere oggettiva, quasi fredda e distaccata, nell’analisi critica, salvo poi restituirci una visione dell’opera diversa, costringendoci a uscire da una banale cattura emotiva o pseudo tale, per cogliere la bellezza del contenuto e della forma espressiva. Con un linguaggio adeguato a tutte le età del suo vasto uditorio.
Siamo all’inizio dell’anno di un importante centenario shakespeariano per il quale Mariangela lavorava da tempo anche in un contesto internazionale. Stavamo progettando un intervento con gli allievi del nostro Centro teatrale del cui direttivo Mariangela faceva parte fin dal 1993. Come ha scritto un collega del nostro comune Dipartimento di Studi umanistici nell’immediatezza della notizia della scomparsa, è ingiusto che ciò sia avvenuto proprio sulla soglia di tale anniversario. Uno tra i più importanti registi maestri del ‘900 francese commentando l’improvvisa morte di uno dei suoi attori scrisse: Seroff andandosene porta via con sé tutti i personaggi ai quali ha dato vita nel corso della sua carriera, perché quando un attore muore i suoi personaggi muoiono con lui. Di Mariangela ci mancheranno l’acume, il cinismo, il suo sguardo critico anche sulle questioni universitarie. Ci mancherà soprattutto il suo ultimo e incompiuto libro del quale parlava da tempo: un catalogo delle citazioni e situazioni shakespeariane nel cinema di tutti i tempi e latitudini, compresi i famosi film coreani sconosciuti anche ai più incalliti cinefili delle notti televisive, “rapinati” non si sa come. La ricordiamo perennemente piegata sul computer alla ricerca di chissà quale altro rara “reliquia”.
Spesso mi incalzava con la sua inconfondibile risata: avresti mai immaginato di trovare Skakespeare in… e snocciolava titoli di western o film di Pierino di terza categoria se non peggio? O pubblicità televisive. No, Mariangela, non potevo immaginarlo poiché io al massimo mi fermo alle frasi che avvolgono cioccolatini di una nota marca. E soprattutto perché non sono Shakespeare reincarnatosi in te, come mi sono sempre ostinato a credere e continuerò a dire. E’ ingiusto sì che tu te ne sia andata sulla soglia del 2016, ma a differenza degli attori che portano con sé tutti i loro personaggi, tu ci hai lasciato tracce tangibili, nelle tue pagine, nelle lezioni, nel patrimonio del Centro Shakespeariano che dovrà continuare a divulgare cultura e passione per il teatro, nel ricordo dei tanti allievi universitari che hai formato come spiriti critici e anticonformisti, di chi ha partecipato alle tue conferenze, di coloro con cui hai discusso e litigato mandandolo anche a quel paese. Why not? altrimenti non saresti stata una, per fortuna indomita, “bisbetica” shakespeariana.
“Shakespeare(s) per Mariangela Tempera” di Paola Spinozzi
Mariangela Tempera è stata una studiosa della letteratura e della cultura inglese alla Facoltà di Magistero di Ferrara, divenuta Facoltà di Lettere e Filosofia, e recentemente Dipartimento di Studi Umanistici. Un dato solo apparentemente neutrale, che mette in risalto la sua appartenenza all’Ateneo estense. Una denotazione piana, alla quale la sua personalità ha dato connotazioni forti. Innanzitutto con una chiara predilezione per il ragionamento controintuitivo. Le affermazioni di Mariangela coglievano sovente di sorpresa, sapevano generare una sorta di stupore, finanche di trasalimento. Della sua persona risalta il modo di schernire i sofismi, esprimendo sovente valutazioni sofisticate; di aderire al realismo, al pragmatismo, al buon senso, che certe volte pareva senso comune ed era piuttosto il distillato di valutazioni lucide e acute. Offriva l’altro lato, sia di fronte a un apprezzamento o a una critica rivolti ad altri o a lei, e anziché rafforzarli preferiva metterli sottosopra, sovvertirli; non tanto per il puro gusto di farlo, ma per provocare altro pensiero e anche perché preferiva esprimere la sua voce piuttosto che allinearsi. Si discostava dal patetismo, con un moto di fastidio, e pure con il pathos aveva un rapporto intenso; suscitando simpatia come pure, volutamente, antipatia. Mentre si è costantemente affidata a un robusto senso dell’umorismo, dell’ironia e dell’autoironia, alcune volte ha mostrato certe fragilità, certe delicatezze.
Alle istituzioni ha attribuito un valore molto alto, nutrendo un processo dialettico di costante decostruzione e ricostruzione. Anche nelle sue ricerche ha perseguito percorsi con polarità forti. Ha studiato approfonditamente il teatro inglese del Rinascimento e di Shakespeare, oltrepassando poi la prima età moderna per dedicarsi, con sommo diletto, alla ricezione del drammaturgo nella letteratura popolare e nella cultura contemporanea. Sostenuta da una conoscenza smisurata del cinema, ha esplorato, con tenacia di detective, gli adattamenti cinematografici dell’opera shakespeariana. Dopo avere fondato la collana Shakespeare dal testo alla scena presso la casa editrice CLUEB di Bologna nel 1982, ha curato ben quattordici volumi monografici.
Nel 1992 ha inaugurato il Centro Shakespeariano, fondato grazie a un accordo – da lei fortemente voluto – fra l’Università e il Comune di Ferrara; un’istituzione che si è affermata in Italia grazie alla capacità della sua Direttrice di accogliere studiosi e studenti e collegare la ricerca universitaria e la didattica nelle scuole secondarie. Per Mariangela il teatro di Shakespeare si è esteso dallo studio testuale allo staging, dalle regie alle parodie. Interpretazione e divulgazione, teoria e prassi promosse attraverso il coordinamento di mostre, seminari e convegni.
Mariangela è stata una studiosa europea e internazionale che ha dialogato vivacemente con studiosi di vari continenti. Fra il 1998 e il 2002 ha diretto un gruppo di ricerca all’interno dello European Thematic Network Project Comparative Studies. Theory and Practice, coordinato da Vita Fortunati dell’Università di Bologna. Nel 2002 gli esiti sono stati pubblicati nel volume Exploring Cultural Practice in an International Context curato con Mariacristina Cavecchi dell’Università Statale di Milano.
Appena giunta all’Università di Ferrara, nel 2001, iniziai a lavorare con Mariangela in una prospettiva di studi comparati fra la letteratura e le arti visive. Nel 2003 il Palazzo dei Diamanti ospitò la mostra Shakespeare nell’arte. Nello stesso anno, a marzo, organizzammo il convegno Metamorphosing Shakespeare. Mutual Illuminations of the Arts, ospitando relatori internazionali i cui contributi sono raccolti nel volume curato da Mariangela e Patricia Kennan dell’Università di Milano – Bicocca.
Alla Comunità Europea presentammo il Socrates Intensive Programme European Shakespeares: Towards an Integrated European Curriculum che fu finanziato per tre anni consecutivi, dal 2004 al 2006. Di quegli anni, oltre all’apprezzamento degli studenti ferraresi, delle Università di Porto e di Utrecht e della Freie Universität di Berlino, che presero parte al programma, voglio ricordare una poesia à la Shakespeare composta da Manfred Pfister della Freie Universität: “Sonnet 18 (for Mariangela from Manfred, at the conclusion of the first Ferrara IP 2004)”: “Shall I compare thee to a pumpkin pie? / Thou art more lovely and more tempera”. L’Intensive Programme ha continuato ad ampliarsi all’Università di Porto con il titolo Shakespeare and European Culture: Texts and Images Across Borders e poi alla Univerzita Karlova di Praga con il titolo European Identities: Memory, Conflict and Commerce in Early Modern European Culture, la cui ultima edizione si è svolta nel maggio 2014.
Il Presidente dell’Associazione Italiana di Anglistica, Giovanni Iamartino, mette in luce la competenza di Mariangela nell’organizzazione di eventi culturali, fra cui il Seminario AIA svolto all’Università di Ferrara nel maggio del 2015. Dedicato a Twelfth Night dal testo alla scena e coordinato da Mariangela e Keir Elam dell’Università di Bologna, il seminario ha coinvolto soprattutto, e significativamente, gli studiosi in formazione. Romana Zacchi dell’Università di Bologna e Paola Pugliatti dell’Università di Firenze pongono in rilievo il ruolo fondamentale di Mariangela sia nell’ambito della European Shakespeare Research Association – ESRA sia all’interno della Italian Association of Shakespearean and Early Modern Studies – IASEMS. Apprezzando la sua attività nella International Shakespeare Association, Attila Kiss dell’Università di Szeged in Ungheria ne sottolinea la ricerca innovativa e originale; Martin Procházka della Univerzita Karlova di Praga ricorda “her contributions to the seminars at several Stratford Shakespeare Conferences and to our panel on Shakespeare under the Habsburg Empire at the Prague Shakespeare Congress” nel 2011.
Coloro che hanno lavorato con Mariangela sorrideranno leggendo che Rui Carvalho Home dell’Università di Porto celebra “her unmistakable mix of scholarship and iconoclasm”. Assecondando la predilezione di Mariangela per il sottile paradosso, noto che il suo contributo magistrale agli Shakespearan Studies si irradia, transnazionale e intermediale, estendendosi agli studi di letteratura comparata e planetaria.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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