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di Sara Spinedi*

Un fenomeno non prettamente italiano, ma decisamente frequente in Italia è la cosiddetta “fuga dei cervelli”. In realtà a fuggire sono i giovani in generale, consci delle poche opportunità che offre il proprio Paese e col desiderio di partire verso un futuro più positivo. In molti decidono di tentare questa strada, partendo anche con poco, con il minimo necessario e portandosi, dopo aver messo a confronto carte prepagate (info su http://www.apprendistatoprovinciaroma.it/confronto-carte-prepagate/) la cifra giusta per vivere qualche mese. Spesso l’avventura si conclude con un nuovo posto di lavoro, ma non tutti hanno questa fortuna e in certi casi, anche se ha il sapore della sconfitta, si torna indietro verso casa.
Ci sono però diverse opportunità che possono essere colte ancor prima di partire all’avventura e quindi progettando con un certo margine di sicurezza quella che può diventare un’esperienza all’estero non solo positiva, ma anche proficua. Questo è quello che accade grazie al progetto America Latina promosso da Unioncamere Emilia-Romagna e PromoFirenze in collaborazione con la Interamerican Investiment Corporation. In cosa consiste il progetto? In poche parole nel dare l’opportunità a degli imprenditori desiderosi di provare quei mercati di inserirsi in tali sistemi di affari.
Più nel dettaglio si tratta di una missione commerciale in Cile e Perù, nello specifico nelle città di Santiago e di Lima della durata di una settimana. In questa settimana i partecipanti all’iniziativa potranno prendere contatti e cogliere le opportunità commerciali in America Latina grazie a tutta una serie di incontri organizzati ad hoc per ciascuna impresa e mirati allo scopo. In questo modo gli imprenditori italiani che parteciperanno alla missione potranno conoscere realtà locali dell’America Latina, nonché imprenditori e fornitori del luogo. I settori che offrono maggiori opportunità sono quelli dell’abbigliamento di lusso, edilizia, medicale, design e arredo, macchinari energia e ambiente.
Si tratta quindi di un ventaglio abbastanza ampio dove le possibilità potrebbero essere davvero molte. Per partecipare l’impresa interessata deve compilare un’apposita scheda del proprio profilo che verrà visionata dagli uffici di Santiago. Se tutto procede al meglio e l’adesione viene accettata si deve formalizzare l’iscrizione entro il 28 settembre. La quota di partecipazione prevista è di 1.400 euro, una cifra abbastanza abbordabile a fronte della quale ci si possono aprire diverse possibilità.

* Giornalista, attualmente cura la sezione news su siti a tema finanza, tecnologia ed informazione.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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