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da: Vittorio Anselmi

La recente sentenza del Tribunale che avvia il processo di insolvenza della Vecchia Carife paradossalmente invece di fugare i dubbi li alimenta.
Da mesi sollevo domande che attendono risposta, spesso andando controcorrente rispetto a letture che ritenevo troppo schematiche, facili e “di comodo”; ho provato a porle all’ex commissario Capitanio durante la Commissione Consiliare che avevo con forza richiesto, ma abbiamo tutti scoperto che a quella Commissione partecipava la Nuova Carife e non il Commissario che ha governato la Vecchia per più di due anni. E ovviamente le risposte non ci sono state.
E mi permetto anche di far osservare una strana coincidenza: così come il famoso decreto Salvabanche venne firmato dal Governo, ma fu scritto da Bankitalia, anche la sentenza del Tribunale di Ferrara parrebbe totalmente allineata sulle posizioni e sui giudizi del Commissario liquidatore.
L’impressione sempre più forte che avverto è l’evidente mancanza di volontà da parte di coloro che dovrebbero darci spiegazioni, di saper leggere al di là delle preconfezionate motivazioni di comodo, contribuendo con ciò a stendere un velo di omertà e di protezione sul ruolo avuto in questi ultimi cinque anni da Bankitalia, Consob, Commissari ed infine Governo.
Se fosse vero che Carife sta fallendo con un buco da centinaia di milioni per colpa del/dei vecchi management della banca, tutto sarebbe semplice, anche perché la soluzione è già stata trovata ed in fretta: la Nuova Carife; con buona pace dei risparmiatori, degli azionisti e di un territorio orfano della Fondazione e, tra poco, ne sono certo, della “sua” banca di riferimento. Con ciò dilapidando altro che centinaia di milioni.
Ma il problema è che negli ultimi anni, ormai quasi tre, chi governava la Carife era Bankitalia. E i risultati, dopo tre anni di “cura” sono sotto gli occhi di tutti. Possibile che ci si lasci offuscare così da questa incredibile cortina fumogena?
E allora le mie domande rimangono ancora lì, sospese nel vuoto pneumatico: perché venne imposto un Commissariamento (per molti in modo illegittimo) con evidenti ed ormai accertati errori
di valutazione? Perché le risorse della Carife sono state dilapidate, e dove andranno a finire quelle ancora recuperabili? Perché i crediti, alcuni dei quali fanno parte delle famose operazioni che avrebbero innescato il Commissariamento, e che i Commissari hanno recuperato (al 100% ci ha detto Capitanio) non tornano alla vecchia Carife, e quindi a ristorare risparmiatori e azionisti? Perché le quote che Carife deteneva in Banca d’Italia non vengono usate per lo stesso fine? Perché i crediti in sofferenza sono stati inopinatamente svalutati in quattro mesi di una percentuale inusitata, e, guarda caso, uguale per le quattro banche coinvolte? E chi se ne avvantaggerà, visto che anche solo recuperando una piccola quota di quella svalutazione si recupererebbero tutte le risorse per ristorare azionisti e risparmiatori?
Mi dispiace, ma io non ci credo. Non credo a questa storia che ci raccontano tutti con un copione già scritto e che nessuno osa contestare, forse perché chi l’ha scritto è quasi intoccabile. Continuo a pensare in maniera ostinata e contraria, che la Carife sia stata vittima “anche” di una serie di circostanze negative, una sorta di “tempesta perfetta” che una volta partita “forse” non era più possibile fermare. Se non con atti di coraggio e di onestà intellettuale che sono mancati. Ma oggi andare a cercare i responsabili della Tempesta, individuando pochi e troppo facili capri espiatori è davvero un’operazione assai poco convincente, che ci allontana dalla verità.

Vittorio Anselmi
Capogruppo FI Consiglio Comunale

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