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da: Roby Guerra

BUGATTI-PASETTI-MALATRASI-ZAMUNER-CERVATO-PICCHI-DELL’OMODARME-MASSEI-CANCELLATO-CAPELLO-PEZZATO!
(Allenatore…. P. Mazza, M. Caciagli, G.B. Fabbri)

Lo speaker vocoder modello Schneider risuonò come eco doppler in tutto lo stadio, l’onda spaziotemporale persino oscillò come un microballetto alla velocità della luce…
La città volante era sparita dai navigatori siderali e terrestri da molte lune… II re scrittore disperato vagava come un satellite ibernato ormai dalla parti della nube di Orth.
L’ultimo faggiomanager rosso (fulvo come un famoso vigile che scontava le multe per comitiva ai ragazzini) dormiva beato in qualche polvere sottile verde in orbita finalmente dura come le antiche sequoie….
L’ultimo pifferaio duca…. i dissidenti verdi Barbra, Serge, Albert e Leonard invece guardavano fissi il cosmovisore, stanchi ma almeno con l’anima finalmente in pace! Non avevavo distrutto loro la città volante con la folle turbogas, anzi ne ritardarono la scomparsa, i vapori della Turbo mangiarono fino all’ultimo nanoatomo la Nebbia assassina che piano piano aveva contaminato ogni mattone rosso della city d’art…: una Nebbia assolutamente naturalissima creata dalla Terra addirittura 10000 anni prima, mai analizzata dai fanatici trogloditi del faggiomanager!
E goal, urlò come direttore d’orchestra (il più grande mai avuto a Ferraria) il clone di Paolo Mazza, alla rovesciata favolosa di Pezzato, al 7’ minuto ! Subito tutta la curva e tutta la tribuna diventò uno tsunami benefico, la grande onda biancoazzurra scriveva nello spazio virtuale a caratteri planetari LA SPAL IN SERIE A…
E in quell’istante, l’unico vero grande evento della perduta città volante, tutta la Colonia ferrarista sopravvissuta – in orbita statica ma almeno in funzione dinamica vitale a pochi quarti di Luna celebrò simultaneamente tutti i centenari del leggendario Rinascimento e della leggendaria Spal in Serie A…
Era una strana illusione virtuale, un mix straordinario tra gli ultimi software miracolosamente salvati del Tecnopolo e le nuove tecnologie transtemporali scoperte dopo il disastro, dai Biologi Darwiniani della Bellezza… Era invece un Illusione Reale, concetto sconosciuto nella gravità standard terrestre! La partita, ammirata sul cosmovisore era reale, simile ma diversa in quel 1960 sintonizzato di un altro universo parallelo… I viaggi nel tempo erano possibili ma appunto nei nostri micromacro universi simultanei!
2-0 al 7’ del secondo tempo e un secondo tsunami più bello dei quadri di De Chirico! E goal d’autorissimo, Oscar Massei… Il poeta visionario della colonia lanciò sulla Luna il suo usignolo elettronico che anche in assenza di gravità chippava-cinguettava contro ogni veto dogma ambientalista… 3-0 al 91’ contro il grande Torino di Valentino Mazzola, tuffo di testa del mitico Cancellato… lo disse anche sulla Luna, nel Mare della Libertà l’usignolo elettronico del poeta visionario della colonia!

Contini; Gasparetto, Cottafava, Ceccaroni; Lazzari, Castagnetti, Schiavon, De Vitis, Mora; Cellini, Finotto.
A disposizione: Branduani, Giani, Silvestri, Gentile, Di Quinzio, Bellemo, Spighi, Beghetto, Zigoni, Grassi.
Allenatore: Leonardo Semplici

LA SPAL IN SERIE A – GAME ON!

LA FOTO D’ARCHIVIO DELLA SPAL 1951-52 E’ PUBBLICATA PER GENTILE CONCESSIONE DELL’AGENZIA BUSINESS PRESS PROPRIETARIA DELL’IMMAGINE

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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