LA STORIA
“Giriamo il mondo gratis. E ora vogliamo produrre i nostri video”
Tempo di lettura: 5 minuti
Girano il mondo gratis e realizzano video in ogni luogo che visitano. Non il vecchio e trito filmino delle vacanze, ma accattivanti e freschi reportage. Intervistano, mostrano, spiegano. Raccontano e si raccontano. Il loro sogno è fare di un hobby il loro lavoro. Film-maker di fatto lo sono già. Ma cercano un riconoscimento professionale. E un’opportunità.
Loro sono Anna Luciani e Simone Chiesa. “Esploriamo il mondo utilizzando il Couchsurfing, un social network – spiegano – che mette in relazione viaggiatori e persone che offrono gratuitamente ospitalità a casa propria con l’obiettivo condiviso di realizzare un vero e proprio scambio culturale”.
Avviato come progetto no-profit, CouchSurfing ha la sua base operativa a San Francisco. Il sito è gratuito per gli utenti che sono incoraggiati a fornire informazioni e foto dei luoghi visitati e trae guadagno dagli investitori.
“Couchsurfing.org è appunto un particolare social network nato nel 2004 per permettere ai viaggiatori di tutto il mondo di incontrare persone disposte ad ospitarli gratis. Questa pratica da luogo a un vero e proprio scambio culturale che arricchisce tutti: chi viaggia scopre il luogo visitato da un punto di vista meno turistico e più autentico, mentre chi ospita ha la possibilità di conoscere persone e culture diverse senza doversi muovere da casa propria”.
Ad oggi il Couchsurfing è praticato in più di 120mila città in tutto il mondo e conta circa 9 milioni di iscritti.
“Le affinità tra i “couch” – così ci si chiama abbreviandosi tra couchsurfers – vengono garantite attraverso gli strumenti del portale. Ogni utente ha un proprio profilo in cui compaiono informazioni generali e personali (interessi, sport e hobby, passioni, aspetti del carattere eccetera), foto e soprattutto recensioni ricevute dagli altri utenti (compagni di viaggio o ospiti). I feedback sul profilo costituiscono una ‘carta di identità’ fondamentale per selezionare a chi mandare le richieste di ospitalità o scegliere chi ospitare, creando una fiducia reciproca reale a partire dall’analisi delle esperienze già vissute con gli altri membri della comunità.
“Viaggiando – dicono – abbiamo messo a frutto la nostra passione e le nostre competenze (l’esperto è Simone, ndr) nel campo della produzione video. Abbiamo realizzato un gran numero di episodi, raccolti in 15 puntate da 52 minuti ciascuna oppure in tante pillole più brevi. Quella che consideriamo ‘prima stagione’ è stata girata in Brasile, Uruguay e Argentina nel 2014. ‘Couchsurfers’ è il titolo che abbiamo scelto per il nostro programma, che propone uno stile di viaggio alternativo, giovane, divertente e dinamico che racconta luoghi, persone, curiosità e aspetti singolari delle più interessanti località nel mondo, servendosi della guida privilegiata e della visione interna dei locals”.
Vi siete ispirati ad altri programmi già in onda?
Girano molte cose. “Racconti dalle megalopoli” trasmesso da LaEffe e “Posso venire a dormire da voi” di Rai 5 sono i nostri riferimenti.
Cosa volete mostrare attraverso le vostre immagini?
L’obiettivo del programma è quello di raccontare i luoghi visitati, le persone e i vari aspetti delle diverse culture viaggiando in stile ‘Globetrotter’ a basso costo, zaino in spalla, in un’atmosfera autentica e genuina, valorizzando sia gli incontri e gli eventi casuali sia quelli programmati con persone o situazioni di particolare interesse, filmando spesso in soggettiva e in modo discreto, creando dinamiche informali e divertenti ma allo stesso tempo interessanti e informative.
Come siete organizzati nel vostro lavoro?
La troupe non è costituita dal classico binomio presentatore-operatore, bensì da due film-makers che sono al tempo stesso i protagonisti dell’avventura, permettendo in questo modo di creare dinamiche sociali intime e spontanee e facilitando l’immedesimazione dello spettatore che si sente coinvolto e partecipe.
Il prodotto finale che caratteristiche assume?
I video vengono presentati come diari di viaggio che i due protagonisti mostrano agli amici durante un aperitivo in casa commentando l’avventura, scherzando, ironizzando, riflettendo sulle esperienze vissute. Questa tecnica è simile a quella utilizzata in “Gazebo”, il celebre programma di Rai 3.
Lo stile è fresco, giovane, con una buona dose di umorismo ma usato in modo intelligente, non superficiale e non banale. Si cerca di fare vivere allo spettatore le stesse cose che accadono realmente facendo couchsurfing e viaggiando zaino in spalla per il mondo, senza filtri, senza censure e senza artifizi.
Avete già pronta una prima serie di puntate, giusto?
Sì, sono 15, ambientate in Sudamerica e sono state registrate tra febbraio e luglio 2014. E’ stato scelto il Brasile particolarmente vivace per la concomitanza dei mondiali di calcio 2014 e prossimo teatro di un altro evento di dimensione mondiale: le Olimpiadi 2016.
E come intendente in seguito sviluppare il format?
L’idea è quella di realizzare un progetto cross-media che si integri con il portale già esistente couchsurfing.org, invitando gli utenti di tutto il mondo a proporre e proporsi per partecipare al programma. Si possono anche creare tre o quattro troupe di viaggiatori diversi, in modo tale da coprire contemporaneamente luoghi anche molto distanti tra loro e creare un programma più lungo e più vario.
Insomma non resta che augurar loro di rivederli presto in tv…
Simone Chiesa, originario del Lago di Garda, è un filmmaker di 33 anni che ha realizzato in 8 anni di attività circa 200 prodotti audiovisivi, tra cui 6 documentari d’autore andati in onda in prima serata su DeejayTV e numerosissimi episodi di “Icarus – La ricerca del limite” in onda tutti i giorni su Sky Sport. Ha viaggiato in più di 24 Paesi nel mondo e vissuto in alcuni di questi anche per periodi prolungati. Parla fluentemente 6 lingue.
Anna Luciani, sua compagna in viaggio e nella vita, nata a Comacchio, è un noto architetto urbanista con l’hobby della fotografia. La sua passione sono sempre stati i viaggi e parla fluentemente inglese, spagnolo, francese e portoghese.
Sergio Gessi
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Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
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Francesco Monini
direttore responsabile
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