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di Daniele Lugli

Torna il tema della partecipazione, da ultimo con il bell’intervento di Giovanni Fioravanti su Ferraraitalia, nel quale si parla di Forum, di partecipazione civica, di vita di quartiere.
Forse può essere di qualche interesse ricordare al riguardo un’importante esperienza ferrarese dell’immediato dopoguerra, promossa e sostenuta principalmente da Silvano Balboni (Ferrara 1922-1948), la cui opera di antifascista, amministratore, educatore sociale non è molto conosciuta. Si tratta dell’attività del Centro di Orientamento Sociale (COS).

Il COS nasce a Perugia su iniziativa di Aldo Capitini alla liberazione della città: la sua prima riunione è del 17 luglio 1944. Suo motto è “Ascoltare e parlare: non l’uno senza l’altro”. Diceva Capitini “chi può parlare ascolta più profondamente”. E’ luogo di libero e costante approfondimento dei temi più sentiti dalla comunità. A Perugia, accanto al COS centrale sorgono COS rionali ed altri nella provincia. Anche fuori dall’Umbria l’iniziativa prende piede. Tornato a Ferrara, nell’estate dal ’45 dalla Svizzera, dove si era rifugiato sul finire del ’43 per sfuggire a stringenti ricerche, Balboni si impegna subito per l’avvio del COS e la prepara con gli amici più vicini. Ci vorrà più tempo del previsto e la prima riunione del Centro di Orientamento Sociale di Ferrara si tiene lunedì 4 marzo1946 alle ore 18.15 all’Auditorium comunale.

Grande è il successo del primo incontro. La gente è venuta ad una riunione non più solo per ascoltare ma ha parlato. Ha posto all’ordine del giorno una serie di temi, a partire da quelli minuti e quotidiani – Nelle scatole di latte evaporato Unrra si nota un foro stagnato, c’è manomissione? L’autolettiga della Cri funziona male; c’è responsabilità? Il mangime per i polli è troppo caro e così la crusca venduta dai Consorzi agrari. L’assistenza sanitaria è troppo frazionata (Eca, Onmi, assistenza bellica, antitubercolare, reduci) e i furbi ne approfittano. Perché idraulici ed elettricisti non vengono a casa quando li chiami e costano così caro? Il problema delle strisce spartitraffico nel centro. Quali sono le prospettive dello stabilimento della Gomma sintetica? –  prendendo l’impegno di affrontarli. Viene messa a disposizione la sala del Consiglio in Castello Estense, sede della Amministrazione provinciale. Non si salta una settimana. Nel maggio del ’47 in una lettera a Capitini conta 50 incontri nel COS di città. Ci sono infatti anche COS, se pure meno assidui, nelle delegazioni, promossi sempre da Balboni. Notevole ad esempio l’attività di partecipazione alla base dell’istituzione della Delegazione di Gaibanella e la posizione del COS di Pontelagoscuro, contraria alla collocazione della ricostruzione decisa dal Comune, dopo la distruzione bellica, non più nel vecchio centro: sarà confermato l’orientamento dell’Amministrazione, con il voto contrario di Silvano Balboni, e nascerà Ponte nuovo.

Il tenersi del Cos in una sede istituzionale (in Castello fino a luglio, nel Salone del Plebiscito, Palazzo comunale, dopo cena) e l’essere divenuto Balboni assessore comunale agevolano certo il contatto con istituzioni, autorità, responsabili in genere. Ciò pone però anche il problema dell’autonomia e dell’indipendenza del COS garantita da impegno, indipendenza personale e rigore morale di Balboni. Il COS di Ferrara diventa un fatto di interesse cittadino, riconosciuto come uno strumento utile di conoscenza e controllo. La stampa cittadina ne annuncia gli incontri, ne riporta i resoconti, dibatte i temi affrontati dal Cos. È considerevole il contributo alla razionale e civile discussione dei problemi che il Cos dà in un momento nel quale la provocazione ed il sospetto sono strumenti usuali della lotta politica e si diffondono allarmi e voci incontrollate.

Nel tempo si nota uno spostarsi dai temi più minuti ad argomenti di più ampio respiro, anche sciolti da uno stretto legame locale. Un esempio è il Convegno Ferrarese sul problema religioso moderno che prende l’avvio il 17 dicembre del 1946 e poiché non è tema da concludersi in una serata prosegue un martedì dopo l’altro per dodici martedì, concludendosi l’11 marzo 1947.

Si svolge nella grande sala, allora sede dell’Università Popolare, sopra il Teatro Nuovo. Sono presentate e discusse 16 relazioni. Segue la discussione una media di 200 persone (molti i giovani e le donne). Il convegno, al quale con vari ospiti partecipano buona parte degli intellettuali ferraresi, alcuni tra i quali allora giovanissimi, desta attenzione e curiosità: ne vengono date notizie sulla stampa e ne conseguono polemiche. Le relazioni del sacerdote don Mario Mori, del pastore evangelico Zeno Tonarelli, del rabbino Leone Leoni, dell’ex prete, scomunicato vitando,  Ferdinando Tartaglia possono dare un’idea del ventaglio delle posizioni e dell’ampiezza del confronto..

Dimostrato che i temi più difficili possono essere portati a un contatto più largo che non si creda e affermato nei fatti che non vi sono limiti al discutibile si ritorna nella vecchia sede Consiglio comunale e a temi più consueti. Diceva Capitini che era bene discutere di patate e di ideali, non le une senza gli altri.

I problemi di funzionamento dei servizi pubblici e dell’istituzione di nuovi, del funzionamento più corretto dell’attività amministrativa, dell’assetto complessivo della città restano al centro dell’interesse del COS. In questo senso il COS viene a configurarsi in alcuni momenti quasi come un autorevole organo consultivo dell’Amministrazione per le più importanti decisioni da assumere. Il COS di Ferrara svolge un lavoro importante di vaglio, di preparazione e di critica rispetto alle decisioni amministrative. Il buon funzionamento delle assemblee, dove si va per ascoltare e parlare, ha creato uno spazio di confronto e di incontro di competenze tecniche, responsabilità politiche e amministrative e consenso popolare.

“Il COS lavora per la democratica trasparenza delle Amministrazioni. Controllate attraverso di esso coloro che avete eletto nelle elezioni amministrative”, recita un invito del COS, che non sembra aver perso di freschezza ed attualità. Ma il COS è anche altro: accanto ai problemi più schiettamente politici e amministrativi vengono in evidenza questioni di grande respiro. Le questioni del divorzio, della libertà e della ricerca religiosa, dell’obiezione di coscienza sono al centro di un confronto appassionato. Le conclusioni del COS ferrarese anticipano così di un quarto di secolo le faticose conquiste nel nostro Paese di diritti civili, quali appunto divorzio e obiezione di coscienza,  Sono temi centrali per la nuova socialità, alla quale lavorano Capitini e i suoi amici e che si vorrebbe caratterizzassero la Costituzione in via di elaborazione. Le posizioni del COS di Ferrara sono inviate al Ministero per la Costituente, che aveva promosso una consultazione degli Enti Locali. Il COS di Ferrara ha carattere esemplare: Nelle circolari che intendono promuovere la diffusione dell’esperienza è scritto: Chi vuole precise indicazioni su che cosa sono i COS (Centri di Orientamento Sociale), sul loro funzionamento, sul modo di istituirli, può rivolgersi a Silvano Balboni (Ferrara, Corso di Porta Romana 62 ) o a Aldo Capitini.

Non è qui il luogo per analizzare le cause della crisi dei COS sostanzialmente affidati al difficile volontariato di pochi cossisti. Già alla fine del ’47 delle decine di COS costituiti in tutta Italia risultano in costante attività solo quelli di Perugia, Ferrara, Firenze e Teramo.

I partiti si preparano allo scontro elettorale del ’48, si dividono in fronti contrapposti, contano le forze, radunano le truppe: è il momento dello schieramento, senza tentennamenti e discussioni. Non è tempo di COS.

A Ferrara il COS prosegue però anche nel 1948, con attività importanti. Il Cos resta fino all’ultimo al centro dell’esperienza e dell’impegno di Sivano Balboni, che ne tenta il rilancio e l’estensione sul territorio nazionale e provinciale. Balboni muore a 26 anni di fulminea malattia il 7 novembre 1948. Il Cos, anche se la sigla proseguirà per qualche tempo, non gli sopravvive, né a Ferrara, né altrove.

“Ci mancò poi quell’orizzonte sereno nel quale si inscrivevano i nostri incontri e scontri” come ebbe occasione di dirmi Pasquale Modestino. Resta solo Capitini a firmare la circolare n.5 dicembre 1948 Sviluppo del lavoro dei C.O.S., nella quale si concentra la riflessione sull’esperienza e la speranza  una ripresa “dal basso” dell’iniziativa per la quale gli è venuto meno il decisivo contributo di Silvano. Lo scritto si apre così Silvano Balboni, iniziatore del COS di Ferrara, è morto il 7 novembre 1948. La sua presenza e il suo servizio continuano.

 

Istruzioni di Aldo Capitini per costituire i Centri di orientamento sociale

  1. Un Cos è una riunione aperta a tutti per discutere tutti i problemi
  2. Molto importante è la periodicità, cioè stabilire un giorno e ora fissi per ogni settimana
  3. Il promotore del Cos forma un gruppo o comitato per eseguire tutto ciò che occorre al funzionamento di un Cos
  4. E’ bene che i componenti del Comitato siano indipendenti o di diversi partiti
  5. L’impegno del Comitato è di tenere il Cos aperto a tutti e di ammettere la discussione anche su temi proposti dal pubblico
  6. Uno del Comitato presiede la riunione
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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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