Skip to main content

Non c’è niente di più bello di una vigna ben zappata, ben legata, con le foglie giuste e quell’odore della terra cotta dal sole d’agosto. Una vigna ben lavorata è come un fisico sano, un corpo che vive, che ha il suo respiro e il suo sudore.” (La luna e i falò, Cesare Pavese)

“Io non faccio vino naturale, io faccio vino e basta”: questa frase di Stefano, che aiuta la compagna Giovanna a portare avanti l’azienda vinicola “La Pacina” fra le colline del Chianti senese – sua da cinque generazioni – potrebbe riassumere da sola il documentario “Resistenza naturale” di Jonathan Nossiter, vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino nel 2014. Come le parole di Giovanna ci dicono cosa sia per loro l’agricoltura: “Voglio che sia la terra a parlare, questo non è il mio vino è il vino di Pacina”. Quel saper fare, quell’aver cura e pazienza, quella vita ciclica che segue le stagioni, per loro non è un modo di produrre, ma il modo di produrre vino.

resistenti-natura
La locandina

Stefano e Giovanna nel 2009 hanno deciso di uscire dalle denominazioni di origine Doc e Docg perché secondo loro non costituiscono più il simbolo di un marchio di qualità, ma sono ormai associate al concetto di produzione industriale e standardizzata, completamente slegata dal patrimonio artigianale. Come loro hanno fatto Corrado e Valeria, bocconiani viticoltori marchigiani, e un altro Stefano, questa volta piemontese che giustamente si chiede come possano le caratteristiche di un vino Doc essere le stesse per quello prodotto nella sua azienda biodinamica al confine con la Liguria, dove l’aria sa di mar Tirreno, e per quello prodotto da Corrado a 700 km di distanza, nelle Marche che si affacciamo sull’Adriatico. L’agricoltura non può garantire degli standard come una produzione industriale perché il prodotto varia di anno in anno: in un’estate secca in cui i grappoli sono arsi dal sole, come si potrà avere un bianco dal colore “giallo paglierino tendente al verde?”, si chiede Corrado gustandosi un buon calice dalle sfumature dorate all’ombra di un enorme fico insieme agli altri produttori riuniti da Nossiter. Si può spiegare ai consumatori di oggi che se un frutto o un ortaggio sono lucidi e perfetti come quelli finti che si usano come soprammobili, probabilmente hanno i loro stessi principi nutritivi e le loro medesime proprietà organolettiche? “Bisogna cambiare il concetto di alimento”, dichiara Stefano, “se è ciò che ci dà la convivialità e la gioia di vivere, non può essere uguale ovunque”.
Qui non si parla, o non si parla solo, di biologico che oggi rimanda subito al mondo radical chic e per il quale bisogna richiedere (e pagare) una certificazione, a quell’idea fintamente bucolica della campagna alla ‘Mulino bianco’, che non fa altro che trasportare in un casolare ritinteggiato le abitudini, i ritmi e i consumi della città. Si tratta di “rivendicare una tradizione per innovare” per tentare di far coincidere o quanto meno di conciliare tempi biologici e tempi storici. Elena, che ha ereditato la sua azienda nei colli piacentini, si sente la mera custode delle sue vigne di più di 90 anni: “il mio ruolo è preservare il vigneto per i miei nipoti”. Questa è la responsabilità che sente e questo è il motivo per cui fin dall’inizio ha rifiutato l’agricoltura tradizionale per quella biologica. Lo Stefano piemontese spiega così la filosofia di questi rivoluzionari tradizionalisti: “la vera agricoltura è ricostruire ogni giorno l’equilibrio rotto facendo agricoltura”. “Resitenza naturale” parla di una cultura e di una storia sociale che stiamo perdendo, sempre che non sia troppo tardi: le lucciole sono già scomparse da tempo in molti luoghi e per molte persone.

tag:

Federica Pezzoli


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it