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L’Osteria La Lanterna di Diogene di Solara di Bomporto (Modena) unisce buona tavola e impegno sociale, impegnando una dozzina di ragazzi disabili, alcuni sono anche soci fondatori. Con il loro impegno nei campi, nella stalla e nell’osteria, i ragazzi sostengono l’attività della Lanterna. Da qualche anno l’osteria, fondata nel 2006, è recensita anche nella Guida Slow Food Osterie d’Italia perché, oltretutto, utilizzano solo ed esclusivamente prodotti biologici km 0, tra cui i formaggi e lo yogurt dell’Azienda Casumaro che si trova sempre a Solara, le uova e il riso dell’Azienda Cerutti di Burana di Bondeno, nel ferrarese. Tra queste realtà imprenditoriali non si è solo instaurato un ottimo rapporto, ma è nata una grande amicizia e un tessuto di relazioni sul territorio che loro definiscono ‘casa’. Dall’amicizia all’amore il passo è breve: i produttori Elisa Casumaro e Stefano Cerutti si sono sposati a settembre 2013 e il pranzo nuziale è stato interamente preparato dai ragazzi della Lanterna. Una favola vera che vale la pena raccontare.

Siamo andati a cena alla Lanterna di Diogene con Elisa Casumaro* e Stefano Cerutti**, per ascoltare da loro questa bella storia, e dalle parole di Giovanni Cuocci che gestisce l’osteria insieme agli altri soci.

Elisa, come hai conosciuto i ragazzi della Lanterna?

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Elisa Casumaro in azienda, con una dei suoi vitellini

Mia mamma lavorava in un’azienda che ogni anno a Natale fa doni alle realtà che hanno bisogno di essere sostenute, non in denaro ma in termini di beni utili. Per anni, a dicembre, veniva a casa e chiedeva a mio papà: “Noi ce l’abbiamo un vitellino da regalare alla Lucciola per Natale?”, e l’anno dopo, “Ce l’abbiamo un maialino per la Lucciola?”. E mio padre le rispondeva sempre: “Ma cosa se ne fanno di questi animali?”. Questo una decina di anni fa, finché non abbiamo iniziato a conoscerci meglio e a collaborare in modo più consistente.


Giovanni, come si è sviluppato poi il rapporto con l’Azienda Casumaro?

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Giovanni Cuocci davanti all’entrata dell’osteria

Cercavo buoni latticini, sono andato a visitare l’azienda e ho cominciato ad utilizzare i loro prodotti per l’osteria. Fino a quando, nel 2007, Elisa ha tenuto per noi un bellissimo laboratorio su come fare il formaggio. E’ stato un momento molto intenso: per Elisa era la primissima esperienza, ora tiene regolarmente laboratori per le scuole perché l’azienda è fattoria didattica; per noi è stato come aprirci al territorio, tessere una nuova e profonda relazione. Da allora stiamo crescendo insieme.

E Stefano Cerutti, quando lo avete conosciuto?

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Stefano Cerutti durante una visita guidata alla riseria

Ecco, mi ricordo che c’è stato un momento particolare in cui Elisa ha cominciato a fare degli strani e ripetuti inviti, chiedendomi se per caso non mi servissero delle uova, se non avessimo bisogno di qualche gallina, perché lei aveva conosciuto un ragazzo che allevava le galline e produceva uova biologiche; diceva che era un ragazzo bravissimo, che dovevamo conoscerlo. Beh, di lì a poco erano fidanzati! Ed effettivamente i prodotti erano ottimi e abbiamo cominciato ad utilizzarli. Quindi ora abbiamo i formaggi bio di Casumaro, le uova e il riso bio di Cerutti… vitellini, maialini… e le famose galline! Una grande famiglia.

Entrando in osteria ho visto una foto in cui Carlo Petrini di Slow Food vi fa visita e so anche che siete recensiti nella guida di Slow Food Osterie d’Italia. Ci vuoi raccontare qualcosa a proposito?

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Visita di Carlo Petrini alla Lanterna, a seguito del terremoto in Emilia del 2011

Volentieri. Io conoscevo già Slow Food perché m’interessavo di cibo e gastronomia. Poi c’è stata l’illuminazione con il libro di Petrini “Buono, pulito e giusto”: leggendolo, sembrava che parlasse di noi, della nostra scuola, della realtà della Lucciola… era identica, tant’è che mi chiedevo come avesse fatto a scrivere di noi senza conoscerci. Da lì è nato il desiderio di incontrarlo e di portarlo alla Lanterna. L’occasione è arrivata in occasione del Convegno mondiale del biologico, nel 2008: Petrini era tra i relatori, la cena ‘clou’ si sarebbe tenuta nel ristorante di un amico, il convegno era organizzato dall’allora Assessore all’agricoltura della Provincia di Modena, Graziano Poggioli, infaticabile promotore del biologico che io conoscevo. Non c’era storia, io dovevo essere lì quella sera, a cena con loro, a costo di fare il cameriere. E così è stato, il proprietario del ristorante ha aggiunto un posto a tavola e mi sono seduto in mezzo a loro: non mi pareva vero, avevo alla mia sinistra Carlo Petrini e alla destra Vandana Shiva, la famosa attivista e ambientalista indiana. Un sogno.

Hai cenato con Carlo Petrini e Vandana Shiva? Continua, non ti fermare…

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La Lanterna di Diogene, la scultura che si trova nel giardino dell’osteria

Non solo, ma c’erano anche il filosofo ed economista francese Serge Latouche, l’allora presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese e tutta una serie di personalità nel campo del biologico e della sostenibilità. Io non ho fiatato per tutta la serata, ascoltavo a più non posso. Alla fine, mi hanno chiesto chi ero e cosa ci facevo lì. Gli ho raccontato della Lanterna e della Lucciola, di come la scuola raccontata da Petrini fosse identica alla nostra, infine ho invitato Petrini a venirci a trovare. Lui era impegnatissimo in quei giorni e io non volevo rischiare che non venisse, così il giorno dopo ci siamo presentati al convegno, abbiamo aspettato che finisse il suo intervento, poi l’abbiamo rapito.

Avete rapito Petrini?
Sì, ho detto a Simona, una ragazza down che lavora in osteria e che è cresciuta con noi, “Simo, la macchina è in moto, lo carichiamo e ce ne andiamo.” E lei, tutta seria e presa nella parte, è andata e gli ha detto “Io sono qui per rapirti, andiamo!”. Lui si è fatto una gran risata e ha cominciato a guardarsi intorno per vedere dov’ero. Finite le interviste con i giornalisti, l’abbiamo portato qui all’Osteria e abbiamo mangiato insieme i tortelloni preparati dai ragazzi. Lui è rimasto molto contento e da quel momento non ci siamo più lasciati, tant’è che dopo il terremoto si è fatto promotore di una campagna a sostegno della nostra attività perché ne eravamo usciti distrutti [vedi]. La foto che hai visto entrando è stata scattata qualche giorno dopo il terremoto, quando Petrini e tutti i fiduciari di Slow Food sono venuti a cena qui, proprio per darci il coraggio e la spinta per ripartire. Siamo diventati una Comunità del cibo di Terra Madre e partecipiamo anche al Salone del Gusto di Torino.

Ma raccontami un po’ dei ragazzi e del gruppo che ruota attorno alla Lanterna…
Sì, finora ho raccontato qualche aneddoto simpatico ed emblematico, ma la storia della Lanterna è un’altra, è la storia di diverse persone che si sono messe insieme e che sono capaci di lavorare in gruppo. La nostra è una cooperativa, tra i soci ci sono anche alcuni ragazzi con patologia cresciuti al Centro di terapia integrata per l’infanzia La Lucciola [vedi]. Le scelte vengono fatte insieme e il mio voto vale come quello di ognuno di loro, come quello di Caterina per esempio.

Giovanni chiama Caterina che sta servendo ai tavoli. Cate ha 26 anni, lavora come aiuto cuoca e cameriera, ed è tra i soci della Lanterna. Da principio un po’ timorosa, Caterina comincia a raccontarsi, dimostrando un’incredibile consapevolezza di sé e della propria patologia.

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Caterina (a sinistra) e Carlo Petrini in visita alla Lanterna

Io sono arrivata alla Lucciola che avevo 16 anni, perché a scuola non mi trovavo tanto bene. Io venivo tutte la mattina da Bologna, perché noi abitavamo là. Poi, siccome venire alla Lucciola mi piaceva tanto, con la mia famiglia abbiamo deciso di avvicinarci e ci siamo trasferiti a San Giovanni in Persiceto. Alla Lanterna mi hanno insegnato tante cose, mi hanno insegnato a lavorare insieme e che cos’è la dignità. Qui hanno capito i miei problemi e le mie difficoltà, perché io ho avuto una vita difficile, spesso mi viene voglia di piangere per la mia patologia.

Di quali attività ti occupi qui alla Lanterna, Caterina?
Durante il giorno pulisco le verdure che verranno preparate per la cena, lavo i piatti, dò da mangiare ai maiali che sono alleviamo nel bosco, il giovedì facciamo i tortelloni di ricotta, i tortelloni di zucca, i maccheroni al pettine, le tagliatelle, ecc. La sera invece faccio la cameriera. Fare la cuoca mi piace tanto e anche stare in mezzo alla gente, tutte queste cose mi danno molta soddisfazione.

Stefano, tornando a voi, raccontaci dell’amicizia con Giovanni e di com’è nata l’idea di far preparare il pranzo del matrimonio dai ragazzi della Lanterna…
La Lanterna è il posto che ci piace di più al mondo. Qui è stato il nostro primo appuntamento. Ancora adesso, quando siamo stanchi, dopo aver girato tutta la settimana per mercati contadini e consegne, venire a mangiare qui è la cosa che più ci rappacifica col mondo. Qui troviamo degli amici e stiamo bene, finalmente tranquilli. Inoltre sono davvero bravi, si mangia benissimo e utilizzano prodotti ottimi. Per noi è una grande soddisfazione vedere che i nostri prodotti vengono valorizzati e usati al meglio. Per tutti questi motivi, ci siamo sempre detti che se mai ci fossimo sposati, avremmo fatto preparare il pranzo dalla Lanterna.

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Il caseificio di Maurizio Casumaro a Solara di Bomporto (Modena)

*L’Azienda agricola Casumaro è un’azienda a conduzione familiare che si occupa di allevamento da generazioni. Dopo un lungo percorso di conversione al biologico, nel 2010 aprono il caseificio e si certificano biologico su tutta la filiera. Elisa Casumaro è l’anima dell’azienda: figlia del proprietario, 30 anni, laureata in Ingegneria industriale, è addetta alla gestione dei mercati, degli ordini per i Gas, si occupa delle visite didattiche e del marketing.

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La risaia dell’Az. agricola Cerutti a Burana di Bondeno

**L’Azienda agricola Cerutti è un’azienda storica a conduzione familiare che negli anni è passata attraverso varie trasformazioni: da azienda frutticola, piano piano si è convertita fino a dedicarsi totalmente alla coltivazione del riso e all’allevamento di galline ovaiole. L’azienda è certificata biologica in tutto e per tutto. Stefano è l’intestatario insieme al padre, ha 37 anni, è perito agrario e si occupa principalmente della coltivazione del riso, dell’allevamento delle ovaiole, gestisce i mercati contadini e le consegne a Gas, negozi e ristoranti.

I prodotti di Cerutti e Casumaro si possono trovare anche a Ferrara: a Terraviva Bio di Dalle Molle (via delle Erbe 29) e da Bergonzini Uber (via Garibaldi 1).
I prodotti di Cerutti si trovano anche al Mercato contadino del venerdì a Porta Paola (banchetto di Io Bio), a GiroBio in via Terranuova.

Le foto in cui compare Carlo Petrini sono pubblicate nel sito di Slow Food.

Per visitare il sito della Lucciola [vedi]
Per visitare il sito della Lanterna [vedi]
Per saperne di più suo produttori, visita i siti dell’Az. Agricola Casumaro [vedi], quello dell’Az. Agricola Cerutti [vedi] e il sito Agrizero.it [vedi]

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Sara Cambioli

È tecnico d’editoria. Laureata in Storia contemporanea all’Università di Bologna, dal 2002 al 2010 ha lavorato presso i Servizi educativi del Comune di Ferrara come documentalista e supporto editoriale, ha ideato e implementato siti di varia natura, redige manuali tecnici.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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