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La mia tv puzza. È un fenomeno impercettibile, lento, ma ormai gli effluvi della putrefazione stanno cominciando a farsi sentire, tanto che i miei cani se ne stanno a leccare il monitor praticamente tutto il santo giorno. Non gli par vero di avere una carogna tutta per loro, nel bel mezzo del salotto, da odorare e assaporare a turno. Hanno imparato a non litigarsela, tanto non la possono mangiare. Resterà lì finché l’odore non sarà più sopportabile, almeno per me. Poi la butterò, con buona pace di Kikko e Groucho… e di mia moglie!
Mia moglie appunto, lei non se n’è ancora accorta.
Una sera, spaparanzato nel divano, le chiedo: – Non senti nulla?
Lei mi guarda e mi fa: – Cosa devo sentire?
Io indico la tv, – Puzza! – rispondo. Lei non mi asseconda, non capisce.
– È la cuccia, è ora di lavarla! – conclude. Poi mi strappa il telecomando e alza il volume. È il segnale che devo tacere e smetterla di dire cavolate.
Così mi alzo e me ne vado nel mio studio, li lascio in pace: mia moglie, i miei cani e la carogna al plasma puzzolente da cinquanta pollici.
Nello studio mi aspetta lui, il mio adorabile compagno d’avventure. Lo accendo, basta un clic del mouse e mi accoglie nel suo mondo.
Sì perché dovete sapere che è grazie a lui se sono diventato il protagonista delle mie serate. Clicco ed entro nel palcoscenico, scrivo le mie frasi d’effetto e la gente mi dice “Bravo, mi piace… condivido…”
Non tutti per la verità, ma in fondo nemmeno lo pretendo, mi basta un po’ d’attenzione. E poi mi guardo attorno, osservo, m’informo, ascolto e dico la mia. Ormai parlo più con lui che con mia moglie. Lei del resto, quando mi parla, non mi guarda nemmeno in faccia, fissa la carogna che, nonostante tutto, continua a funzionare perfettamente e a ubriacarla con le sue storie sempre uguali.
Lui no, lui è attento, mi chiede partecipazione, mi lusinga, mi fa sentire importante. Mi porta fra i suoi amici, siamo in tanti e ogni sera parliamo di questo e quello.
È una situazione strana però, lui e la carogna non si parlano, non si sopportano, fanno di tutto per mettere zizzania: l’una dice una cosa e l’altro la smentisce subito dopo. Forse è proprio per questo che mia moglie e io non ci capiamo più: lei si fa infinocchiare dalle fregnacce che sente, io invece no. Io m’informo, chiedo, dico la mia e vado a cercare la verità. Non mi accontento del parere del signor opinionista a contratto “so tutto io” e tantomeno dei servizi del servizievole giornalista di turno.
L’altro giorno, per esempio, c’è stato un complotto di Rai e servizi segreti: tutti d’accordo per fare andare in tilt i modem e le linee telefoniche del quartiere per mettere fuori gioco il mio amico cybernauta. Tant’è che ho dovuto passare tutta la sera a fissare la carogna!
– Come mai tra noi stasera? – fa mia moglie senza distogliere gli occhi dalla carogna.
– C’è qualche film interessante? – ribatto, la soddisfazione di risponderle non gliela do.
– Film? No no, stasera c’è “Quarto grado”… e non azzardarti a cambiare come tuo solito! – dice. Trattasi di serio avvertimento, perché mi accorgo che per un attimo ha posato lo sguardo su di me.
Così, senza dire una parola, mi sistemo nell’angolo più scomodo del divano, di fianco c’è mia moglie sdraiata col plaid sulle gambe e Kikko a scaldarle i piedi, mentre Groucho già dorme nella sua cuccia. Tanto è solo questione di poco mi dico: infatti, dopo mezzora appena, lei e i due quattrozampe stanno ronfando all’unisono che è quasi un piacere sentirli.
È da parecchio tempo ormai che mi sono accorto dell’effetto soporifero che puntualmente la carogna esercita sulla mia famiglia, a esclusione del sottoscritto ovviamente. Saranno i gas della decomposizione o forse le chiacchiere ipnotiche in dolby surround, ancora non ho ben capito quale ne sia la causa. In fondo non m’importa nemmeno, anzi meglio così: di solito ho altro da fare.
– A noi due carogna! Vediamo cosa mi racconti stasera – le bisbiglio. Sfilo il telecomando dalla mano inerte di mia moglie e inizio a cercare.
Premo uno: c’è Bruno Vespa che ammira il suo ultimo plastico sfregandosi le mani compiaciuto, somiglia sempre di più al suo vecchio mentore Andreotti. Premo due: Roberto Giacobbo mi aggiorna sulle ultime ipotesi riguardanti la misteriosa fine del tesoro dei templari. Premo tre: una faccia da mezzo tossico con l’erre moscia parla e ride del nulla col suo ospite, un ex sessantottino pseudointellettuale. Premo quattro: quella stragnocca bionda della Viero chiede lumi sul dna dell’indagato al prezzemolino esperto di medicina forense. Premo cinque: un robot con la mascella e i muscoli di Arnold Schwarzenegger si rialza dopo essere stato appena investito da un tir nella quarantacinquesima replica di Terminator. Premo sei: uno sconosciuto dalla faccia di bronzo e vestito come un MIB rincorre Maurizio Gasparri davanti a Montecitorio, mentre quest’ultimo gli risponde dandogli dell’handicappato. Premo sette: un Crozza-Renzi tutto sorridente parla con un Crozza-Bersani tutto abbacchiato, mentre un Crozza-Berlusconi tutto allupato ammicca e fa battute a un Crozza-Razzi tutto rincretinito che non capisce.
Ok, soliti canali e solita roba, proseguiamo…
Premo dieci: un omone vestito da cuoco in odore d’infarto urla a un ometto magro e intimidito in divisa da cameriere di sbrigarsi a servire ai tavoli. Premo sedici: due coatte italoamericane truccatissime stanno immerse in un idromassaggio a raccontarsi le performance erotiche dei loro boyfriends. Premo ventitré: una voce fuoricampo commenta le immagini relative a un probabile cataclisma planetario, ricordandoci simpaticamente per l’ennesima volta quanto sia casuale la nostra sopravvivenza nell’Universo.
Direi che può bastare. Lascio la carogna e torno nello studio, non si sa mai che il mio compagno di giochi abbia ripreso a funzionare. Provo a collegarmi e… alleluia, sono di nuovo in rete! Ne approfitto e vado a trovare alcuni miei amici: parlano del disegno di legge del senatore Cirenga per l’istituzione di un fondo di centotrentaquattro miliardi di euro per gli ex deputati in difficoltà, in pratica una somma pari a cinque leggi di stabilità. Un tale di Bergamo scrive di due rom che, offesi dalle ingiurie di un pensionato che avevano appena rapinato, lo querelano per razzismo. Pare poi che Putin abbia dichiarato che l’Italia è governata da un branco di incapaci che in Europa non contano nulla… Piove sul bagnato.

Questa sera non ho voglia di scrivere niente, non ho voglia di discutere, di commentare, di smentire. Sarà la stanchezza, sarà che ho visto e sentito troppe cose, troppo grosse e tutte quante nella stessa serata.
Spengo tutto: la carogna in salotto, il mio amico burlone nello studio. Osservo mia moglie e i miei cani che dormono, li lascio tranquilli e me ne vado a dormire anch’io.
Sto per sdraiarmi a letto quando mi accorgo di un libro appoggiato sul bordo del comodino: “Manoscritto trovato a Saragozza”. È il mio libro preferito di sempre, non ricordavo di averlo lasciato lì.
Lo apro, il segnalibro è a pagina centoventitré, c’è scritto “decima giornata”.
Che faccio? Proseguo da lì o ricomincio daccapo?
In fondo non è importante da dove ripartire, l’avrò letto e riletto una ventina di volte ormai. La cosa importante è che mi è venuta voglia di leggerlo di nuovo, per un’altra prima volta.

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Carlo Tassi

Ferrarese classe 1964, disegna e scrive per dare un senso alla sua vita. Adora i fumetti, la musica prog e gli animali non necessariamente in quest’ordine. S’iscrive ad Architettura però non si laurea, si laurea invece in Lettere e diventa umanista suo malgrado. Non ama la politica perché detesta le bugie. Autore e vignettista freelance su Ferraraitalia, oggi collabora e si diverte come redattore nel quotidiano online Periscopio. Ha scritto il suo primo libro tardi, ma ha intenzione di scriverne altri. https://www.carlotassiautore.altervista.org/

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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