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“Quali lezioni hai oggi?” / “Dopo Italiano e Scienze ho finalmente Disegno! Due ore!” / “Ma non hai mai i compiti di Disegno?” / “La Professoressa dice che il nostro compito è quello di guardare, sempre, tutto. E ricordare”.

Così il ricordo della mia professoressa di Disegno delle scuole medie, Carolina Marisa Occari, si presenta quando vengo a sapere che ci ha lasciato. Un’arte del silenzio e dell’attenzione, dei particolari naturali che pochi sanno apprezzare e riconoscere.

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Una grande fattoria ferrarese, 2004, acquaforte

Marisa Occari inizia ad ascoltare il Po a Stienta nel 1926, e se ne allontana da ragazza per studiare alla scuola d’arte Dosso Dossi di Ferrara, quindi al liceo artistico di Venezia e infine all’Accademia di belle arti di Bologna, dove è allieva di Giovanni Romagnoli e di Giorgio Morandi. Nei primi anni ’50 comincia a dedicarsi all’arte dell’incisione, ed è proprio Morandi che comprende l’energia artistica che Marisa trae dai suoi incontri con il Fiume.
Incide sulle lastre per sempre i suoi paesaggi, gli intricati borghi naturali, le piccole cose e i personaggi della sua campagna. I segni precisi, decisi, eterni che trasformano gli ambienti di bassa pianura, segnati da canali, filari, casolari, dal delta del Po, in luci ed ombre del regno di terre ed acque. Le sue opere rappresentano l’arte incisoria italiana del ‘900.

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Grande pioppo sul Po, 1999, aquaforte

In una recente intervista Marisa Occari ricorda i suoi incontri con il Fiume: “Il Po, che cosa meravigliosa! Si trasforma a seconda dell’alba e del tramonto. I tramonti poi sono unici. Mia madre mi diceva: ‘Prendi la bicicletta Marisa, corri, fai presto, vieni a vedere tutta la bellezza del tramonto’.”

“Mia mamma era preoccupata. Si lamentava con mio papà: ‘Dicono tutti, ma quella matta della Occari è sempre lì che va in giro con le sue borse, con le sottane tutte scucite (non badavo molto alla moda)’. Ed in bicicletta io correvo con le mie cose per disegnare, le chine, le matite, ero affascinata da quella cosa lì. Era il momento più creativo”.

Nel 1951, dopo la rotta del Po: “Io riuscivo ad andare da Stienta ad Occhiobello in bicicletta. Dall’argine vedevo un paesaggio lunare, gli alberi contorti, sradicati, un insieme di rovine. Ero affascinata da questo luogo. Mi ricordo la devastazione e la morte di tante persone. Il paesaggio aveva acquistato un fascino, una distesa di bellezza. La nostra campagna è bellissima. Non ne potevo fare a meno”.

“Il giorno del mio compleanno mio figlio mi ha chiesto cosa mi facesse piacere. Gli ho detto: Tu mi porti a vedere il mio Po.”

Arrivederci Marisa.

 

Le sue opere sono conservate presso:

– Istituto nazionale per la grafica, Roma
– Raccolta dei disegni e delle stampe “Achille Bertarelli”, Milano
– Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi, Firenze
– Raccolta del Museo civico, Bassano (VR)
– Gabinetto stampe antiche e moderne, Bagnacavallo (RA)
– Gabinetto dei disegni e delle stampe di Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno, Firenze
– Biblioteca Ariostea, Ferrara
– Palazzo Bonaccossi, Ferrara
– Palazzo Vescovile, biblioteca, Rovigo
– Collezione Melotti, Ferrara
– Museo Albertina, Vienna
– Gabinetto delle stampe del Museo d’arte orientale e occidentale, Odessa (UK)
– Museo d’arte nazionale, Kiev (Ucraina)

Per saperne di più [vedi il sito]

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Davide Bassi

È Professore di Paleontologia e Paleoecologia presso il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Ferrara. Amando l’Arte si occupa di paleoecologia e sistematica delle comunità bentoniche fossili del Giurassico e del Cenozoico. La ricerca scientifica universitaria e l’Arte lo hanno indirizzato verso il Giappone dove è stato visiting professor presso il Tohoku University Museum (Institute of Geology and Paleontology, Graduate School of Science) e l’Università di Nagoya.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

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Francesco Monini
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