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Da: Ufficio Stampa Laerte – La Rete – Cittadini Uniti per Ferrara

Esattamente un anno fa, il 29 Novembre 2018, si è costituita la Rete Civica dell’Urban Center di Ferrara. Il 14 maggio scorso nei locali dell’Urban center, allo scadere del loro mandato politico, le due coordinatrici, hanno sostenuto la nascita di una rete informale di cittadini: singoli e associati, realtà formali e informali, uniti per lo sviluppo di forme di democrazia partecipativa. In quell’ occasione, le persone che da tempo in città si stavano prendendo cura di spazi e beni comuni con modalità innovative, hanno presentato le loro esperienze, per invitare i presenti ad unirsi e condividere la Carta dei principi e le proposte da presentare alla nuova amministrazione comunale. Partendo dalle esperienze e dai bisogni emersi, seguendo l’esempio dell’analoga esperienza fiorentina del Forum Civism Beni Comuni, per dare forza e continuità alle energie civiche emerse, i presenti hanno rinnovato il loro impegno di promuovere il benessere di chi vive nel territorio.
Le scelte dell’amministrazione – passata e presente – possono determinare l’autorevolezza istituzionale o meno del progetto, promuovere e sostenere tavoli di co-progettazione tra cittadini e tecnici del Comune, ma non possono condizionare la sua effettiva e sostanziale esistenza.
In Italia e nel mondo sono molteplici gli Urban Center sviluppati da reti sociali e civiche per finalità di interesse pubblico: i primi Urban Center nascono come luoghi informali di discussione dei cittadini per elaborare soluzioni ai problemi della città.
“Ferrara può apparire come una di terra di mezzo: si è combattuti tra il riconoscerle, proprio per questo, una forte e irreplicabile identità, o il soffermarsi sull’apparire lontana dagli entusiasmi del vicino capoluogo. Basta però scrollarsi un po’ di pigrizia mentale e provare a cercare, per scoprire che non è poi così vero. Ferrara ha qualcosa in comune con grandi realtà urbane quali New York, Amsterdam, Bologna, Chicago, Milano, e ancora Parigi, Vienna, Torino. La comunanza è data dalla presenza di un Urban Center, dal quale è nata poi una rete di cittadini. Sono un patrimonio per una città. È moltissimo. È un segno della civiltà di un luogo che può sostenere l’equiparazione a realtà cittadine più considerate”
È questo l’incipit dell’articolo “La Rete dei cittadini di Ferrara: la connessione della democrazia partecipativa” a cura di Miriam Amoroso per la piattaforma culturale “Pellicano Papers” (http://pellicanopapers.com/). Verrà pubblicato lunedì 25 novembre, a sostegno del diritto all’ informazione che hanno le persone che compongono una comunità, troppo spesso destinatarie di notizie distorte e frettolose perchè fondate su conoscenze superficiali o di scarso interesse economico.
L’Urban Center di Ferrara, che in seguito ha deciso di chiamarsi “Laerte”, nome di origine greca che unisce la parola “popolo” al verbo “unire”, per rimarcare la natura di percorso civico che va oltre le divisioni, apartitico, aconfessionale e nonviolento, vuole informare tutta la cittadinanza che non solo è ancora vivo nella sostanza, ma è più forte di prima.
Possiamo chiamarlo “Laerte”, o più semplicemente “La Rete”: a caratterizzarlo nei fatti da quasi dieci anni, è la passione civica di oltre 500 persone e di tanti tecnici comunali, alcuni dei quali ancora coinvolti come liberi cittadini. La Rete è un progetto volontario. A breve una delegazione incontrerà il Sindaco e sono già attivi diversi gruppi di lavoro collettivo su teoria, pratiche e comunicazione.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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