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La vicenda risale agli anni Ottanta ed ha visto annose vicende giudiziarie, esplose nel 2012 in seguito ad una sentenza della Corte d’Appello di Bologna che accoglieva il ricorso di Alois Lageder (imprenditore vitivinicolo dell’Alto Adige) contro la determinazione di un’indennità di esproprio di un’area destinata ad edilizia popolare nella zona di Villa Fulvia.

Il Comune fu costretto a pagare alla controparte oltre un milione e settecentomila euro.
Il caso provocò polemiche politiche ed ebbe risonanza sulla stampa, in consiglio comunale ed anche in seguito ad esposti di esponenti dell’opposizione alla Corte dei Conti.
Il Sindaco Tagliani,comunque, con il patrocinio della avvocatura civica del Comune, propose ricorso avanti la Corte di Cassazione che in questi giorni ha depositato la sentenza.
Ora – con soddisfazione del Sindaco – la Cassazione ha accolto il ricorso del comune annullando la sentenza di merito rinviando alla Corte d’Apello perchè pronunci una diversa sentenza conforme ai principi indicati dalla Cassazione stessa.

In sostanza dovrà essere ricalcolata l’indennità di esproprio secondo i principi proposti dal Comune accolti dalla Cassazione. Più in particolare la Corte d’Appello aveva ritenuto ingiustamente che, con l’esproprio di una porzione dell’area di Lageder e la realizzazione del piano di edilizia popolare, il comune avesse assorbito anche la capacità edificatoria dell’area residua, così determinando un valore venale dell’area espropriata assai superiore a quello ritenuto equo dal Comune ai fini della determinazione dell’indennità in base al valore venale del bene. L’avvocatura civica ha rilevato, nel ricorso alla Corte di Cassazione, che in base alla normativa in materia, il Peep non aveva sottratto capacità edificatoria all’area residuata in proprietà a Lageder, che l’aveva quindi mantenuta con tutto il suo valore e che, di conseguenza, la supervalutazione del valore venale dell’area espropriata compiuta dalla Corte d’Appello era errata. La Corte di Cassazione ha accolto questa censura proposta dal Comune e la Corte d’Appello dovrà effettuare un nuovo calcolo. Altra importante critica sollevata in Cassazione dal Comune attiene al fatto che, la sentenza impugnata, aveva non solo determinato in quel modo eccessivo il valore venale dell’area acquisita dal Comune ma lo aveva aumentato di un ulteriore 50% applicando l’atto di cessione senza considerare che le norme su cui si fondava (che non applicavano l’aumento al valore venale ma a valori assai inferiori) erano state dichiarate incostituzionali e senza considerare che, quindi, non era più possibile applicare quella maggiorazione. La sentenza impugnata, cioè, provocava l’abnorme risultato di far pagare al comune un’indennità pari al 150% del valore di mercato dell’area, valore peraltro calcolato erroneamente in modo eccessivo. La Cassazione ha accolto anche questa censura proposta dal Comune. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, dovrà ricalcolare l’indennità secondo i principio proposti dal Comune che la Suprema Corte di Cassazione ha ritenuto di accogliere.

La famiglia Lageder, dovrà restituire al Comune di Ferrara quanto ingiustamente pagato oltre alle le spese di giudizio.

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COMUNE DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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