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Da: Organizzatori

Lunedì 28 ottobre – Teatro Comunale “Claudio Abbado”, ore 20.30 – la stagione 2019/2020 di Ferrara Musica prosegue con un concerto da camera, protagonista l’Archos Quartet, formato da giovani musicisti di diverse nazionalità, che hanno deciso di lavorare insieme nel 2009, dopo il perfezionamento all’Università della musica di Lubecca. Filip Jeska e Maria Odvody al violino, Radenko Kostadinov alla viola e Francesca Fiore al violoncello hanno deciso di chiamarsi “Archos” prendendo spinto dalla parola greca archè che significa principio, origine, e rappresenta la forza primigenia che domina il mondo. Il quartetto ha partecipato a numerosi corsi e masterclass di musica da camera e si è esibito in importanti sale da concerto come la Barbican Hall di Londra e la Berliner Ensemble di Stoccarda.
Il concerto, che è organizzato con il patrocinio del MEIS – Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah e in collaborazione con il Comitato per i Grandi Maestri, propone due brani del compositore torinese di origine ebraica Leone Sinigaglia, morto nel 1944 dopo l’arresto che lo avrebbe condotto in un campo di sterminio. Il compositore rappresentò uno dei vertici della musica sinfonica italiana nel primo Novecento. Dopo gli studi musicali di violino, pianoforte e composizione, Sinigaglia completò la sua formazione all’estero, soggiornando prima a Vienna, dove conobbe Brahms e ne divenne amico, e poi a Praga, dove studiò strumentazione con Dvořák. Dal grande musicista ceco trasse, tra l’altro, l’ispirazione per introdurre nelle strutture accademiche l’attenzione per il canto popolare. Nella produzione cameristica di Sinigaglia, oltre a due Sonate, rispettivamente per violino e pianoforte e per violoncello e pianoforte, spiccano i Quartetti. Il Quartetto in re maggiore op. 27 che sarà eseguito dall’Archos Quartet fa parte delle composizioni della maturità, legate agli inizi del Novecento e alle sue frequentazioni brahmsiane. La composizione, in quattro movimenti, attesta la maturazione di uno stile unico e personale, un sapiente sincretismo di elementi mitteleuropei e italiani. Le quindici Variazioni su un tema di Brahms op. 22 invece si basano sul Lied per coro misto “Dein Herzlein mild” op. 62 n. 4, datato 1874: dedicate al Quartetto Boemo, furono edite nel 1902 a Berlino da Simrock, editore assai legato a Brahms. Chiudendo perfettamente il cerchio, il programma è completato dal Quartetto op. 51 n. 2 dello stesso Brahms, opera della piena maturità, dalla scrittura articolata e profonda. La prima esecuzione di quest’opera avvenne il 18 ottobre 1873 alla Singakademie di Berlino e vide protagonista Joseph Joachim, amico di vecchia data del compositore, suo grande estimatore, nonché uno dei più famosi violinisti del tempo.

Lunedì 28 ottobre alle 17 al Ridotto del Teatro, Valentino Sani presenterà il concerto in un incontro a ingresso libero, dando al pubblico un inquadramento storico-musicale del concerto, accompagnato da alcuni brevi ascolti.

Biglietti da 9 a 29 euro. Info: www.ferraramusica.it, tel. 0532-202675; biglietteria@ferraramusica.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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