L’ARTE DEL PAESAGGIO
Natura tra realtà e pittura alla Reggia di Venaria
Tempo di lettura: 6 minuti
Il paesaggio è il luogo dove prende forma la relazione tra uomo e natura. Andare a raccogliere una selezione rappresentativa dell’arte del paesaggio significa ripercorrere le tappe di un’idea di bellezza strettamente collegata al mondo vegetale, ma anche mostrare attraverso quadri e opere tridimensionali l’evoluzione di una sensibilità estetica, morale, sociale.
Questo il merito della mostra “Una infinita bellezza – Il Paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea” in corso alla Reggia di Venaria (qualche chilometro a nord di Torino), visitabile fino a domenica 27 febbraio 2022.
Quella porzione di mondo, che si offre alla vista davanti ai nostri occhi o incorniciata da una tela, può essere selvaggia o urbanizzata. Comunque la rappresentazione del paesaggio è un resoconto della presenza umana, dei nostri desideri, paure, capacità di dominare o di rispettare il mondo naturale. Uno scorcio di bosco rivela l’esuberanza di flora e fauna, ma è anche specchio della tutela e della cura che lo preservano.
Giardini geometrici e perfettamente intagliati sono il frutto di una volontà di padroneggiare il creato piegandolo all’umano desiderio di esibizione e bellezza, quasi quanto gli skyline di grattacieli smisurati.
In questo senso l’ambientazione della mostra all’interno della Citroniera della Reggia di Venaria è un’occasione per spaziare da una carrellata di natura declinata attraverso più di 200 opere tra dipinti, fotografie, video e installazioni, ai Giardini di piante vere, ma assoggettate a una ricerca cortigiana di perfezione formale che affonda le radici nel giardino all’italiana di origine tardo-rinascimentale.
Per questo è consigliabile arrivare a Venaria Reale per tempo, in modo da poter visitare, oltre alla mostra, anche il parco (con ingresso consentito solo fino alle 15.30).
[Cliccare sulle singole immagini per ingrandirle]
I Giardini sono una distesa di artificio e natura lunga 60 ettari, che ridà forma, foglie, fusto e fiori all’arte del giardino alla francese, che si afferma nel Settecento, riprendendo la tradizione italiana basata sulla simmetria delle forme, su decorazioni vegetali ricercate, statue, giochi d’acqua e grandiose prospettive che si perdono, nella parte più estrema, in foreste riservate alla caccia. E ancora oggi in questi confini estremi può capitare di avvistare una volpe.
Le Citroniere sono, invece, lo spazio all’interno dell’immensa villa sabauda, adibito in origine ad accogliere gli agrumi e altre piante da frutto.
Qui ora c’è la corposa sequenza di opere della mostra che vuole spaziare attraverso “Una infinita bellezza”.
Il titolo riprende l’ambizione allo sconfinamento che caratterizza questo complesso: dall’interminabile viale dei Giardini (l’Allea centrale) alla spettacolare Galleria Grande che toglie il fiato e abbaglia il visitatore nel percorso di visita alla reggia.
La mostra parte dalla prima sezione dedicata alle poetiche romantiche del “Pittoresco e sublime” per procedere con le immagini del Grand Tour in Italia “Tra Roma e Napoli. La luce del sud”, proseguendo con i “Paesaggi tra letteratura e storia” senza dimenticare un tuffo nella specifica realtà territoriale con “Torino capitale, paesaggi per la raccolta moderna della città” (sezione 4) e “Persistenza del paesaggio in Piemonte” (sezione 7).
Il viaggio approda all’ultima metà dell’800 con opere come “La quiete” di Antonio Fontanesi, a rappresentare la sezione “Dipingere nella natura: una scelta moderna”.
Da qui si ci addentra nell’ambito dei diversi movimenti artistici che hanno caratterizzato il ventesimo secolo. A rappresentare “Nuove sensibilità tra Divisionismo e Simbolismo” c’è ad esempio il ferrarese Gaetano Previati con l’olio su tela “Nel prato. Il mattino”, 1889-1890.
“Aspetti del paesaggio Futurista” sono illustrati con opere di Balla, Boccioni e Depero.
Con le opere dipinte “Tra le due guerre” la pittura figurativa comincia a essere messa in discussione e irrompono opere come quelle metafisiche di Giorgio De Chirico.
Sempre all’interno di quest’arco di tempo sono inserite le vedute cittadine di Filippo de Pisis, che interpreta la lezione impressionista in una chiave tutta moderna con quelle sue pennellate dure, secche, quasi stenografiche, tese a tratteggiare una rappresentazione asciutta ma densa di vita.
Si lascia quindi posto alle provocazioni delle Avanguardie con il “Paesaggio informale” fino ad arrivare alle semplificazioni della Pop Art nei “Paesaggi degli anni Sessanta”.
La parte conclusiva è affidata alle concettualizzazioni dell’arte contemporanea nelle opere dei “Paesaggi d’oggi”.
Artisticamente il paesaggio nasce come sfondo, scenografia davanti alla quale mettere in scena illustrazioni d’altro tipo, da quelle di stampo religioso a quelle mitologiche, ma anche solo come scenario per la collocazione di un ritratto. Pian piano quello che era il disegno prospetticamente più lontano su cui campeggiavano le figure, selvaggio o urbanizzato che fosse, conquista la dignità di genere a sé stante. Nel saggio su “Il Giardiniere appassionato” (Adelphi, 1992), Rudolf Borchardt diceva che “l’immagine di un giardino sorge nella fantasia per assoggettare la realtà”. E, non a caso, l’amore e l’interesse appassionato per la natura nasce proprio nel momento in cui l’uomo, con una padronanza sempre più forte di tecnologia e industria, sente la natura non più come minaccia incontrollabile, ma come un elemento che può dominare e che corteggia come una fiera che può essere ammansita e addomesticata.
La mostra in corso a Venaria Reale riesce così a esemplificare l’evoluzione di questo genere pittorico a partire dal suo debutto ufficiale, con il Romanticismo, fino alle più recenti espressioni artistiche contemporanee.
“Una infinita bellezza – Il Paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea”, Citroniera Juvarriana della Reggia di Venaria, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino). Aperto fino al 27 febbraio 2022 da martedì a venerdì ore 9.30-17; sabato, domenica e festivi ore 9.30-18.30. Per info: tel. 011 4992333, sito web https://www.lavenaria.it/it/mostre/infinita-bellezza
Giorgia Mazzotti
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
Periscopio è proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.
Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto.
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante. Buona navigazione a tutti.
Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.
Francesco Monini
direttore responsabile
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it