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Il paesaggio è il luogo dove prende forma la relazione tra uomo e natura. Andare a raccogliere una selezione rappresentativa dell’arte del paesaggio significa ripercorrere le tappe di un’idea di bellezza strettamente collegata al mondo vegetale, ma anche mostrare attraverso quadri e opere tridimensionali l’evoluzione di una sensibilità estetica, morale, sociale.

Questo il merito della mostra “Una infinita bellezza – Il Paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea” in corso alla Reggia di Venaria (qualche chilometro a nord di Torino), visitabile fino a domenica 27 febbraio 2022.

Mostra sul Paesaggio in Italia: opere della sezione 5 dedicata a “Dipingere nella natura” con Fontanesi e De Andrade (foto La Venaria Reale)

Quella porzione di mondo, che si offre alla vista davanti ai nostri occhi o incorniciata da una tela, può essere selvaggia o urbanizzata. Comunque la rappresentazione del paesaggio è un resoconto della presenza umana, dei nostri desideri, paure, capacità di dominare o di rispettare il mondo naturale. Uno scorcio di bosco rivela l’esuberanza di flora e fauna, ma è anche specchio della tutela e della cura che lo preservano.

Veduta dei Giardini della reggia sabauda di Venaria (foto La Venaria Reale)

Giardini geometrici e perfettamente intagliati sono il frutto di una volontà di padroneggiare il creato piegandolo all’umano desiderio di esibizione e bellezza, quasi quanto gli skyline di grattacieli smisurati.

“Il giardino delle sculture fluide” di Giuseppe Penone nel Parco Basso dei Giardini di Venaria, 2003-2007

In questo senso l’ambientazione della mostra all’interno della Citroniera della Reggia di Venaria è un’occasione per spaziare da una carrellata di natura declinata attraverso più di 200 opere tra dipinti, fotografie, video e installazioni, ai Giardini di piante vere, ma assoggettate a una ricerca cortigiana di perfezione formale che affonda le radici nel giardino all’italiana di origine tardo-rinascimentale.

“Contemplazione e desiderio” di Ugo Nespolo, 2021

Per questo è consigliabile arrivare a Venaria Reale per tempo, in modo da poter visitare, oltre alla mostra, anche il parco (con ingresso consentito  solo fino alle 15.30).

[Cliccare sulle singole immagini per ingrandirle]

Giardini di Venaria: Parco Alto
Resti del Tempio di Diana
Potager Royal (fotoM)

I Giardini sono una distesa di artificio e natura lunga 60 ettari, che ridà forma, foglie, fusto e fiori all’arte del giardino alla francese, che si afferma nel Settecento, riprendendo la tradizione italiana basata sulla simmetria delle forme, su decorazioni vegetali ricercate, statue, giochi d’acqua e grandiose prospettive che si perdono, nella parte più estrema, in foreste riservate alla caccia. E ancora oggi in questi confini estremi può capitare di avvistare una volpe.
Le Citroniere sono, invece, lo spazio all’interno dell’immensa villa sabauda, adibito in origine ad accogliere gli agrumi e altre piante da frutto.

Galleria Grande nella Reggia di Venaria (foto M)

Qui ora c’è la corposa sequenza di opere della mostra che vuole spaziare attraverso “Una infinita bellezza”.

Giardini di Venaria: vasca centrale (fotoM)

Il titolo riprende l’ambizione allo sconfinamento che caratterizza questo complesso: dall’interminabile viale dei Giardini (l’Allea centrale) alla spettacolare Galleria Grande che toglie il fiato e abbaglia il visitatore nel percorso di visita alla reggia.

“Mare allo spuntare dell’aurora” di Giuseppe Pietro Bagetti, 1820 -1830 (sezione 1: Pittoresco e sublime)

La mostra parte dalla prima sezione dedicata alle poetiche romantiche del “Pittoresco e sublime” per procedere con le immagini del Grand Tour in Italia “Tra Roma e Napoli. La luce del sud”, proseguendo con i “Paesaggi tra letteratura e storia” senza dimenticare un tuffo nella specifica realtà territoriale con “Torino capitale, paesaggi per la raccolta moderna della città”  (sezione 4) e “Persistenza del paesaggio in Piemonte” (sezione 7).

Il viaggio approda all’ultima metà dell’800 con opere come “La quiete” di Antonio Fontanesi, a rappresentare la sezione “Dipingere nella natura: una scelta moderna”.

“La quiete” di Antonio Fontanesi, 1860 (GAM, Torino)

Da qui si ci addentra nell’ambito dei diversi movimenti artistici che hanno caratterizzato il ventesimo secolo. A rappresentare “Nuove sensibilità tra Divisionismo e Simbolismo” c’è ad esempio il ferrarese Gaetano Previati con l’olio su tela “Nel prato. Il mattino”, 1889-1890.

“Nel prato. Il mattino” di Gaetano Previati, 1889-1890 (Uffizi, Firenze)

“Aspetti del paesaggio Futurista” sono illustrati con opere di Balla, Boccioni e Depero.

Opere d’arte futuriste in mostra (foto La Venaria Reale)

Con le opere dipinte “Tra le due guerre” la pittura figurativa comincia a essere messa in discussione  e irrompono opere come quelle metafisiche di Giorgio De Chirico.

“Interno metafisico con alberi e cascata” di Giorgio De Chirico, 1918 (Lattes, Torino)

Sempre all’interno di quest’arco di tempo sono inserite le vedute cittadine di Filippo de Pisis, che interpreta la lezione impressionista in una chiave tutta moderna con quelle sue pennellate dure, secche, quasi stenografiche, tese a tratteggiare una rappresentazione asciutta ma densa di vita.

“La Darsena di Milano” di Filippo de Pisis, 1943

Si lascia quindi posto alle provocazioni delle Avanguardie con il “Paesaggio informale” fino ad arrivare alle semplificazioni della Pop Art nei “Paesaggi degli anni Sessanta”.

“Zuccaia” di Piero Gilardi, 1966 (GAM di Torino, foto M)

La parte conclusiva è affidata alle concettualizzazioni dell’arte contemporanea nelle opere dei “Paesaggi d’oggi”.

Zuccaia di Gilardi (Paesaggi degli anni ’60). Sullo sfondo Paesaggi d’oggi: Giorgio Ramella, Nicola De Maria e Mimmo Paladino (fotoM)

Artisticamente il paesaggio nasce come sfondo, scenografia davanti alla quale mettere in scena illustrazioni d’altro tipo, da quelle di stampo religioso a quelle mitologiche, ma anche solo come scenario per la collocazione di un ritratto. Pian piano quello che era il disegno prospetticamente più lontano su cui campeggiavano le figure, selvaggio o urbanizzato che fosse, conquista la dignità di genere a sé stante. Nel saggio su “Il Giardiniere appassionato” (Adelphi, 1992), Rudolf Borchardt diceva che “l’immagine di un giardino sorge nella fantasia per assoggettare la realtà”. E, non a caso, l’amore e l’interesse appassionato per la natura nasce proprio nel momento in cui l’uomo, con una padronanza sempre più forte di tecnologia e industria, sente la natura non più come minaccia incontrollabile, ma come un elemento che può dominare e che corteggia come una fiera che può essere ammansita e addomesticata.

La mostra in corso a Venaria Reale riesce così a esemplificare l’evoluzione di questo genere pittorico a partire dal suo debutto ufficiale, con il Romanticismo, fino alle più recenti espressioni artistiche contemporanee.

“Una infinita bellezza – Il Paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea”, Citroniera Juvarriana della Reggia di Venaria, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino). Aperto fino al 27 febbraio 2022 da martedì a venerdì ore 9.30-17; sabato, domenica e festivi ore 9.30-18.30. Per info: tel. 011 4992333, sito web https://www.lavenaria.it/it/mostre/infinita-bellezza

 

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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