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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Con il sindaco Matteucci, l’assessore Cameliani e il direttore generale di LepidaSpA Mazzini. Dalla Regione un finanziamento complessivo di 4,5 milioni

Inaugurazione oggi a Ravenna, nell’area industriale delle Bassette, del primo dei quattro DataCenter Lepida, destinati a concentrare e rendere più efficiente l’hardware che negli anni si è accumulato nei ced dei Comuni dell’Emilia-Romagna, con dispendio di risorse economiche, energetiche e livelli non sempre adeguati di sicurezza, come hanno dimostrato i danni informatici provocati dal sisma tre anni fa.
A Ravenna il DataCenter Lepida occupa un edificio di 600 metri quadrati e un’area, entrambi di proprietà comunale, di 1260 metri quadrati complessivi. Al taglio del nastro erano presenti l’assessore regionale alle Reti di infrastrutture materiali e immateriali Raffaele Donini, il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, l’assessore comunale a “Ravenna digitale” Massimo Cameliani e il direttore generale di LepidaSpA Gianluca Mazzini.
Per rendere più efficiente l’Information Technology della pubblica amministrazione dell’Emilia-Romagna, si è deciso di concentrare le macchine e i servizi di datacenter e cloud in 4 unità, gestite da LepidaSpA – la società in-house per l’innovazione e le reti, che ha come socio di maggioranza la Regione e tutti gli enti locali e territoriali – con un finanziamento regionale complessivo di 4,5 milioni e la messa a disposizione dei locali da parte dei Comuni che ospitano le strutture.
I DataCenter Lepida sono un elemento costitutivo della Rete Lepida, “nativamente connessi”, e quindi con tutta la banda necessaria, e “ridondati”, a prova di emergenze naturali. Oltre a essere efficienti a livello energetico, permettono un notevole risparmio, determinato principalmente da due fattori. Primo, con il costo per la sola energia elettrica che ogni Comune sta pagando ora per il suo ced, nel DataCenter Lepida sarà possibile coprire i costi di energia elettrica, ammortamento e gestione delle macchine. Secondo, il costo dei servizi offerti, che sono molto competitivi rispetto alle offerte di mercato.
Una novità rispetto allo scenario nazionale è il modello elaborato e gestito da LepidaSpA, che prevede infatti una gestione in “condominio” del DataCenter, in modo da “armonizzare” le risorse pubbliche e quelle private, garantendo la sostenibilità del progetto anche nel lungo periodo e un supporto all’innovazione del tessuto produttivo locale. A Ravenna la parte privata è stata affidata, attraverso una gara, a iNebula, società che ha messo a disposizione 300mila euro. In base a questo modello, i privati che si aggiudicano lo spazio privato si vincolano comunque a mettere a disposizione di altri privati almeno il 30% delle infrastrutture.
Le dichiarazioni
Per l’assessore Donini, “il risultato raggiunto a Ravenna, con cantieri già aperti a Parma e la progettazione per Ferrara e Bologna, è possibile perché Regione ed enti locali lavorano insieme, in modo complementare, avendo già investito, in anni in cui il ‘sistema Paese’ ancora non ne parlava, in una rete a banda ultra larga. Rete che è diventata ricchezza e peculiarità del territorio più in generale, e non solo della pubblica amministrazione”.
“Nell’epoca delle comunicazioni veloci – ha commentato il sindaco Matteucci – le infrastrutture ‘immateriali’ sono altrettanto importanti, per una comunità, di quelle materiali. L’efficienza, l’affidabilità e la sicurezza delle reti di telecomunicazione sono un fattore fondamentale dello sviluppo di un territorio, oltre che un prezioso elemento della qualità della vita dei cittadini e dei rapporti fra questi ultimi e la pubblica amministrazione. Con l’inaugurazione di questo DataCenter compiamo un passo sicuramente importante in questa direzione”.
“Coroniamo una scelta politica forte e l’obiettivo di far diventare Ravenna il baricentro tecnologico delle pubbliche amministrazioni romagnole – ha affermato l’assessore Cameliani – . Il DataCenter offrirà inoltre un’opportunità di competitività, economicità e redditività in più per le aziende del nostro territorio che potranno utilizzare i servizi tecnologici offerti, tra cui quelli di back up, storage, continuità operativa e disaster recovery. Per quanto riguarda ai servizi, il DataCenter ci aiuterà a modernizzare i rapporti tra Comuni, cittadini e imprese con azioni dirette a favorire lo sviluppo e l’offerta di servizi digitali innovativi”.
“Passiamo – ha spiegato il direttore generale Mazzini – da una visione frammentata di tante macchine distribuite tra i tanti enti a una più concentrata, da macchine singole a macchine condivise con i vantaggi tipici della virtualizzazione tra cui quelli relativi al risparmio energetico. Il prossimo passo sarà quello relativo ai software, da singoli software per i singoli clienti a software su cloud, pagato in base all’utilizzo”.
Secondo Andrea Farina, presidente e amministratore delegato del Gruppo Itway di cui INebula fa parte, “l’inaugurazione di questa nuova infrastruttura nella città di Ravenna rappresenta una grande occasione per iniettare fiducia e innovazione nelle imprese del territorio. iNebula è impegnata a portare servizi innovativi che possono cambiare radicalmente il modo di lavorare delle nostre imprese portandole a essere competitive sui mercati internazionali. Grazie a questo DataCenter, di elevata qualità, non solo le imprese potranno beneficiare di servizi innovativi a costi molto contenuti, ma avranno il beneficio di poter conoscere l’ubicazione dei loro dati, che pur essendo in cloud, risiederanno fisicamente a due passi dall’azienda. Infine il nuovo DataCenter di Ravenna ci permette di offrire alle imprese del territorio un luogo vicino, gestito e sicuro, dove ospitare senza preoccupazioni i server che fino a oggi erano solite tenere in azienda, con notevoli rischi per la sicurezza e l’affidabilità”.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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