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Con i voucher circa 10mila posti di lavoro occasionali potranno essere recuperati con trasparenza in Emilia Romagna nelle attività stagionali in campagna dove con l’estate sono iniziate le attività di raccolta e presto ci sarà la vendemmia. Lo afferma Coldiretti regionale nel commentare positivamente le dichiarazioni de ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio che si è detto pronto a reintrodurre i voucher in agricoltura, come peraltro previsto nel contratto di governo.
Si tratta – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – di una decisione importante fortemente sostenuta dalla nostra organizzazione dopo che la riforma ha di fatto azzerato questa opportunità in agricoltura per integrare il reddito delle categorie più deboli, ma anche per avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti o mantenere attivi anziani pensionati”. La normativa che aveva sostituito i voucher – ha precisato Coldiretti regionale – è stata un vero flop in agricoltura dove ha fatto crollare del 98% in valore l’uso dei buoni lavoro innanzitutto per effetto di un eccesso di inutile burocrazia.
“Ora occorre fare presto poiché l’estate coincide – ha detto il direttore di Coldiretti regionale, marco Allaria Oliveri – con il periodo di maggior impiego di lavoro nelle campagne a partire dalle attività di raccolta di verdura e frutta come albicocche o pesche, fino ad arrivare alla vendemmia che si concentra nel mese di settembre e secondo un sondaggio Coldiretti/Ixé il 68% dei giovani italiani sarebbe disponibile a partecipare alla vendemmia o alla raccolta della frutta. I voucher sono uno strumento positivo per l’economia e il lavoro dei territori interessati ma sono anche validi nel favorire l’emersione del sommerso”.
I voucher – ha ricordato Coldiretti Emilia Romagna – erano stati introdotti per la prima volta in via sperimentale nel 2008 per la vendemmia proprio per le peculiarità dell’offerta di lavoro nelle campagne. Nel corso degli anni successivi l’agricoltura – sottolinea ancora l’organizzazione – è stata l’unico settore che è rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) a differenza di altri settori. Non è un caso – precisa Coldiretti Emilia Romagna – che il numero di voucher impiegati nelle campagne dell’Emilia Romagna siano rimasti stabili e addirittura in calo, passando dai 400 mila del 2013 (8,2% del totale) ai circa 350 mila dell’ultimo anno di applicazione (solo il 2,6% del totale).

Da: COLDIRETTI EMILIA ROMAGNA – ufficio stampa

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COLDIRETTI


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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