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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Incontro oggi in Regione con i sindacati. L’assessore Donini: “Paradossale pensare di ridimensionare la forza lavoro in un momento in cui all’azienda sono arrivate tante commesse”

Bologna – Massimo impegno della Regione a promuovere un tavolo istituzionale che favorisca la soluzione della vertenza Alstom.
È quanto emerso oggi al termine dell’incontro che l’assessore regionale alle infrastrutture e trasporti Raffaele Donini ha avuto, anche a nome del presidente Stefano Bonaccini e dell’assessore alle attività produttive Palma Costi, con i rappresentanti sindacali di Alstom, azienda leader mondiale nella progettazione e realizzazione dei sistemi di gestione e controllo del trasporto ferroviario.
L’incontro era stato chiesto dai sindacati nell’ambito della protesta dei lavoratori contro la decisione dell’azienda di procedere a 11 trasferimenti collettivi dell’area logistica da Bologna a Sesto San Giovanni (Mi) e 22 individuali per i quali l’azienda ha proposto il trasferimento in altre sedi del gruppo.
“È paradossale e ingiustificato- ha commentato Donini- che a fronte di un mercato che come Regione stiamo contribuendo ad espandere a livello nazionale, e per il quale Alstom ha dimostrato di essere competitiva vincendo uno dei lotti della ‘gara del ferro’ di Trenitalia, ci siano propositi di ridimensionamento della forza lavoro”.
“Abbiamo bisogno –ha concluso Donini- di aziende che producano in Italia e mantengano standard di qualità elevati per il miglioramento e la sicurezza dei servizi ferroviari”.

La ‘gara del ferro’ della Regione
La ‘gara del ferro’ comporta un investimento da parte dei gestori di oltre 700 milioni di euro per il prossimo contratto di servizio. La Regione ha poi impiegato oltre 20 milioni di euro nel biennio 2016-17 per anticipare 22 treni e ulteriori 25 milioni di euro per il segnalamento ferroviario di sicurezza.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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